Basket NBA: il Canada si gode il primo anello della sua storia

Venerdì scorso si è conclusa la stagione della NBA, con un risultato che, a meno di non essere maghi, nessuno avrebbe pronosticato a inizio annata: la vittoria dei Toronto Raptors nella Finale contro i mostruosi Golden State Warriors è un evento epocale, nonché la prima volta che un team canadese trionfa nel campionato a stelle e strisce.

La grande impresa dei Raptors

I loghi di Golden State Warriors e Toronto Raptors e un giocatore di basket in azione

I Raptors hanno vinto 4-2 la Finale NBA con Golden State: è la prima volta di una squadra canadese.

Partiamo da gara-6 delle Finals, quella decisiva: Golden State gioca in casa, e sta tentando con le unghie di raddrizzare una serie maledetta, in cui si è fatto male Kevin Durant. La stella Stephen Curry e Thompson danno tutto per tenere a galla il dream team allenato da Steve Kerr. I canadesi giocano a mille, infatti, e l’asso in rosso Kawhi Leonard sta trovando nel “brutto anatroccolo” Fred VanVleet un micidiale partner-in-crime. Proprio sul più bello, però, con i Warriors capaci di un 14-4 che avrebbe tagliato le gambe a chiunque nel terzo periodo, Thompson si rompe: l’ennesima mazzata, per i californiani, che però non si perdono d’animo e continuano a crederci. È qui che sale in cattedra VanVleet (aiutato da un maiuscolo Marc Gasol), che con una serie di triple tiene avanti i Raptors fino al 114-110, che significa 4-2 Toronto, anello e esplosione di gioia incontenibile in una Toronto le cui strade sono affollate da centinaia di migliaia di tifosi giunti da tutto il Paese: è la prima volta che una franchigia non statunitense si aggiudica l’anello NBA.

Si dirà: Toronto si è giovata oltre misura degli infortuni pesantissimi dei Warriors. Certo, la iella ha sempre il suo peso, ma è innegabile che il team canadese ha messo insieme una stagione strepitosa, confezionata a partire dal secondo miglior record assoluto di tutta la lega nella stagione regolare (58 vittorie e 24 sconfitte, dietro solo ai Milwaukee Bucks, la squadra che tutti consideravano come la favorita per la vittoria finale). La squadra allenata da Nick Nurse, di cui è viceallenatore il nostro Sergio Scariolo, ha basato il suo trionfo su un Kawhi Leonard straordinario e in crescita costante (suo il titolo di MVP delle Finali), ma soprattutto su una squadra che ha fatto del collettivo la propria forza, esaltando di volta in volta i vari VanVleet, Siakam, Lowry e soprattutto i due spagnoli fortissimamente voluti da Scariolo, Marc Gasol e Serge Ibaka. Una lezione, quella del collettivo, resa legge fino a oggi proprio dai Golden State Warriors, che hanno pagato sì gli infortuni, ma anche una minore garra nei momenti decisivi e un istinto killer venuto meno quando serviva.

Promossi e bocciati della stagione

Naturalmente i grandi promossi non possono che essere i vincitori dei Toronto Raptors. I canadesi non sono però gli unici che ricorderanno con gioia la stagione 2019 dell’NBA: nonostante il secco 4-0 patito dai Warriors nella Semifinale, infatti, Portland può essere più che soddisfatta di una annata chiusa con il terzo posto a Ovest. Lo stesso si può dire anche per Houston, anche se il gigantesco talento di James Harden poteva far sperare in qualcosa di più del secondo turno dei playoff. Giudizio tutto sommato positivo, infine, anche per Golden State: non si può sempre vincere, e in ogni caso la quinta Finale in cinque anni non è esattamente un traguardo da gettare via.

Dietro la lavagna ci finiscono in tanti: prima di tutto i Milwaukee Bucks che, dopo una regular season strepitosa, erano dati per tutti come i logici finalisti contro i Warriors. Troppa supponenza e troppa poca fame, invece, per Antetokounmpo e soci, che ci riproveranno l’anno prossimo. Male anche altre grandi dell’Est, però, come i Boston Celtics e i Philadelphia 76ers, squadre dal potenziale enorme ma tradite da una certa fragilità mentale. È però evidente che i veri bocciati sono loro, i Los Angeles Lakers: dall’arrivo di sua maestà LeBron James non ci si aspettava certo subito l’anello, ma non aver raggiunto nemmeno i playoff per l’ennesima volta sa di flop epocale per i giallo-viola.

E adesso?

La stagione è finita da nemmeno sette giorni, ma già l’NBA guarda avanti con i draft e il mercato. E i Lakers si sono già mossi, assicurandosi Antony Davis, grande amico proprio di LeBron, in arrivo da New Orleans in cambio di tre giocatori (Ball, Ingram, Hart) e tre future prime scelte ai prossimi draft dei giocatori universitari. Un prezzo salatissimo: basterà per tornare grandi?

Altre grandi firme però movimenteranno il mercato, a cominciare proprio da Kawhi Leonard, “promesso sposo” ai Clippers ma che, ora che ha portato in Canada l’anello, potrebbe cambiare idea. Anche il forte Kyrie Irving, dei Celtics, potrebbe cambiare canotta, accasandosi ai Brooklyn Nets, che vorrebbero ingaggiare Kevin Durant. Il talento dei Warriors, a fine contratto e dunque svincolato, voleva cambiare aria, ma il gravissimo infortunio patito nelle Finals, che potrebbe anche farlo star fermo tutta la prossima stagione, rende incerti calcoli e previsioni.

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