Coronavirus: che cosa è ancora autorizzato per gioco e scommesse
A circa un mese dall’inizio dell’emergenza coronavirus, facciamo il punto della situazione e verifichiamo quali attività legate al comparto gioco e scommesse sono ancora autorizzate in seguito al susseguirsi dei decreti promulgati dal governo Conte. Anche altri Paesi europei stanno adottando misure simili a quelle italiane.
Come il coronavirus ha colpito il comparto betting e gaming
In seguito allo scoppio della tragedia legata alla diffusione del covid-19, governo e istituzioni nel mondo hanno cominciato, in ordine sparso e con modalità differenti, a prendere provvedimenti per cercare di limitare il contagio e salvaguardare l’incolumità dei cittadini.
Anche il settore giochi e scommesse, come tutti, è stato investito dalle misure governative. Iniziate l’8 marzo, tali disposizioni sono andate nel senso di una stretta progressivamente più serrata. Nel giorno della Festa della Donna, il primo decreto prevedeva la misura di una serie di esercizi commerciali, tra cui anche le sale giochi e bingo e le agenzie scommesse.
Le conseguenze economiche sono state immediate soprattutto per il comparto giochi: si calcola che già i tre quarti dell’incasso annuale siano stati bruciati, con le slot machine spente definitivamente il 12 marzo, dopo che per Vlt e Bingo ciò era già successo.
Anche le scommesse naturalmente sono state colpite. Posto che sono drasticamente diminuiti gli eventi sportivi su cui puntare, essendo stati quasi tutti sospesi (al momento, è possibile puntare ad esempio solo sul campionato di calcio bielorusso e su quello di Angola e Venezuela), solamente fino al 21 marzo è stato comunque possibile puntare negli angoli appositamente predisposti nelle tabaccherie.
La sopravvivenza del comparto online
Naturalmente permane la possibilità di scommettere online. Il problema è però appunto quello cui si accennava prima, ovvero la scarsissima offerta ancora disponibile. Sulla lavagna-tipo di un bookmaker .it, a oggi, si trovano soltanto le scommesse antepost e pochissime leghe di calcio.
La soluzione può essere quella di cimentarsi con gli sport virtuali (ovvero le simulazioni di incontri di calcio o gare di motociclismo e Formula 1 generate al computer), oppure di sperimentare gli eSports, l’unica disciplina che dall’emergenza coronavirus potrebbe trarre giovamento, visto che le sfide ai vari League of Legends e Fortnite si possono disputare tranquillamente da remoto.
In ogni caso, ribadiamo che tutti i giochi online, oltre naturalmente alle scommesse, sono ancora perfettamente legali in Italia anche dopo l’approvazione dell’ultimo decreto. Rimangono esclusi anche dalla versione telematica solo Lotto, SuperEnalotto e altri giochi jackpot. Tutto fermo invece per quanto riguarda agenzie e sale gioco, ferme per legge con effetto immediato e per un periodo di almeno 30 giorni, con scadenze rinnovabili fino al prossimo 31 luglio.
Cosa sta succedendo all’estero
Il coronavirus sta purtroppo colpendo tutto il pianeta, e, anche se manca una strategia comune nella stesura di misure precauzionali, ogni governo sta mettendo in campo risorse e provvedimenti nel tentativo di rallentare la diffusione della pandemia.
Per quanto riguarda il nostro settore di competenza, registriamo gli ultimi provvedimenti presi in due stati europei. In Irlanda, il governo ha ordinato la chiusura di tutti gli esercizi commerciali non essenziali, tra cui casinò e betting shop, fino al prossimo 19 aprile.
Identico provvedimento anche in Lettonia, ma con un codazzo di polemiche in più. Causa coronavirus, infatti, il governo baltico ha sospeso con effetto immediato le licenze di tutti i 9 operatori scommesse presenti nel Paese. In questo modo, non sono state fermate solo le agenzie scommesse, ma anche l’intero comparto online. In attesa di chiarimenti e delucidazioni da parte dell’esecutivo, molti operatori (tra cui Mr. Green e Betsafe) hanno comunque deciso di restare attivi sulle loro piattaforme online.
Questa decisione è dovuta anche alla necessità di avere tempi tecnici per permettere agli utenti di trasferire i fondi eventualmente presenti sui loro conti di gioco prima del lockdown. Naturalmente ci sono state molte proteste da parte degli operatori per una decisione che appare in effetti un po’ estrema.