“Il Fuori Gioco delle Banche”: un progetto anti-discriminazione

La situazione del rapporto tra alcuni istituti di credito e aziende – ma anche lavoratori – del settore del gioco pubblico legale italiano è diventata critica. A tale scopo nasce il progetto “Il Fuori Gioco delle Banche”.

“Il Fuori Gioco delle Banche”: il gaming si ribella

Edificio a vetri

Un progetto contro l’ostracismo delle banche

Una campagna di sensibilizzazione con raccolta firme lanciata il mese scorso da diverse associazioni che orbitano intorno al settore del gioco pubblico, va raccogliendo sempre più adesioni. Parliamo del progetto Il Fuori Gioco delle Banche, idea promossa da Acadi, Agsi, As.Tro, CNI, EGP FIPE e Sapar. L’argomento, come si può facilmente intuire dal titolo del progetto, riguarda il rapporto tra il settore e diversi istituti bancari.

Da tempo c’è un certo consolidato ostracismo, che si traduce in una enorme difficoltà ad avere accesso al credito da parte di diverse aziende del tutto legali e autorizzate dallo Stato per il solo fatto di operare nel settore del gioco. Ciò si è allargato anche ai lavoratori e ai dipendenti di tali aziende, ai quali viene a volte financo ostacolata l’apertura di un conto corrente.

Tutto ciò comporta pesanti conseguenze, aggravate da una recente direttiva ADM che ha irrigidito le norme antiriciclaggio. Una stretta che è in sé giustissima, per un settore che vuole sentirsi legittimato a 360 gradi, ma le difficoltà nei rapporti con gli istituti di credito rendono pressoché impossibile operare nel rispetto della nuova normativa. Nascono così il citato progetto con annessa raccolta di firme.

Si allarga l’adesione al progetto

La raccolta firme, programmata in occasione della fiera Enada 2025, ha raccolto diverse adesioni, tra cui due negli ultimi giorni quella del CIGA e quella del CIGO. Nonostante gli acronimi simili, tali associazioni raccolgono aziende e persone che occupano segmenti differenti. CIGA sta per Comitato Ippico Guidatori e Allenatori, CIGO per Concessionari Italiani Gioco Online.

Comparti diversi, ma problema comune. La chiusura degli istituti di credito nei confronti di aziende e lavoratori del gaming italiano è una piaga che il settore non si può più permettere, proprio in un momento storico nel quale la stessa industria del gioco pubblico sta profondendo sforzi per diventare più sostenibile, inclusivo, socialmente accettato e integrato con il territorio.

L’arrivo della gara per le nuove concessioni è, in tal senso, una sorta di deadline. L’assegnazione delle nuove licenze darà il via a una fase molto importante, sulla quale però grava questo vulnus. L’unica soluzione è che la politica se ne interessi e se ne faccia carico, promuovendo un compromesso tra le parti o, ancora meglio, normative ad hoc che mirino ad evitare certi equivoci.

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