Caso Milan, tra acquisizione Redbird e Fondo PIF
Se la rifondazione tecnica del Milan post berlusconismo procede spedita, molto più complesso è il quadro societario, con continui cambi al timone e un nuovo possibile arrivo al vertice. Vediamo qual è la situazione.
Da Elliott e Redbird, il Milan è un asset di investimento
La RedBird Fund IV di Gerry Cardinale, insieme ai suoi investitori associati, possiede oggi il 99,93% del Milan, lo storico club di Seria A. Lo 0,07 è invece appannaggio di azionisti singoli, tifosi milanisti storici che hanno deciso di mantenere una piccolissima percentuale proprietaria. E proprio al 2017 bisogna tornare per poter ricostruire uno dei casi più complessi di compravendita mai registratisi nel calcio italiano. Una serie di passaggi di mano che hanno visto tre diverse proprietà in appena sette anni e tante incertezze sul fronte della trasparenza delle operazioni.
Tutto comincia, appunto, nel 2017, per essere precisi il 13 aprile 2017, quando viene firmato il closing fra Fininvest e il cinese Li Yonghong che dopo 31 anni di presidenza Berlusconi diventa il maggiore azionista del Milan attraverso una società con sede in Lussemburgo, la Rossoneri Sport Investment Lux, creata da Li appositamente per chiudere la trattativa e che si impegna a versare nelle casse della controllante italiana oltre 700 milioni di euro.
Il perno dell’operazione è il fantomatico Yonghong Li, che di fatto, come ricostruito in una serie di inchieste da L’Espresso, non ha mai messo un soldo, ma è riuscito ad acquisire il Milan attraverso una serie di prestiti, arrivati da fondi e società anonime con sede in paradisi fiscali, motivo per i quali non è mai stata possibile una reale ricostruzione della provenienza del denaro, che a oggi continua a essere un mistero.Fatto sta che Li, a ben vedere, aveva concluso quell’operazione di acquisto senza averne le potenzialità finanziarie e per questo, nel giugno del 2018, quando non riesce a pagare una quota da 32 milioni legata a un prestito ricevuto dal fondo Elliott, è costretto a passare la mano: il Milan si sposta così da una proprietà cinese, a una statunitense, che lo riceve in pegno dei mancati pagamenti di Li. Una storia che ha davvero dell’incredibile.
Elliott resta in sella per quattro anni, sino all’estate del 2022, quando cede la società, per la cifra record di 1,2 miliardi di euro, al fondo d’investimento statunitense fondato nel 2014 da Cardinale. E qui nascono i nuovi problemi, visto che Redbird, per questa operazione, chiede un prestito, accordato, da 550 milioni di euro allo stesso fondo Elliott, che peraltro vede confermato uno dei suoi uomini chiave, Giorgio Furlani, nei quadri dirigenziali della società.
I dubbi sulla reale proprietà Milan e le soffiate sugli arabi del fondo Pif
La notizia recente, di alcune settimane fa, è quella di una perquisizione della polizia negli uffici del club, dell’amministratore delegato Giorgio Furlani e del suo predecessore, Ivan Gazidis. L’irruzione nella sede di Casa Milan è parte di un’inchiesta della Procura atta a definire in maniera incontrovertibile chi sia effettivamente il proprietario del club.
Secondo quanto emerso, infatti, i giudici sospettano che il fondo Elliott, nonostante le comunicazioni formali, abbia in realtà mantenuto il controllo del Milan, e che la vendita a RedBird sia stata soltanto un’operazione di facciata, che sarebbe peraltro evidenziata anche da una valutazione monstre e da un prestito da 550 milioni, al tasso del 7%, che costituirebbe invece il reale valore della società.
Elliott ha già dichiarato di considerare ogni accusa falsa, così come RedBird, ma restano alcuni dubbi su cui i giudici vogliono avere più chiarezza. Ad esempio, nei termini del prestito, che va rimborsato da Cardinale entro agosto 2025, Elliott ha mantenuto un rappresentante nel consiglio di amministrazione del Milan, Gordon Singer, figlio del fondatore e presidente del fondo Elliott, Paul Singer.
Sempre RedBird ha smentito le notizie secondo cui il Fondo di investimento pubblico (PIF) dell’Arabia Saudita potrebbe acquistare il club, chiarendo in una nota che “non sono in corso trattative con eventuali investitori che potrebbero esercitare il controllo del club”. Eppure, nel corso delle perquisizioni, sarebbe emerso un documento, dal titolo Ac Milan Investor Presentation, che farebbe pensare al contrario.
Nel paper ritrovato dagli ufficiali di polizia nella sede dei rossoneri, infatti, si parla in maniera diretta della possibilità che Pif, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, noto per aver investito recentemente nel Newcastle, diventi proprietario di oltre il 41% del club tramite un investimento di quasi 500 milioni di dollari, ripagando l’80% del prestito di Elliott a RedBird. Qualora l’operazione dovesse andare in porto, i sauditi diventerebbero azionisti di minoranza, ma una minoranza sostanziale, del Milan.