Ketamina per curare il gioco problematico? Ci prova uno studio UK
Usare la ketamina, farmaco largamente conosciuto come droga allucinogena, per curare i sintomi da gioco problematico? Ne sono convinti all’Università di Exeter, al punto da lanciare uno studio con sperimentazione. Ecco di cosa si tratta.
Idea UK: ketamina per curare gioco problematico
Si tratta di una di quelle notizie che, leggendo solo il titolo, appaiono come un non-sense o qualcosa di molto simile. Eppure è proprio la verità: in Inghilterra, precisamente un team di ricerca dell’Università di Exeter, sono convinti di poter trattare i pazienti afflitti da gioco problematico con la ketamina, farmaco analgesico usato come anestetico, ma noto anche come droga allucinogena.
Si tratterà di uno studio BAM, Behavioural, Addiction and Memory, una branca di studi comportamentali, legati a dipendenza e memoria, con i quali si intende sperimentare nuove esperienze che possano disincentivare comportamenti negativi, come ad esempio quello del gioco compulsivo. La ketamina che verrà somministrata ai partecipanti servirà ad analizzare i loro ricordi e capire se questi causano comportamenti dannosi.
La prima reazione è naturalmente quella di incredulità, visto che si propone di usare un farmaco che dà dipendenza per curare un’altra dipendenza. Tuttavia, la professoressa Celia Morgan, esperta in psicofarmacologia e responsabile del team di ricerca di questo studio unico nel suo genere e senza precedenti, è convinta della scelta anche perché il farmaco sarà somministrato a dosi molto basse.
Droghe, medicina e gambling: la situazione
L’idea di usare la ketamina a scopi di ricerca è una novità per le patologie legate al gambling, ma non lo è in assoluto. Ad esempio, è di qualche anno fa la notizia della pubblicazione, su Nature, di uno studio da cui emerge che la ketamina può aiutare a curare la depressione.
Tornando allo studio dell’Università di Exeter, un aspetto importante è la premessa di questo team di ricerca. L’equipe guidato dalla professoressa Morgan cerca apertamente nuove strade per curare pazienti con patologie mentali e comportamentali come quella da gambling. Nessuna chiusura aprioristica dunque, come dimostra il ricorso a una sostanza largamente nota per le conseguenze dei suoi abusi, come ad esempio tra i frequentatori di rave party.
La ricerca di nuove strade per curare tali patologie non permette di avere barriere, ma impone un uso massiccio di prudenza. Una delle chiavi dello studio è una maggiore comprensione dei processi cerebrali relativi alla memoria, e di come tale comprensione può aiutare a comprendere la risposta del cervello agli stimoli di ricompense quali cibo, droghe e, appunto, denaro.