Arabia Saudita: perché vuole essere la nuova Mecca del calcio
L’ultimo colpo in ordine di tempo è quello di Marcelo Brozovic, che avrebbe accettato la proposta faraonica dell’Al-Nassr, il club nel quale milita già Cristiano Ronaldo. Ma cosa c’è dietro alla strategia dei club sauditi?
Calcio Arabia Saudita: il piano per il futuro
Il primo grande colpo era stato quello di Cristiano Ronaldo, ma se CR7 era effettivamente considerabile a fine carriera, non si può dire altrettanto per i tanti nomi annunciati dai ricchissimi club dell’Arabia Saudita. Il Chelsea ha fatto un vero e proprio pacchetto, vendendo ai sauditi Kalidou Koulibaly, N’Golo Kante ed Eduard Mendy, mentre la cessione di Hakim Ziyech pare al momento saltata.
Si tratta comunque di giocatori a 30 anni compiuti, ma che avevano ancora mercato nel calcio europeo. E che dire di Ruben Neves, che a 26 anni ha abbandonato il Wolverhampton per accasarsi all’Al-Hilal? Ai Wolves sono andati 55 milioni di euro, al portoghese 25 a stagione. Cifre che nessuno, oggi, può permettersi nel calcio. A parte i sauditi, s’intende.
Chi nelle scommesse sul calciomercato aveva puntato sull’addio di Brozovic all’Inter, ci ha preso in pieno, perché il croato andrà a guadagnerà 100 milioni in 3 anni al Al-Nassr. Ancora di più Karim Benzema, che ne prenderà 100 all’anno dall’Al-Ittihad e Cristiano Ronaldo addirittura 200 all’anno. Numeri insostenibili per qualunque club europeo, anche i più ricchi come Manchester City e PSG. L’obiettivo, ormai chiaro, è quello di dare vita alla lega calcistica più competitiva e spettacolare al mondo. Il perché cercheremo di capirlo tra poco.
Cosa c’è dietro alla costosa strategia saudita
L’idea originaria dietro era abbastanza palese, ovvero legittimarsi di fronte al mondo, usando il calcio e più in generale lo sport come grimaldello diplomatico e politico. L’organizzazione dei Mondiali di calcio 2030 sembrava il target più logico e immediato, per questo progetto, ma negli ultimi giorni c’è stato un colpo di scena, con il ritiro della candidatura dell’Arabia Saudita.
La ragione ufficiale sarebbe quella dell’impossibilità di competere con la proposta congiunta presentata da Spagna, Portogallo e Marocco, ma dietro potrebbe esserci dell’altro. Sicuramente, il peso politico dell’Arabia Saudita nel calcio è notevole, anche perché tramite il fondo sovrano PIF controlla già club dei principali campionati europei, ad esempio il Newcastle in Premier League.
Ci sono però alcuni problemi e contraddizioni che sono emerse, come le oltre 50 vertenze presentate dal sindacato FIFPRO alla FIFA da parte di giocatori che non ricevevano gli stipendi dai rispettivi club sauditi. Si tratta di controverse poi vinte dagli atleti, a dimostrazione che c’è una falla in un sistema che attira campioni con stipendi faraonici, ma poi non paga gli altri.