Daznbet “sfida” AGCOM sul Decreto Dignità: arriverà la multa?

Da qualche settimana, va in onda uno spot di Daznbet sul gioco responsabile. Si tratta di un atto dovuto secondo il riordino del gioco online già approvato, ma in teoria vietato dal Decreto Dignità.

Daznbet e lo spot che fa discutere

Monitor con logo di Daznbet

Lo spot di Daznbet un rischio calcolato?

L’industria del gioco pubblico legale vive un periodo di grande fermento, in attesa del bando per le nuove concessioni che darà il via ufficiale al nuovo regime stabilito dal riordino del gioco online. Questa legge, già uscita in Gazzetta Ufficiale nel marzo scorso e al momento in “stand still” a Bruxelles in attesa del dovuto via libera anche dall’Unione Europea, prevede diversi obblighi per gli operatori.

Uno di questi obblighi prevede che ogni operatore re-investa lo 0,2% dei propri ricavi netti in campagne di comunicazione responsabile. In questa gamma di attività dovrebbero rientrare anche promozioni del gioco responsabile, anche se la compatibilità di questo con il totale divieto di pubblicità al gioco previsto nel Decreto Dignità è tutta da vedere. Anzi, secondo molti osservatori c’è un potenziale conflitto.

In attesa di linee guida in merito da parte di AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), nessun operatore si era finora mosso in tal senso. Il primo è stato Daznbet, che da qualche giorno, durante gli intervalli di alcune partite, sta mandando in onda uno spot con tanto di logo dell’operatore e messaggio “se perdi il controllo del gioco, ti perdi il gioco”.

Il Decreto Dignità ha i giorni contati?

Sono passati quasi 7 mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo che istituisce il riordino del gioco online, con tutto il quadro necessario a entrare in una nuova fase nel settore del gaming legale italiano. Anche se non c’è alcuna dichiarazione ufficiale in merito, il percorso scelto sembra essere quello dell’abrogazione del Decreto Dignità nella parte relativa al divieto di pubblicità al gioco.

Non può essere altrimenti per diversi fattori, a partire dai costi delle concessioni aumentati di 28 volte (da 250mila a 7 milioni di euro). Non è realistico pensare a un mercato con operatori che spendono queste cifre senza la possibilità di farsi conoscere dagli utenti. Diversi esperti di legislazione sul gaming leggono l’obbligo di comunicazione responsabile come una sorta di “cavallo di Troia”.

Daznbet, con il suo spot sul gioco responsabile, ha in tal senso lanciato la sfida. Perché da un lato potrebbe ricevere una multa da AGCOM (visto anche l’utilizzo del logo, vietatissimo dal Decreto Dignità), ma dall’altro è estremamente improbabile che la stessa autorità e il Governo Meloni si muovano in maniera pesante in un momento di transizione come questo. Come andrà a finire?

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