Champions League 2024/25: i pro e i contro del nuovo format

Dopo oltre 150 partite già giocate, fra fase a gironi e andate dei playoff, si può tracciare un primo bilancio. Fra incontenibili entusiasmi e inevitabili controversie, cerchiamo di capire insieme se il nuovo sistema della Champions League 2024/25 funziona.

Nuovo format Champions, fra innovazione e calcolo commerciale

Partiamo da un punto incontrovertibile: le uniche due squadre che, a una giornata dalla fine della prima fase, risultavano matematicamente qualificate agli ottavi erano Liverpool e Barcellona. Tutte le altre si sono dovute sudare, fino ai 90 minuti finali, il loro posto al sole.

Questa, oggettivamente, è una grande novità, per una competizione che, con i gironi da quattro squadre al termine dei quali le prime due passavano il turno molto spesso, negli anni passati, viveva l’ultima giornata del calendario iniziale come una mera passerella.

Simboli pro e contro, logo Champions League

I pro e i contro del nuovo formato della Champions League

Il nuovo formato della Champions League, invece, ha portato senza dubbio molta più incertezza, aumentando le possibili sorprese e, soprattutto, i big match fra le grandi del calcio europeo già nelle battute iniziali della competizione.

Insomma, anche coloro i quali sono più scettici rispetto alle novità della nuova Champions, non potranno non ammettere che difficilmente, con il vecchio formato, avremmo visto Paris Saint Germain, Real Madrid, Manchester City, Bayern Monaco, rischiare fino all’ultima giornata di rimanere fuori dal torneo dopo la prima fase.

Ovviamente c’è l’altro lato della medaglia: che tipo di partite, che tipo di competizione, abbiamo visto in questa prima fase? L’UEFA è corsa ai ripari, lanciando questa nuova Champions League, in risposta al tentativo dei grandi club europei di riorganizzarsi nella famosa Superlega. Lo ha fatto però dando in qualche maniera ragione proprio alla stessa Superlega, di cui ha praticamente copiato, in toto, l’idea.

I dubbi che da sempre sussistono per questo genere di “super” tornei rimangono: un calendario stracolmo di partite, giocatori molto stanchi e soggetti a infortuni, un’abbuffata di calcio che, alla lunga, potrebbe portare (forse sta già portando) alla saturazione dei tifosi.

E poi c’è un’altra questione: giocare appena otto partite in un torneo al quale partecipano trentasei squadre non sembra esattamente logico. Con un numero così basso di match, infatti, ci si qualifica alla fase successiva con pochi punti.

La possibilità di avere delle sorprese non è tanto data dalla forza delle squadre, quanto da un meccanismo di qualificazione che favorisce qualche squadra meno blasonata, alla quale bastano due vittorie per poter arrivare in fondo, proteggendo però le grandi (per non qualificarsi almeno al playoff bisogna fare davvero un disastro).

UEFA Champions League: un mare di soldi

Come al solito, c’è però un aspetto che mette tutti d’accordo, detrattori e sostenitori della nuova Champions League: i soldi. Per il 2024/25 infatti il montepremi totale da distribuire alle squadre infatti è di 2.4 miliardi di euro, contro i 2 miliardi di euro del 2023/24. Un cambiamento molto importante e che ha portato in dote anche una redistribuzione complessiva dell’ammontare.

Mentre nella stagione 2023/2024, infatti, il 55% dei premi era legato alle prestazioni sul campo, quest’anno i risultati vanno a incidere “solo” per il 37.5% (circa 900 milioni di euro) mentre è stato inserito un nuovo scaglione, il cosiddetto “value pillar”, che occupa il 35% del montepremi (831 milioni).

Il “pilastro di valore”, di cui si è molto discusso è connesso al valore di mercato della squadra e ai risultati europei degli ultimi cinque anni: in pratica un contentino per i top club europei, che hanno così accesso a una porzione più ricca della torta.

Il restante 27.5% è invece distribuito in parti uguali fra tutte le squadre qualificate. La vittoria della finale di Champions League vale 25 milioni di euro, contro i 18 dello scorso anno, che vanno invece a chi arriva fino in fondo, ma perde. 15 milioni per le semifinaliste, 12.5 per chi arriva ai quarti, 11 per chi raggiunge gli ottavi, 1 milione per l’arrivo nei playoff: si capisce bene per quale motivo sia vitale raggiungere l’ultima fase del torneo.

Ballano 10 milioni di euro, una cifra importante nel budget di qualsiasi squadra, ma che diventa fondamentale per club come Bruges, Benfica, Psv Eindhoven, che possono praticamente impostare un’intera sessione di mercato con un’entrata di questo genere.

Il risultato che insomma traspare in maniera più evidente da questo nuovo formato Champions, al di là delle opinioni personali su spettacolo, intrattenimento e riuscita complessiva dell’operazione sportiva, è quello commerciale: questa nuova Champions League produce un sacco di soldi e, a quel che sembra, è solo l’inizio.

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