WTA chiede meno tasse per le scommesse ippiche a totalizzatore

Il dibattito sulla tassazione delle scommesse ippiche, e sulle differenze tra quelle a totalizzatore e quelle a quota fissa, torna di grande attualità dopo un report della World Tote Association. La situazione interessa anche l’Italia.

Il grido d’allarme della WTA sulle corse ippiche

Cavalli al galoppo

WTA chiede tasse più basse sulle scommesse ippiche

Da ormai qualche anno, si è tornato a parlare di corse di cavalli e del settore dell’ippica, che mostra segnali di crescita ma chiede una mano alle istituzioni, soprattutto sul piano fiscale. Da questo punto di vista, un recente report della World Tote Association (WTA) riporta il tema di attualità. Secondo Martin Purbrick della WTA, il settore è cresciuto tantissimo negli anni.

Rispetto al 2009, quando il sistema movimentava circa 6 miliardi di euro nel Vecchio Continente, oggi il movimento si attesa sui 21,8 miliardi di euro, sempre su base continentale. Cresciuta anche la base occupazionale, che rispetto al 2009 conta circa 155mila posti di lavoro in più, mentre le scommesse sull’ippica portano il volume di affari totale a 35 miliardi di euro all’anno.

Il documento, intitolato “Tote Betting and Horse Racing: Tax, Responsible Gambling, and Contributions to Society”, insiste su una questione primaria come la necessità di distinguere tra le scommesse a totalizzatore e quelle a quota fissa. La differenza principale è che, nel caso del totalizzatore nazionale, i profitti non sono basati sulle perdite dei giocatori, ma sul pool totale dei soldi generati, con gli operatori che ricevono soltanto una commissione.

Cosa propone la WTA e la situazione italiana

Il cruccio principale della WTA riguarda la questione fiscale. Infatti, le scommesse a totalizzatore stanno attraversando una crisi a causa di problemi strutturali legati al prelievo erariale, tremendamente alto in molti paesi. Secondo la WTA, il prelievo sulle scommesse ippiche a totalizzatore è sugli stessi livelli di altre forme di azzardo che costituiscono un rischio più alto per i consumatori.

Il problema è noto e riguarda diversi mercati nazionali, tra cui anche quello italiano. Infatti, nel gennaio scorso, il viceministro del Ministero dell’Agricoltura (Masaf) Patrizio La Pietra, aveva proposto una serie di riforme, che andavano in una direzione molto simile alle recenti richieste della WTA. Al momento, tuttavia, non risultano passi ufficiali del Governo o di ADM in tal senso.

C’è poi un problema, rilanciato da Prubrick e dalla WTA, ma che riguarda da vicino la situazione italiana delle scommesse ippiche e anche di quelle sportive. Il prelievo fiscale troppo alto, nel caso del gioco a totalizzatore, si riflette anche sui comportamenti dello scommettitore, indotto a rivolgersi a mercati illegali che possono permettersi quote più competitive. L’allineamento richiesto dal Masaf sembra dunque la strada più saggia da intraprendere.

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