Pubblicità al gioco, via o no il divieto? Il dibattito continua

Da tempo va avanti il dibattito politico sull’opportunità di togliere o alleggerire il divieto di pubblicità al gioco, scongiurata nel recente Decreto Cultura. Ma gli scenari si complicano per i possibili contenziosi con l’Unione Europea.

Gioco e pubblicità: il divieto, per ora, rimane

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Divieto di pubblicità al gioco: interviene l’Europa? 

L’argomento tiene banco da quando si è insediato il Governo Meloni, che aveva proclamato una sostanziale contrarietà al Decreto Dignità in quasi ogni suo aspetto, compreso il divieto totale di pubblicità al gioco, che ha influito profondamente sul settore del gaming legale in Italia. Ogni cosa a suo tempo, come si dice, ma il tempo sembra ormai vicino.

Dopo le diverse proposte, più o meno ufficiose, formulate tra gli altri anche dal Ministro Abodi, si è provato a inserire un provvedimento che aboliva il divieto di pubblicità indiretta al gioco all’interno del cosiddetto Decreto Cultura, in discussione a fine anno. Il problema è che proprio questo tema ha causato una revisione del Decreto, oggetto di diverse polemiche negli ultimi giorni del 2024.

Il risultato è stato che il Decreto è stato bollinato senza la parte dell’abolizione del Decreto Dignità, rinviando ancora eventuali discussioni. All’orizzonte c’è un settore che è all’alba di una nuova era, con il riordino del gioco online come primo step di una grande riforma globale. Tuttavia, senza risolvere questo equivoco, difficilmente si potrà andare avanti. Anche perché, nel frattempo, sono emerse possibili conseguenze legali.

I possibili contenziosi con l’UE all’orizzonte

L’allarme è scattato quando Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Europei, ha presentato al Senato l’elenco delle Procedure Giurisdizionali e di precontenzioso con l’Unione Europea. Tra queste, c’è la spinosa vicenda tra Google e AGCOM, Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, che aveva multato proprio il colosso fondato da Larry Page proprio per violazione del Decreto Dignità e, nello specifico, delle norme sulla pubblicità al gioco.

Nel merito, in gioco ci sono livelli interpretativi del ruolo e della responsabilità degli hosting provider, ma sullo sfondo c’è molto di più. Un’eventuale vittoria di Google in questa controversia rischierebbe di smontare alla base la struttura sanzionatoria del Dignità, che peraltro era stata criticata fin dal principio da tutti gli operatori del settore per i criteri ritenuti ciecamente punitivi.

Cosa succederà adesso? Il deterrente di possibili contenziosi con l’UE potrebbe avere l’effetto di addolcire le posizioni più intransigenti. Dall’altra parte, c’è l’imminente bando di gara che assegnerà le nuove concessioni per il gioco online, decisamente costose per gli operatori, i quali chiedono che venga prima fatta chiarezza normativa, per evitare appunto spiacevoli malintesi giuridici. Questi primi mesi del 2025 potrebbero portare novità in tal senso.

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