Brexit senza accordo con l’UE: quali conseguenze per il betting
Gibilterra ospita la sede di numerosi bookmaker online internazionali, a causa del favorevole status fiscale. Si tratta però di un Territorio d’Oltremare del Regno Unito, coinvolto quindi nella complessa gestione del caso-Brexit. Quali sarebbero le conseguenze per il settore, in caso di uscita dall’Unione Europea senza accordi reciproci?
La situazione di Gibilterra
Gibilterra è un Territorio d’Oltremare del Regno Unito, all’estremità meridionale della Penisola Iberica. A causa del suo status particolare, la città ospita la sede amministrativa di numerose aziende e multinazionali, nonché di parecchi bookmaker e operatori del gaming internazionale. Nel 2016, i cittadini del Regno Unito votarono a favore della cosiddetta Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Da allora, però, i negoziati per procedere a questa operazione sono arenati su due posizioni distantissime. Alla fine di ottobre, però, scadrà l’ultima data utile perché Brexit sia operativa, ed è sempre più vicino lo spettro della cosiddetta No Deal Brexit, ovvero di una uscita senza accordi con la UE, con conseguenze imprevedibili e potenzialmente disastrose per aziende e cittadini.
Nel referendum del 2016, peraltro, la popolazione di Gibilterra si era espressa per il 95.9% contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. In ogni caso, è sempre più stringente, nella città della Rocca, la necessità di essere pronti a fronteggiare il sempre meno improbabile peggior scenario, quello appunto di una No Deal Brexit, per valutare l’impatto sulla struttura economica del territorio. Considerato che betting e gaming sono una percentuale enorme dell’economia di Gibilterra, si può facilmente intuire come il tema sia caldissimo: nel territorio sono presenti soprattutto software house e sviluppatori attivi nel settore, che sfruttano un regime fiscale particolarmente benevolo per le imprese.
Il briefing tra governo locale e gaming authority
Proprio per fronteggiare questa situazione, il vice primo ministro di Gibilterra, Joseph Garcia, ha promosso un briefing con la GBGA (Gibraltar Betting and Gaming Association), l’organismo che rappresenta il settore del gioco e delle scommesse online nel territorio britannico. Al briefing ha partecipato anche il coordinatore della contingenza civile del governo, Ivor Lopez. In questa sede, si è presentato nei dettagli il piano comune, chiamato National Readiness Action Plan, che ha lo scopo appunto di pianificare tutte le azioni possibili per affrontare ciascuna area di interesse per l’industria del gaming in caso di No Deal Brexit.
Il briefing si è svolto in un clima di pesante incertezza, considerati i tentennamenti e i continui cambi di direzione nella gestione del problema provenienti da Londra. Garcia ha ribadito la posizione del suo Governo, che si è più volte espresso per una marcia indietro del Regno Unito rispetto all’esito del referendum, e quindi per la permanenza di Gran Bretagna e Gibilterra nell’Unione Europea.
In mancanza di ciò, però, Gibilterra deve comunque essere preparata a ogni eventualità, e in questo senso il briefing ha costituito un primo passo, una sorta di creazione di una unità di crisi per la gestione della situazione. Come si può facilmente intuire, un’uscita di Gibilterra dall’UE, per lo più senza accordi specifici (e quindi senza giurisdizione per le singole situazioni di ogni azienda, le concessioni delle licenze, la normativa sulle betting partnership e molto altro), potrebbe avere un impatto devastante sul gaming di tutta l’Europa e sulla sostenibilità dell’intero business.