Elezioni USA 2024: quello che è successo e i pronostici dei bookies
Donald Trump sarà il presidente degli Stati Uniti per il prossimo quadriennio, una vittoria che arriva da molto lontano e che conferma lo scivolamento a destra di gran parte del mondo occidentale. Vediamo com’è andata.
Elezioni USA 2024: un successo annunciato
Alla fine è stata una vittoria molto più larga, e molto più impattante, di quanto ci si potesse aspettare. Donald Trump torna alla Casa Bianca, a quattro anni dalla sconfitta culminata nell’assedio di Capitol Hill. E ci torna dalla porta principale, con il successo più ampio, nella storia delle vittorie repubblicane, dai tempi della vittoria di George Bush senior nel 1984.
Trump, diversamente dalla consultazione che lo portò alla presidenza nel 2016, quando sconfisse Hillary Clinton nel conteggio dei grandi elettori, ma perse nel computo del voto popolare, con la candidata democratica che portò a casa tre milioni di voti in più del tycoon, ha questa volta dominato su tutta la linea.
Sono oltre sei infatti i milioni di preferenze che il candidato del partito repubblicano ha conquistato in più rispetto a Kamala Harris, un distacco notevole, che non lascia alcuno spazio per recriminazioni o dubbi rispetto al successo di Trump.Le elezioni presidenziali statunitensi hanno certificato un netto spostamento a destra degli USA, con tutti i cosiddetti “Swing States”, gli Stati considerati come incerti alla vigilia del voto, andati appannaggio del partito Repubblicano e un tracollo di voti sul fronte Democratico.
Se confrontiamo i numeri delle presidenziali 2024 con quelli del 2020 vediamo come Harris, rispetto al Biden di quattro anni fa, perde quasi dieci milioni di voti, con diversi Stati passati da una maggioranza democratica a una repubblicana.
Arizona, Nevada, Wisconsin, Pennsylvania, Michigan, Georgia, sono tutti passati da Biden 2020 a Trump 2024, mentre nessun percorso inverso è stato fatto in Stati che erano andati appannaggio del partito Repubblicano nella tornata di quattro anni fa: era dal 1976 che nessuno dei cinquanta Stati non aveva un inversione a favore dei democratici in un’elezione presidenziale.
Guardando ai dettagli dei risultati, si nota come, rispetto all’elezione 2020, Donald Trump abbia migliorato i suoi numeri in praticamente tutte le contee, sia quelle nelle quali aveva già vinto con ampio margine che in zone in cui, anche se guardiamo alla storia elettorale in senso generale, i Repubblicani non hanno mai registrato grandi successi.
Pensiamo ad esempio allo Stato di New York, un’area che vota ininterrottamente Democratico dal 1988. Trump nel 2020 si era fermato al 37% nella Grande Mela, mentre oggi è vicino al 45%. Dall’altro lato in Texas, ad esempio, che nel 2020 gli aveva dato il 52% delle preferenze, è andato oltre il 57%.
Andando a scavare in maniera più tecnica fra le ragioni della disfatta democratica vale la pena sottolineare come Harris, rispetto a Biden, abbia fatto pochissima presa sull’elettorato ispanico, che l’ha votata solo per il 53%, mentre quattro anni fa si era mostrato compatto verso il Partito Democratico, che aveva preferito su Trump assicurandogli con il 65% delle preferenze.
In generale, Harris ha perso molti consensi, rispetto a Biden, fra gli elettori non bianchi, di ogni categoria, mentre si è confermata la scelta prediletta da donne e giovani, seppur in misura più ridotta rispetto a quanto ci si sarebbe aspettati.
Due ulteriori curiosità. Il giorno dell’insediamento, previsto per il 20 gennaio 2025, Donald Trump avrà 78 anni e 220 giorni: sarà il presidente più anziano di sempre a giurare, superando i 78 anni e 61 giorni del suo predecessore, Joe Biden, che il 20 gennaio 2021 aveva giurato fedeltà alla Costituzione Statunitense all’età di 78 anni e 61 giorni.
Donald Trump, inoltre, sarà solo il secondo presidente nella storia USA ad andare alla Casa Bianca per due mandati non consecutivi: l’ultimo, e unico, ad esserci riuscito era stato Grover Cleveland, presidente degli Stati Uniti dal 1885 al 1889 e poi dal 1893 al 1897. Vedremo che effetto la sua presidenza, che porta con sé previsioni di grandi stravolgimenti sul fronte delle strategie geopolitiche americane, avrà su un paese, gli USA, che continuano a mostrarsi profondamente divisi.
I bookmaker ci avevano visto giusto
Fin qui abbiamo raccontato la cronaca delle elezioni più seguite al mondo. Eppure, per conoscere l’esito della consultazione, e addirittura per farlo in anticipo, sarebbe bastato dare un’occhiata alle quote dei bookmakers e tutto sarebbe risultato immediatamente chiarissimo.
Se infatti le società di sondaggi sono rimaste sino alla fine molto più caute, prevedendo o un successo di Trump molto ridotto, o addirittura una vittoria di Harris, per il mondo delle scommesse non c’è mai stato alcun dubbio: il vincitore, già da tempo, era Donald Trump.
Per Polymarket, forse il più famoso portale di scommesse elettorali degli Stati Uniti, Trump era dato vincente, subito dopo la chiusura delle urne, al 99,1%, contro lo 0,9% di Kamala Harris. Percentuali molto simili, se non praticamente identiche, sono arrivate da Kalshi, che un minuto dopo la chiusura del voto, dunque quando non c’era ancora alcun risultato ufficiale, ha rilasciato una nota dando Trump vincente al 99%.
Anche società di betting del continente europeo non si sono discostate di molto dalle valutazioni degli esperti statunitensi, dando Trump al 98% di probabilità contro il 2% di una possibile vittoria democratica. Che Trump, per le società di scommesse, fosse davanti, era d’altronde chiaro già da diverse settimane.
Ormai da domenica si era registrata una tendenza netta a suo favore fra gli scommettitori, con percentuali che lo davano vincente cresciute via via che si è andati in prossimità del voto. Insomma, ancora una volta un’indicazione molto chiara: per conoscere in anticipo il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti, basta dare un’occhiata alle quote.