Il problema del body shaming nello sport e il caso Molinarolo
Elisa Molinarolo, la saltatrice con l’asta italiana è stata protagonista di una splendida Olimpiade a Parigi, ma è balzata agli onore delle cronache per gli insulti ricevuti sul suo account Instagram. Vediamo cos’è il bodyshaming e come combatterlo.
Body shaming, le offese e la reazione
Body shaming: offendere una persona per il suo aspetto fisico per mezzo di insulti, derisioni, allusioni, usualmente tramite lo strumento dei social media. È quello che purtroppo oggi subiscono migliaia di utenti online, famosi e non, un problema di primo piano, da non sottovalutare, in quanto pone le premesse per lo sviluppo di patologie psicologiche importanti, che a lungo andare possono radicarsi in maniera molto profonda nel subconscio di chi subisce i commenti offensivi.
Chiaramente fra i bersagli preferiti dei leoni da tastiera ci sono i personaggi più in vista, e soprattutto, sempre più spesso, gli sportivi, specie le atlete donne. Lo abbiamo visto, sfortunatamente, anche alle scorse Olimpiadi di Parigi, quando oltre alle splendide storie di ragazze meravigliose come Simone Biles, Nadia Battocletti, Marileidy Paulino, abbiamo dovuto assistere anche agli insulti subiti dalla nostra Elisa Molinarolo.
La ragazza di Soave, in provincia di Verona, 30 anni e un percorso costellato di stratosferici progressi nel salto con l’asta dal 2012 ad oggi, a Parigi ha portato a casa il sesto posto, diventando la prima italiana di sempre in una finale olimpica nel salto con l’asta e festeggiando, con la misura di 4.80 metri, il suo record personale.
Eppure, non c’è stato molto tempo per gioire: dopo aver pubblicato sul suo account Instagram un post nel quale si mostrava felice e soddisfatta per la sua esperienza olimpica a Parigi, sono cominciati ad arrivare, oltre a una moltitudine di complimenti, anche dei messaggi negativi e offensivi. Attenzione, non commenti alla prestazione sportiva di Molinarolo, ma al suo aspetto fisico.
“Certo, se avessi avuto il corpo di un’atleta, avresti potuto fare molto meglio”, “culona”, “con quel sedere grosso, non sei adatta per una gara olimpica”, sono alcuni dei messaggi ricevuti dall’astista veronese, che non ha però tenuto un profilo basso, ma ha deciso di rispondere colpo su colpo.
Elisa Molinarolo ha fatto notare come “non importa se sei alta, bassa, magra o formosa, quello che è certo è che non sarai mai abbastanza brava per la guerriera da tastiera del momento”, ma soprattutto ha mostrato la sua rabbia pensando a chi, diversamente da lei, magari è più fragile e non riesce a reagire in maniera proattiva a questo genere di insulti, sprofondando in un baratro di insicurezze.
“In questo caso dall’altra parte dello schermo ci sono io – ha spiegato Elisa Molinarolo – che negli anni ho sopportato i peggiori insulti sul mio corpo, e ormai ho sviluppato una corazza spessa. Sono cresciuta e sono consapevole del percorso che sto facendo con la mia nutrizionista. Ma se, al posto mio, ci fosse stata una persona fragile alle prese con il suo riflesso nello specchio in un momento di difficoltà, quale sarebbe stato il risultato?”.
Le dichiarazioni di Elisa Molinarolo colgono benissimo il vero punto della questione, perché indipendentemente dal fatto che a subire gli insulti sia una donna (come gran parte delle volte accade) una persona famosa, un ragazzo, un essere umano qualunque, il problema è che, come si diceva in un vecchio film del regista Nanni Moretti, “le parole sono importanti”.
E proprio perché sono importanti, le parole, vanno sempre dosate, calibrate, pubblicate, specie sui social media, tenendo bene a mente che dall’altra parte dello schermo ogni utente le elaborerà a partire da un percorso personale unico.
Cosa possiamo fare contro il body shaming
La reazione di Elisa Molinarolo, che invece di abbozzare ha amplificato i commenti offensivi e aperto un caso diventato poi internazionale, è stata importante, perché da una parte le ha garantito il sostegno di tantissime persone, dall’altra ha regalato un po’ di fiducia a quanti magari si sono trovate e trovati nella stessa situazione, ma non hanno avuto la forza di reagire.
Elisa Molinarolo però ha fatto di più. Ha deciso di querelare i responsabili di quei commenti e anche se il giudice ha archiviato il suo esposto, resta comunque la forza simbolica di un gesto importante. “Chi mi offende per il fisico la passa liscia – ha spiegato pochi giorni fa l’astista durante un’intervista – ma in questo caso volevo sfruttare la visibilità che ho maturato, ma ho voluto dare un messaggio perché da giovane ne ho sofferto parecchio.”
Magari una querela non risolverà nulla dal punto di vista legale, come nel caso di Elisa Molinarolo, ma la realtà è che, come ha spiegato anche l’atleta veronese tesserata con le Fiamme Oro, “con 10, 20, 100 querele il problema può venire a galla.”
Gli equilibri della comunicazione contemporanea sono pieni, purtroppo, di casi nei quali le ragazze (e a volte anche i ragazzi), restano segnati a lungo, a volte per sempre, in quanto convinti, dai commenti offensivi che ricevono sui social media, di avere “il fisico sbagliato”.
L’unico modo per provare a risolvere, a temperare, l’orribile fenomeno del body shaming online, è quello di riflettere in maniera più profonda su cos’è un corpo, e su come vada rispettato, qualunque esso sia. Soprattutto bisogna uscire dall’idea secondo cui un corpo va celebrato solo e soltanto tenendo come riferimento un valore estetico fondato su magrezza e superficialità.
Infine, e questa è la cosa più banale, ma forse anche la più importante, sarebbe il caso di smetterla di scaricare le proprie frustrazioni offendendo gli altri per mezzo di una tastiera, attraverso uno schermo, dando giudizi che nessuno ci ha richiesto.