Le maglie larghe di un decreto: bookmaker e pubblicità indiretta
Ve ne sarete accorti assistendo ad alcune partite di calcio dagli spalti di uno stadio o guardandole dal divano di casa: i nomi di alcuni bookmaker non sono spariti dai cartelloni a bordo campo o dalle pubblicità visibili solo sugli schermi. Come mai? Sono le promozioni delle sezioni news oppure di sistemi di pagamento in-house.
Il Decreto Dignità e il bando alle pubblicità dei bookie
Quando, nell’estate del 2018, l’allora governo M5S-Lega approvò il cosiddetto Decreto Dignità, con cui si sancivano delle nuove norme riferite a vari campi (dalla scuola al lavoro) della vita pubblica, indubbiamente fu l’attenzione rivolta al settore gioco e scommesse, a prendersi la maggior parte dei titoli dei giornali.
La ratio del decreto prevedeva un vero e proprio giro di vite sul settore. Con lo scopo di combattere i fenomeni di gioco patologico e il rischio di rovina economica per gli utenti, furono decisi un aumento della tassazione per gli operatori e soprattutto il divieto totale di qualsiasi forma di pubblicità, diretta e indiretta, su qualsiasi canale media, ma anche relativa a ogni genere di sponsorizzazione, per bookmaker e casinò online e fisici.
Ne seguirono mesi di polemiche e dibattiti che abbiamo lungamente riportato nelle nostre news, fino al capitolo (quasi) finale della diramazione delle linee guida sull’applicazione del decreto da parte dell’AGCOM, il Garante per le Comunicazioni. Apparentemente, dunque, in Italia non avremmo dovuto più vedere pubblicità di siti scommesse e casinò allo stadio, sulle divise degli sportivi e così via. Tutto risolto? Non proprio.
Sezioni news, sistemi di pagamento, contratti con l’estero
Nelle ultime settimane, e gli appassionati di calcio se ne saranno senz’altro accorti, i nomi di alcuni bookmaker molto noti sono tornati a comparire nei cartelloni pubblicitari a bordo campo, così come in quelle pubblicità visibili, sempre a bordo campo, solo dalla televisione. Cosa è successo?
Alcuni operatori hanno deciso di incentivare la sezione di news legate al mondo sportivo (per lo più quello calcistico), che fosse già presente sulla loro piattaforma oppure creandola ex-novo, promuovendola poi negli stadi. Lo stesso hanno fatto altri operatori per lanciare i loro specifici sistemi di deposito o prelievo, ma utilizzabili ad esempio anche per altri acquisti online. Il “problema”, che ha sollevato la critica di alcune associazioni di consumatori e l’avvio di una istruttoria da parte della stessa AGCOM, è che il nome di questi sistemi di pagamento e delle sezioni news porta inevitabilmente con sé anche quello del rispettivo bookmaker, finendo così per operare una sorta di pubblicità indiretta al core-business dell’operatore.
Sottolineiamo che tutto questo è perfettamente legale, e sfrutta semmai delle lacune nell’opera del legislatore (ma anche nelle linee guida redatte dal Garante per le Comunicazioni), al momento della scrittura del decreto, che evidentemente non ha tenuto in considerazione la possibilità di questo appiglio da parte degli addetti ai lavori. Di certo, però, uno smacco per i forse troppo ingenui e inesperti estensori del Decreto Dignità.