Caso Stanleybet e sequestri delle agenzie: cosa sta succedendo
La storia del rapporto tra Stanleybet e le procure italiane parla di ormai quasi 20 anni di contenziosi e ricorsi, sentenze e colpi di scena. Le nuove accuse della Procura di Catanzaro riaprono il fronte.
Stanleybet e la Procura di Catanzaro: cosa succede
Nei primi giorni di novembre è uscita la notizia di un sequestro di agenzie e insegne collegate a Stanleybet Malta, su tutto il territorio italiano, su disposizione della Procura della Repubblica di Catanzaro, diretta dal magistrato antimafia Nicola Gratteri. Secondo gli inquirenti, il celebre book inglese operante da Malta e di cui potete leggere tutti i dettagli nella nostra recensione di Stanleybet, avrebbe i titoli solo per la raccolta del gioco a distanza.
Dunque, in assenza di tali autorizzazioni, secondo quanto sostiene la procura calabrese non sussisterebbero i presupposti legali per consentire l’emissione di scommesse in agenzia né il pagamento in contanti da parte della clientela. Oltre al presunto esercizio abusivo di gioco, secondo gli inquirenti, ci sarebbe poi anche l’elusione dell’imposta unica sulle scommesse, dovuta a tutti i possessori di concessioni di gioco.
L’avvocato Daniela Agnello, legale di Stanleybet Malta LLT, ha replicato con stupore di avere appreso il tutto solamente dagli organi di stampa. La legale si è detta esterrefatta per questo, ma anche per il fatto che siano state ignorate moltissime sentenze favorevoli da parte della giurisprudenza italiana e internazionale, oltre a un pronunciamento che esentava i ctd dal pagamento dell’imposta unica.
Stanleybet vs sistema italiano: una storia lunga
Gli accadimenti recenti sono solo l’ultima puntata di una vicenda lunga, per le cui origini bisogna risalire addirittura ai primi anni 2000. Stanley veniva sanzionata per i suoi centri scommesse, operativi come centri trasmissione dati, che poi venivano regolarmente riaperti. La svolta si ebbe nel 2012, con la Sentenza Costa-Cifone che sanciva una prima vittoria per il bookmaker inglese.
In gioco c’era il possibile contrasto, sollevato al tempo dai legali di Stanleybet, tra il regime concessorio italiano e la libertà di prestazione di servizi vigente all’interno dei paesi dell’Unione Europea. Solo una sentenza favorevole ottenuta da parte della Corte di Giustizia Europea aprì la strada verso un ragionevole compromesso, e Stanleybet ottenne finalmente la licenza per operare in Italia.
Di fatto, però, l’aria tra Stanleybet (nel frattempo trasferitosi a Malta e operante come Stanleybet Malta Ltd) e lo Stato italiano non si è mai rasserenata del tutto. Questo nuovo episodio segna una ripresa della “saga”, oltre a lanciare accuse gravi come quella del mancato collegamento con il totalizzatore nazionale. Accusa, anche questa, respinta con fermezza dal legale dell’azienda.