Tennis e match-fixing, ci risiamo: sospesi a vita 10 arbitri

Il tennis non riesce a liberarsi dalla piaga del match-fixing. Nei giorni scorsi la ITF (International Tennis Federation) ha sospeso a vita 10 arbitri per gravi violazioni del codice etico. I direttori di gara sono stati accusati di aver incassato denaro per comunicare in tempo reale i risultati delle partite di cui erano arbitri a dei bookmaker illegali.

La sospensione di 10 arbitri

Un tennista in azione, delle banconote da 100€ e il logo della ITF, International Tennis Federation

Ancora casi di match-fixing nel mondo del tennis: sospesi a vita alcuni arbitri del circuito Futures.

L’ultimo episodio dell’infinita guerra tra tennis e match-fixing risale a pochissimi giorni fa, quando l’International Tennis Federation (ITF), la federazione internazionale della racchetta, ha sospeso a vita per “gravi violazioni del codice etico” dieci arbitri, accusati di aver comunicato in tempo reale a bookmaker illegali i risultati dei Futures Tour di cui erano ufficiali di gara. Tra i nomi dei sospesi ci sono anche figure note agli appassionati come il giudice Kirill Parfeov, del Kazakhstan, e il croato Denis Pinter.

La notizia è stata resa nota dal quotidiano inglese “The Guardian”. Il motivo della sospensione risiede nel fatto che l’ITF ha il diritto di monitorare, per poi distribuirli a pagamento ai vari bookies, i risultati di tutte le competizioni da essa organizzate. Il punto però è che gli arbitri accusati hanno utilizzato i tablet ufficiali della federazione per trasmettere i dati anche a bookmaker illegali, che li hanno ricevuti prima delle agenzie autorizzate. Non solo, però: oltre a questo, gli ufficiali di gara provvedevano a ritardare il tempo di pubblicazione sul tabellone ufficiale, per permettere ai loro finanziatori occulti di modificare le quote in tempo reale e lucrare così sulle giocate dei risparmiatori.

L’episodio serve comunque come ennesimo monito a servirsi sempre e soltanto di siti scommesse online che operino nella legalità e quindi, nel caso dell’Italia, provvisti di regolare licenza ADM e di un dominio internet che termini in .it.

Racchette e combine, una storia senza fine

Purtroppo, il tennis è forse lo sport più a rischio, quando si parla di scommesse illegali e match-fixing. Certo, anche il calcio, soprattutto per quanto riguarda le leghe minori di campionati nazionali di terza o quarta fascia, non è immune, ma è indubbio che sia proprio lo sport di Federer e Nadal, quello più soggetto a tentativi di corruzione e manipolazione dei risultati. Il motivo? Innanzitutto, in uno sport individuale è più semplice organizzare la frode, dovendosi prendere accordi solo con un atleta o un arbitro.

Inoltre, la natura stessa del gioco fa sì che tutto sommato una combine sia più difficilmente tracciabile: se nel calcio un autogol clamoroso al 90′ potrebbe legittimamente suscitare qualche perplessità, nel tennis passaggi a vuoto anche di interi game sono la normalità persino quando si parla di atleti nella Top 10 Atp. Infine, il tennis vede la presenza di quote non trascurabili anche su tornei Futures o di bassissimo livello, e praticamente ogni giorno se ne disputa qualcuno in qualche remoto angolo del pianeta, il che rende oggettivamente difficile poter monitorare eventuali accordi illegali.

Nello scorso gennaio, per esempio, sono state arrestate in Spagna 83 persone, di cui 28 tennisti professionisti, in un’operazione condotta dalla Guardia Civil in coordinazione con Europol e Alta Corte nazionale iberica (l’Audiencia Nacional). Erano coinvolte in combine relative a tornei Futures e Challenger ITF, tramite un giocatore che faceva da collegamento tra la banda, formata da un gruppo originario dell’Armenia, e gli altri tennisti coinvolti. Sono stati sequestrati 167.000 euro in contanti, nonché auto di lusso, documenti, carte di credito e dispositivi elettronici GPS e sono stati bloccati 42 conti bancari.

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