Inter, continua l’impegno della società contro il razzismo

Dopo gli scontri fuori dallo stadio di San Siro dello scorso 26 dicembre, costati la vita a un ultrà e tre partite a porte chiuse alla squadra di Spalletti, l’Inter è scesa in campo per dire ad alta voce no al razzismo con una serie di iniziative. L’ultima, l’incontro con la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti.

Il razzismo, un problema non solo del calcio

Due giocatori di calcio abbracciati durante una partita

L’impegno dell’Inter per sensibilizzare sul problema del razzismo nel calcio.

Che il razzismo sia un problema sempre più evidente nella nostra società è chiaro a molti. Non ci sono soluzioni semplici, ma è un dato di fatto che questa piaga, nonostante tutto, non accenni a diminuire. Il mondo dello sport e in particolare quello del calcio dovrebbero esserne immuni, visto che sempre più vediamo atleti di tutte le provenienze e nazionalità gareggiare insieme o militare nello stesso team. Ciò purtroppo però non avviene, e le cronache raccontano puntualmente episodi di discriminazione in campo e fuori a tutti i livelli, sia di professionismo che amatoriali.

Solo per fare qualche esempio, negli ultimi mesi c’è stato il caso di Igor Trocchia, mister di una squadra giovanile della Bergamasca, che ha fatto uscire dal campo i propri ragazzi dopo che uno di loro era stato vittima di insulti razzisti. Anni fa fece scalpore la scelta di Kevin Prince Boateng, allora al Milan, di abbandonare polemicamente un match amichevole in cui era stato subissato di ingiurie. Ancora più recentemente, un arbitro di un match di Promozione si è rivolto con toni razzisti a un giocatore durante un incontro in Campania.

Il caso più eclatante è stato però quello avvenuto durante Inter – Napoli dello scorso 26 dicembre. Per tutta la gara, dalla curva interista (e non solo, va detto) sono stati rivolti insulti contro Napoli e i napoletani, culminati poi in ululati e fischi e imitazioni del verso della scimmia rivolti a Kalidou Koulibali, difensore partenopeo. Il giocatore ha poi, visibilmente innervosito, protestato veementemente con l’arbitro in occasione di un fallo di gioco, finendo per essere espulso. A questi episodi si sono poi sommate le scene di guerriglia urbana nelle strade adiacenti lo stadio, culminate nella morte del capo ultras (e plurivittima di Daspo) Daniele Belardinelli. Il tutto ha portato a una pesante sanzione per i nerazzurri, condannati a giocare due gare a porte chiuse più una con ingresso vietato ai tifosi della curva.

La risposta dell’Inter ai cori razzisti

La risposta della società di Corso Vittorio Emanuele non si è fatta attendere. Va detto che quello della frangia più estrema della tifoseria nerazzurra è un problema noto da anni: esistono contatti tra alcuni hooligan interisti e quelli di altre società (Varese e Nizza, soprattutto) e con ambienti di estrema destra. Ciò stride con una società che, oltre ad avere il multiculturalismo e la tolleranza come ragioni sociali scritte persino nel nome stesso del club, vanta una pluriennale storia di impegno sociale in varie parti del mondo: gli Inter Campus sono scuole calcio istituite nei Paesi del Terzo Mondo per migliorare almeno in parte la scolarizzazione e la condizione dei bambini che lì vivono.

In seguito alle sanzioni contro la tifoseria, cui la società peraltro non si è opposta in appello, sono stati comunque molti i gesti concreti messi in atto: il primo è stato la proposizione di uno slogan che rovescia il significato abituale dei “buu” contro i giocatori di colore facendolo diventare acronimo di “Brothers Universally United”. Introdotto con un video di presentazione cui hanno partecipato il capitano Mauro Icardi e bandiere del club come Javier Zanetti e Samuel Eto’o, nonché con un hashtag appositamente creato per le reti social, lo slogan è stato immediatamente fatto proprio anche da altri club di A come Milan e Fiorentina e da team e giocatori dei campionati esteri.

Infine, lo scorso 30 gennaio, in occasione dell’anniversario della deportazione degli ebrei dalla Stazione Centrale di Milano, avvenuta nel 1944, la società ha voluto presenziare alla cerimonia commemorativa svoltasi al Memoriale della Shoah, presso il Binario 21 della stazione. In questa occasione c’è stato un incontro ufficiale tra l’Amministratore Delegato dell’Inter, Alessandro Antonello, e la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, dove proprio in quella data, appena tredicenne, venne deportata.

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