Calcio e sponsor da gambling: stop dalla Premier, ma in Scozia…

In UK cresce l’attenzione per la tutela dei soggetti più fragili al gioco problematico. Le squadre di Premier League diranno stop alle sponsorizzazioni di maglia da società di scommesse. Ma c’è anche chi dice no.

Calcio e sponsor: la EPL dice stop al gambling

Pallone da calcio, logo Premier League

Calcio e gioco d’azzardo: stop agli sponsor di maglia in UK

Il dibattito va avanti da molto tempo, le voci circolavano da mesi, ma ora c’è anche l’ufficialità: la EPL, ovvero la prestigiosa e ricchissima Premier League inglese di calcio, dirà addio alle sponsorizzazioni di maglia provenienti da società di scommesse e, più in generale, da aziende di gambling. Continueranno ad esistere, invece, altri tipi di sponsorizzazioni da questo settore.

Il provvedimento, varato su base volontaria dalla Premier League di concerto con il dipartimento di cultura, media e sport (DCMS), sarà effettivo dalla stagione 2025/26. La ragione di tale “ritardo” è semplicemente da ascriversi ai tempi tecnici necessari, per permettere ai club di onorare i contratti già in essere con tali società, senza incorrere in tutte le penali del caso.

Al momento, sono 8 le società di Premier League inglese, con aziende di betting presenti come sponsor di maglia: Bournemouth, Brentford, Everton, Fulham, Leeds, Newcastle, Southampton e West Ham. Il valore stimato di queste pubblicità, a cui le suddette società rinunceranno, è di circa 60 milioni di sterline all’anno, ma è il prezzo da pagare per salvaguardare le fasce più fragili della popolazione.

Stop agli sponsor “d’azzardo”: la Scozia dice no

Le cifre a cui le squadre inglesi rinunciano sono notevoli, ma comunque sostenibili per il campionato più ricco del mondo. Gli enormi ricavi dai diritti televisivi permettono alle squadre della massima serie britannica di poter continuare a permettersi budget importanti. Proprio per tale ragione, la rinuncia appare indigesta a qualcun altro, nella fattispecie la Premier League scozzese.

La SPFL, Scottish Professional Football League, ha già fatto sapere che una strada simile a quella intrapresa dall’Inghilterra non sarebbe possibile per i club della massima serie scozzese. Infatti, secondo la SPFL, non sussistono le condizioni per vietare tali accordi poiché, per molti club, le sponsorizzazioni da parte di società operanti nel gioco d’azzardo costituiscono una porzione significativa del bilancio.

Bisognerebbe trovare modelli di business alternativi e, in questo, i club scozzesi sono accomunabili a quelli italiani di Serie A, colpiti da anni dal divieto totale di pubblicità sul gioco, come dettato dal Decreto Dignità. Si rimane dunque in attesa del “White Paper” definitivo del governo UK in materia, che sarà decisivo sia per il settore del calcio che per quello del gioco.

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