Riordino del gioco online, è braccio di ferro tra Italia e Malta
Si complicano le cose per il riordino del gioco online, con un intervento da parte di Malta in sede europea. I rappresentanti dell’isola mediterranea hanno espresso un parere circostanziato, chiedendo inoltre chiarimenti su alcuni punti.
Malta e il riordino: cosa è successo
La trama si infittisce. Si potrebbe usare questa espressione per sintetizzare quanto sta accadendo tra Roma, La Valletta e Bruxelles, riguardo al decreto sul riordino del gioco online. Riassumiamo brevemente per chi non ne fosse a conoscenza. Nella scorsa primavera, era stato approvato – e pubblicato in Gazzetta Ufficiale – il decreto che regola il riordino, ovvero un nuovo regime di concessioni per il gioco pubblico legale italiano.
L’iter burocratico vuole che il documento con le regole tecniche rimanga in stand by a Bruxelles, nel cosiddetto periodo di stand still. Al termine di tale periodo, che dura 100 giorni e scadeva a fine ottobre, se non ci sono opposizioni o pareri da parte dei paesi membri, il decreto ha il via libera e si può dare il via al bando di gare per assegnare le nuove concessioni.
Proprio sul gong, negli ultimi giorni di ottobre, i rappresentanti di Malta hanno però inviato un parere circostanziato in cui chiedevano alcuni chiarimenti. In particolare, ai maltesi non stanno bene alcuni aspetti del decreto, in primis l’abolizione delle skin ma non solo. Nel mirino dei rappresentanti maltesi c’è anche l’obbligo, proposto dal documento italiano, dello SPID come strumento di identificazione digitale.
L’Italia risponde e rimane ottimista
Secondo le prime indiscrezioni, i nostri rappresentanti sono orientati a tenere il punto su tutte le richieste maltesi, e restano ottimisti sul buon esito e sulle tempistiche per il bando. Del resto, il Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale era improntato a una serie di tutele che né il Governo Meloni né l’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) intendono sconfessare o depotenziare.
L’introduzione dello SPID come strumento di identificazione digitale si spiega appunto con la necessità di impedire l’accesso dei minori ai siti di gioco. L’evidente problematica di privacy che si verrebbe a creare si dovrebbe risolvere, secondo quanto ha ipotizzato recentemente AGCOM, con il modello del cosiddetto “doppio anonimato”, per mantenere valide entrambe le tutele. Su questo aspetto, però, servirà collaborazione tra istituzioni e concessionari.
Per quanto riguarda l’abolizione delle skin, ovvero dei siti affiliati a un singolo concessionario, anche qui l’Italia non sembra intenzionata a fare un passo indietro. Finora il mercato è stato popolato da ben 430 skin, mentre Governo e ADM vedono un gioco online che va nella direzione opposta: meno soggetti con cui discutere, ma più forti e qualificati.