Regno Unito: piovono le critiche sulla UK Gambling Commission
Nel Regno Unito, è bufera sulla Gambling Commission, l’ente che regola il mercato di gioco e scommesse. Il Comitato di difesa pubblica, un organismo governativo, accusa la UKGC di non comprendere e sottovalutare i rischi legati all’impatto sugli utenti britannici del gioco problematico e compulsivo nonché delle ludopatie.
Il “J’accuse” del Public Accounts Committee
Nei giorni scorsi, il Public Accounts Committee, un organismo governativo britannico equiparabile a un comitato di difesa pubblica, ha accusato apertamente la Gambling Commission (UKGC) e il Ministero dello Sport, Media, Cultura e Sviluppo Digitale (DCMS). La colpa? Dimostrare una “scarsa comprensione, del tutto inaccettabile” dell’impatto che il gioco problematico ha sugli appassionati inglesi.
Tale accusa è stata formulata all’interno di un report di 21 pagine, nel quale il PAC afferma che entrambi gli enti regolatori di gioco e scommesse, nel Regno Unito, hanno fallito nella loro missione di proteggere gli utenti, soprattutto per quanto riguarda la creazione di un ambiente di gioco sicuro per gli scommettitori, nel passaggio dalle agenzie fisiche al gioco e alle scommesse online.
Il documento del Public Accounts Committee sostiene che la road map verso la piena regolamentazione del settore è stata lenta, e le sanzioni per i bookie troppo deboli, e prive di un reale effetto nella lotta al gioco problematico. Si avvertono, secondo il PAC, una malcelata compiacenza verso gli operatori e una sottovalutazione nell’affrontare i problemi legati al gioco problematico.
Le stesse strategie economiche dei bookie, poi, basate su continue acquisizioni, fusioni e vendite, incidono sul loro contributo materiale alla Gambling Commission, che si ritrova così con carenza di fondi e con ancora meno risorse per combattere la sua battaglia.
Conclusioni e proposte del report
Secondo il PAC, governo e Gambling Commission hanno una comprensione insufficiente del gioco problematico: nessuno dei due riesce a valutare l’introduzione di misure effettivamente efficaci per contrastarlo. Il recente bando all’uso delle carte di credito per le scommesse online, ad esempio, viene giudicato insufficiente. Il PAC si domanda se la Gambling Commission abbia il polso della reale efficacia di questa misura.
Il Public Accounts Committee ha proposto al Ministero competente una graduale ma massiccia revisione del Gambling Act del 2005, con una deadline di tre mesi per formulare proposte di modifica. Secondo l’organismo governativo, l’area di azione più urgente sono le scommesse a quota fissa. In chiusura, viene sottolineato che, laddove i bookmaker non agiscono in modo etico, gli utenti si ritrovano con meno diritti.
Le reazioni della Gambling Commission
Nel rispedire al mittente le accuse del PAC, la Gambling Commission sottolinea che da parte sua si stanno compiendo ulteriori passi in avanti nella lotta al gioco compulsivo: negli ultimi due anni, si sottolinea, sono state rafforzate le misure a protezione degli utenti, operando contemporaneamente a una regolazione più rigida del comparto online, grazie all’introduzione di sistemi di verifica dell’identità e dell’età, per non parlare poi della proibizione dell’uso delle carte di credito.
Anche l’introduzione, nelle scorse settimane, di un gruppo di consultazione chiamato Experts by Experience aiuterà la Gambling Commission a rendere più efficaci i suoi sforzi per la tutela dei consumatori. Naturalmente, viene comunicato in una nota ufficiale, la strada è ancora lunga e c’è sempre qualcosa da fare in più: la UKGC e il Ministero competente faranno tesoro delle osservazioni del report nella pianificazione dei prossimi passi nella lotta al gioco problematico.