Da eroe a reietto: la storia del caso Alex Schwazer
Una delle vicende più controverse e misteriose nella storia del doping sportivo. Accuse di manipolazione dei test, valori del DNA altamente anomali e la volontà di Schwazer, granitica, di dimostrarsi innocente e tornare a correre.
Alex Schwazer, ascesa e crollo di un campione
Alex Schwazer, a 15 anni, praticava tantissimi sport. Mezzofondo nell’atletica, mountain bike, ciclismo. Andava bene in tutto, ma non eccelleva in nessuno, e allora non sapeva scegliere. Poi, un giorno d’inizio 2000, il ragazzo nato a Vipiteno, nella provincia di Bolzano, nel 1984, decise, anche con l’aiuto dei suoi allenatori, che era la marcia la disciplina nella quale Alex avrebbe potuto tirare fuori il massimo del suo talento.
Passano pochi anni e, già nel 2005, Schwazer comincia a correre da professionista, conquistando subito i campionati nazionali italiani e poi, lo stesso anno, la medaglia di bronzo ai mondiali di Helsinki. Il ragazzo altoatesino infrange record su record e nel 2008 corona il sogno di qualsiasi atleta professionista: vince, nella 50 chilometri di marcia, le olimpiadi di Pechino, stabilendo anche il nuovo record sulla distanza, con il tempo di 3 ore, 37 minuti e 9 secondi.
Schwazer viene investito da un’enorme ondata di popolarità, diventa la faccia giovane e pulita dello sport italiano, un ragazzo serio e vincente, timido e deciso, che entra nei cuori di tutta la nazione e viene conteso dai grandi marchi, che lo vogliono come volto per i loro prodotti. Intanto, Alex continua a correre. Arriva secondo agli Europei di Barcellona del 2010 nella 20 chilometri, ma solo per qualche mese. Il vincitore, il russo Stanislav Emel’janov, verrà squalificato per doping e Schwazer, suppur in ritardo, metterà in bacheca un altro successo.
È proprio nel bel mezzo di questa formidabile traiettoria umana e agonistica che la carriera del corridore di Vipiteno subisce un primo, bruschissimo, stop. Il 30 luglio 2012, a pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi di Londra, l’Agenzia Mondiale Antidoping effettua un controllo a sorpresa e, il successivo 6 agosto, le analisi riportano la positività di Schwazer all’EPO. Il ragazzo è distrutto, si assume tutte le responsabilità, chiede scusa e viene squalificato per 3 anni e 9 mesi.
Con lui viene trascinata nel baratro anche la fidanzata dell’epoca, la campionessa mondiale di pattinaggio artistico Carolina Kostner, che a causa della vicenda, per cui verrà squalificata, accusata di complicità, per 1 anno e 4 mesi, lo lascia in tronco. Anche la Ferrero, che aveva fatto di Schwazer il suo ambasciatore sportivo, decide di rescindere il contratto: Alex resta da solo.
La sua, però, è una storia di perseveranza, di forza, di cocciutaggine. Schwazer non si arrende e si allena, in attesa di rientrare in gara, con Sandro Donati, simbolo delle battaglie contro il doping nell’atletica leggera: il suo obiettivo è quello di partecipare alle olimpiadi di Rio del 2016. Alla sua prima gara dopo il rientro vince la 50 km ai Campionati del mondo di Roma, con il tempo di 3 ore e 39 minuti. Sembra fatta, Schwazer potrà partecipare, a quattro anni dalla squalifica, alle Olimpiadi di Rio. Ma la sua storia, purtroppo, riserva un nuovo colpo di scena.
La seconda positività di Schwazer e la battaglia legale
A circa un mese dal suo rientro, il 26 giugno 2016, viene comunicato che Alex Schwazer è risultato positivo a un controllo effettuato diversi mesi prima, nel gennaio dello stesso anno. La sostanza proibita è testosterone, uno steroide anabolizzante. Da subito emergono diverse incongruenze, molte stranezze, legate alla seconda positività del ragazzo bolzanino. Eppure, la squalifica arriva, ineluttabile: otto anni, rientro possibile solo il 7 luglio del 2024.
La Corte Arbitrale dello Sport respinge il suo ricorso, Alex stavolta non chiede scusa, fa notare come il test a gennaio risultasse negativo e solo cinque mesi dopo sia stato rivalutato come positivo, a poche settimana dalla sua vittoria di Roma. Donati lo difende, in tanti nel mondo dell’atletica percepiscono qualcosa di strano, ma la sostanza non cambia: Schwazer viene squalificato.
Nel febbraio 2021 il tribunale di Bolzano dichiara come “altamente probabile” la manipolazione dei test di Schwazer nell’intento di far emergere un risultato ai test positivo, e assolve Schwazer, per “non aver commesso il fatto”. L’Agenzia mondiale antidoping rifiuta i rilievi della giustizia italiana e rimanda al mittente le accuse. Il caso si chiude definitivamente nell’aprile del 2022, quando la WADA conferma, dopo un supplemento di indagini, la sua posizione sul caso, dichiarando che i campioni non sono stati manipolati.
La storia, però, potrebbe avere un nuovo capitolo. Schwazer, cui Netflix ha dedicato una miniserie in 4 episodi uscita lo scorso Aprile, vuole provare a tornare, ancora una volta, e a qualificarsi per le Olimpiadi del prossimo agosto, Parigi 2024.
La sua è davvero una sfida impossibile, visto che la squalifica termina il 7 luglio, che i tempi di qualificazione per i Giochi devono essere realizzati entro il 30 giugno e che comunque, al momento, nella 20 chilometri, disciplina per la quale Schwazer (che oggi si trova dentro la casa del Grande Fratello), continua ad allenarsi, vede fra i suoi atleti di punta il campione olimpico di Tokyo, Stano e Francesco Fortunato, che ha vinto gli Europei a squadre lo scorso maggio.
Raggiungere il tempo di 1 ora, 20 minuti e 10 secondi e vincere il ricorso per far terminare la squalifica con un mese di anticipo non sarà certo facile, ma Schwazer, dopo tante battaglie, non ha certo intenzione di fermarsi adesso, alla ricerca continua della sua redenzione.