Euro 2024: considerazioni finali sulle prestazioni delle Nazionali

La Spagna, laureatasi campione d’Europa 2024, è stata senza dubbio la squadra più forte vista in Germania. Grandi delusioni per Francia, Germania e Portogallo, mentre l’Inghilterra resta la solita incompiuta. Ecco la nostra analisi finale sul torneo.

Euro 2024: fra noia, delusioni e sorprese

Molti commentatori hanno definito l’Europeo di Germania 2024 come uno dei più noiosi della storia. A prima vista non si può evitare di condividere un’opinione legata, principalmente, alla staticità di moltissimi match delle squadre più attese, come la stitica Francia di Deschamps e l’irrisolta Inghilterra di Southgate.

C’è però anche da dire, riflettendo in maniera meno manichea, che guardandosi indietro non si ricordano edizioni tecnicamente molto più ricche. L’edizione 2020 (giocata nel 2021 causa Covid), portata a casa, a sorpresa, dall’Italia di Roberto Mancini, non si era certo distinta per l’alto tasso tecnico.

Campo da calcio e logo Euro 2024

Considerazioni finali di Euro 2024

In quel caso, il trend tattico aveva visto soccombere le due squadre più interessanti del torneo, Spagna e Germania, lasciando la vittoria a un compagine azzurra bella solo a tratti, fondata sulla sua enorme capacità di contenere, soffrire e ripartire grazie a un’organizzazione difensiva di altissimo livello, e a diverse circostanze girate dalla parte giusta.

Insomma, l’Europeo 2024, a ben vedere, non è stato poi molto più noioso, o tecnicamente involuto, di gran parte delle edizioni del torneo continentale dal 2004 in avanti. Anzi, ha regalato diverse storie da copertina, come quella della Georgia di Kvara, capace di qualificarsi agli ottavi e di battere il Portogallo di Cristiano Ronaldo. E come quella della Spagna di de La Fuente, la squadra indubbiamente migliore del torneo e che ha proposto un calcio spumeggiante ed elettrico.

O, ancora, come l’exploit della Slovacchia di mister Calzona, arrivata a un passo, o per essere più precisi a un minuto, dal buttare fuori dal torneo l’Inghilterra finalista e qualificarsi ai quarti di finale. Insomma, la sensazione è che il vociare sullo scarso spettacolo offerto dal torneo sia principalmente un coro di ispirazione ovina che con i fatti reali prodotti dalla competizione c’entra poi poco.

Certo, le considerazioni sulle troppe partite giocate dai calciatori, sulle nazionali che arrivano a giugno ormai completamente svuotate di energie e interesse, di uno sport, il calcio, che si sta contorcendo su se stesso e che rischia di andare in autocombustione, restano valide e di grande interesse. Ma non possono, questo no, alimentare qualunquismi non corroborati dai dati tecnici.

Il disastro italiano a Euro 2024 e non solo

La debacle dell’Italia di Spalletti, un crollo inatteso per portata e modalità, ma in fondo non troppo sorprendente, ha riacceso ancora una volta le luci dei riflettori su un movimento che, dopo due qualificazioni mondiali consecutive fallite, continua a vivere in uno stato di perpetua sofferenza.

La sconfitta contro la Spagna, soprattutto, ha restituito l’immagine di una nazionale inerme, del tutto spaesata, quasi inadatta a misurarsi su un palcoscenico di questo livello. La mortificazione inesorabile cui gli Azzurri sono stati sottoposti durante la sfida contro le Furie Rosse ha lasciato un amaro in bocca che resterà per molto tempo.

Luciano Spalletti, al netto di giustificazioni su stato di forma, “gamba”, tempi di reazione e via dicendo che non risolvono la pochezza del dato tecnico e tattico, sembra essere il responsabile principale di questo tracollo.

Vero è, infatti, che l’Italia di questi tempi non può contare su nessun vero talento, ma non era utopia pensare di presentarsi almeno con una squadra ben organizzata. Gli esempi in questo caso non mancano, su tutti l’Italia di Conte, che nel 2014, con Giaccherini, Parolo, Eder, Zaza e Pellé, non certo nomi migliori di quelli andati a Euro 2024, rischiò di mandare a casa la Germania e qualificarsi per la semifinale.

Oppure, per restare a questa competizione, la Slovacchia di Calzona, certamente non superiore all’Italia per tasso tecnico, ma protagonista di un Europeo decisamente più dignitoso e convincente. Allargando lo spettro dell’analisi e parlando di delusioni, due parole vanno dette anche sul Belgio.

C’era la convinzione che, finalmente liberata dalle pressioni di favorita, e anche grazie al rinnovamento portato da Domenico Tedesco, la squadra capitanata da Lukaku e De Bruyne potesse esprimere al massimo il suo enorme potenziale. In Germania, invece, è arrivata l’ennesima figuraccia e la sensazione, sempre più forte, che il problema non sia tecnico o tattico, ma di mentalità.

Male anche la Francia, che a dispetto di una semifinale raggiunta senza segnare un solo gol su azione, ha fatto vedere uno degli impianti di gioco meno ambiziosi di sempre, a dispetto delle tante stelle presenti in rosa.

Una proposta tattica così speculativa, quando si hanno a disposizione giocatori dominando come Mbappé, Dembelé, Theo Hernandez, Griezmann, solo per citarne alcuni, davvero non è perdonabile e ci si chiede se per Deschamps non sia arrivato il momento di fare le valigie e lasciare una panchina occupata forse per troppo tempo.

Ultima citazione per l’Inghilterra, alla seconda finale consecutiva persa e all’ennesima delusione di un ciclo Southgate conclusosi con moltissimi piazzamenti (da Russia 2018 in avanti) ma una bacheca ancora tristemente vuota. La nazionale dei Tre Leoni ha ripetuto un copione già visto: tanti solisti, un impianto tattico poco strutturato, un gioco a folate e di grande rigidità tecnica.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo con i tuoi amici!
Articoli correlati
Articoli più letti
Back to Top