Il terremoto nella ginnastica artistica in Italia

Con l’allontanamento di Emanuela Maccarani, che era la coach delle ragazze azzurre del 1996, si voleva chiudere un lungo e difficile periodo di polemiche e accuse nella ginnastica artistica. Invece è successo il contrario. Ecco perché.

Ginnastica artstica, lotte di potere

Tutto comincia nel 2022, quando le ormai ex ginnaste Nina Corradini e Anna Basta denunciano pubblicamente di aver subito abusi e violenze durante la loro carriera di atlete di alto livello. Il problema, purtroppo, è che quello che sembrava un caso isolato si sta in realtà ampliando in maniera inattesa e le supposte contromisure adottate dalla federazioni non stanno sortendo i risultati sperati.

Il nuovo presidente di Federginnastica, Andrea Facci, eletto lo scorso marzo, ha deciso, per dare un segno importante di discontinuità, di chiudere la collaborazione con Emanuela Maccarani, al centro dell’inchiesta sui presunti e abusi e considerata però, allo stesso tempo, una delle più grandi allenatrici, nel mondo della ginnastica, a livello mondiale.

Trave da ginnastica logo Federazione Ginnastica d'Italia

Cosa sta succedendo nella ginastica artistica italiana

Maccarani, secondo le accuse, avrebbe, per anni, umiliato le sua atlete, obbligandole a sopportare pesantissime pressioni psicologiche, umiliandole pubblicamente, praticando costantemente operazioni di body shaming all’interno del gruppo delle Farfalle e operando un controllo del peso delle atlete divenuto ben presto ai limiti della violenza.

L’allenatrice ha sempre rigettato ogni accusa, nonostante nell’ultimo triennio siano emersi sempre più dettagli in quanto a testimonianze, intercettazioni, con una federazione che invece di mantenere un ruolo di controllo attivo si è limitata a gestire la situazione mantenendo i toni molto bassi, contribuendo così a creare un clima difficilissimo intorno alle ragazze della ginnastica italiana.

L’ex presidente federale, Gherardo Tecchi, non aveva ad esempio ritenuto necessario rimuovere, o almeno sospendere, Emanuela Maccarani, una decisione molto criticata e che in qualche misura gli è anche, alla fine, costata il posto. D’altronde, c’è da dire che alle denunce iniziali di Corradini e Basta si sono poi aggiunte quelle di altre atlete, come Ginevra Parrini, Giulia Galtarossa, Ilaria Barsacchi, solo per citarne alcune.

Ad far salire ancora di più la tensione è stata la pubblicazione, seppur parziale, degli atti delle indagini attraverso le quali la procura di Monza ha incriminato per violenze, lo scorso marzo, Maccarani. Nei documenti, infatti, è venuto fuori che fra le atlete vittime di violenze ci sarebbe anche Sofia Raffaeli, medaglia di bronzo a Parigi 2024 nella ginnastica ritmica individuale.

Nonostante le recenti smentite di Raffaeli, dalle intercettazioni emergerebbe come la ragazza sia stata vittima di vere e proprie vessazioni da parte della sua allenatrice Julieta Cantaluppi. Questi maltrattamenti hanno di fatto allargato la prospettiva dell’inchiesta, che non è dunque, inevitabilmente, più limitata all’Accademia di Desio (il centro federale nel quale allenava Maccarani), ma che avrebbe invece una gittata molto più ampia.

Un modello culturale, non solo sportivo, in crisi

A rendere ancora più sconcertante la questione, già di per sé molto avvilente, è arrivata la pubblicazione di un’intercettazione telefonica, datata novembre del 2022, nella quale l’allora presidente federale (oggi ex) Tecchi e l’allora dirigente (oggi presidente) Facci, facevano allusioni sessuali molto poco edificanti su una ginnasta, Ginevra Parrini, che in televisione stava raccontando la sua storia di abusi, auspicando peraltro che la vicenda finisse dimenticata in fretta.

La pubblicazione della conversazione, arrivata pochi giorni dopo la cacciata di Maccarani e l’elezione Facci alla presidenza, condita da slogan in pompa magna che ne sottolineavano le intenzioni di rinnovamento, hanno subito minato la credibilità del nuovo corso, nonostante le immediate scuse di Facci a Parrini.

Ad ogni modo, dinamiche politiche interne alla federazione a parte, a preoccupare oggi è la possibilità che la Gymnastics Ethics Foundation (GEF), l’organo della Federazione Internazionale di Ginnastica creato nel 2019 per contrastare abusi e molestie nello sport, decida di intervenire sulla questione.

L’ente infatti ha richiesto in maniera ufficiale alla federazione italiana la trasmissione del fascicolo relativo alle accuse lanciate contro Emanuela Maccarani, dalle documentazioni interne sino agli atti legati all’investigazione della Procura di Monza.

Ciò significa che, con molta probabilità, la federazione italiana andrà sotto indagine ufficiale e rischia, qualora dovesse essere considerata colpevole, di venire sospesa da tutte le competizioni internazionali: sarebbe un colpo durissimo sia a livello di immagine che per quanto riguarda la credibilità delle istituzioni sportive italiane.

A preoccupare è soprattutto il precedente dell’Azerbaijan, sulla cui federazione, appena lo scorso gennaio, è piombata una raffica di squalifiche per abusi avvenuti su atleti e atlete fra il 2013 e il 2021, con il divieto di partecipare per sei mesi a qualsiasi gara internazionale.

Il presidente del CONI Giovanni Malagò, che lascerà definitivamente l’incarico il prossimo 26 giugno, dopo 12 anni e tre mandati, in questi mesi è rimasto molto prudente, sottolineando da una parte che Maccarani è “l’allenatrice più vincente della nostra storia”, dall’altra che bisognerà prendere atto di eventuali rilevanze investigative relative alle accuse di molestie.

Di certo, nemmeno lui ci farebbe una gran bella figura a uscire di scena con una delle federazioni più vincenti dello sport italiano squalificata per un brutto caso di molestie, peraltro trattato con grande sufficienza dai vertici federali.

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