La denuncia della PTPA di Djokovic all’ATP: tutto sul caso

L’esposto attacca ATP, WTA, ITF e ITIA, vale a dire i quattro più alti organismi di gestione nel tennis internazionale, coinvolgendo anche i tornei dello Slam, che vengono considerati collusi. Ecco cosa sta succedendo.

Denuncia PTPA, un attacco durissimo

L’attacco frontale con il quale la PTPA, la Professional Tennis Players Association, ha deciso di colpire gli stati generali del tennis non può essere considerato, tutto sommato, una sorpresa. Da tempo infatti l’associazione chiede di essere ascoltata, di poter sedere al tavolo con ATP, WTA, ITF e ITIA per discutere di alcuni temi ritenuti fondamentali per il futuro del gioco e dei giocatori.

Gli organi di gestione e governo del tennis hanno però perlopiù ignorato le istanze presentate dal sindacato, e in rapporti sono così divenuti sempre più acrimoniosi. Si è così arrivati alle 163 pagine di denuncia con le quali la PTPA si scaglia duramente contro ATP e WTA, che vengono accusati di gestire il tennis come un vero e proprio “cartello” che applica un rigido sistema economico pensato ad arte per mantenere sotto controllo i guadagni di giocatori e giocatrici.

Pallina e racchetta da tennis e logo PTPA

La denuncia della PTPA

Un caso menzionato nel documento della PTPA come esempio dell’attività di trust portata avanti da ATP e WTA riguarda la mancata autorizzazione a incrementare i premi di Indian Wells, come voleva il proprietario del torneo Indian Wells.

Ufficialmente i due circuiti hanno citato problemi regolamentari contro una possibile crescita del montepremi, ma in realtà, dice la PTPA, un aumento avrebbe messo i giocatori in una posizione troppo dominante nei confronti dei circuiti: per questo motivo i montepremi e gli aumenti annuali sono standardizzati per tutte le categorie dei circuiti ATP E WTA.

A smuovere grandi critiche sono poi le struttura ATP e WTA, che l’associazione PTPA ha più volte accusato di nepotismo, attaccando direttamente anche il presidente del CdA ATP, l’ex tennista italiano Andrea Gaudenzi, accusato di avere un interesse finanziario diretto nello schierarsi sempre dalla parte dei tornei e mai sul fronte dei giocatori.

Guardando in maniera analitica alla causa intentata dalla PTPA sono questi gli aspetti sui quali la denuncia si concentra in maniera più pressante: concorrenza sleale; montepremi dei tornei; sistema di punteggio per la definizione dei ranking; il calendario stagionale; la salute dei giocatori e delle giocatrici; la lotta al doping e alla corruzione.

È sul tema della concorrenza che i quattro tornei degli Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open) sono stati chiamati in causa in quanti “collusi” con le organizzazioni ATP e WTA: sarebbero proprio gli Slam infatti a fare lobby per evitare che i montepremi di tutti gli altri tornei aumentino, così da mantenere intatta la loro posizione dominante nel circuito.

Un altro elemento portato alla luce dalla PTPA riguarda i guadagni dei tennisti e delle tenniste in proporzione ai ricavi complessivi del sistema tennis, considerati troppo bassi. Per i giocatori di tennis, in effetti, calcolando solo gli Slam (i grandi accusati dalla PTPA quando si parla di tornei), la percentuale di ricavi è del 15%, molto più in basso, ad esempio, di quanto accade per i golfisti, che rientrano di quasi il 50% dei ricavi nei quattro Slam PGA.

Il focus su atleti e atlete

Un passaggio importante del documento PTPA, che mette insieme mette insieme il tema della salute, quello della concorrenza e quello dei ranking, riguarda i calendari ATP e WTA. Oggi infatti la stagione va avanti, ininterrottamente, per undici mesi filati e prevede multe in caso si saltino dei tornei “obbligatori”, con pesanti perdite di punti per gli atleti e le atlete che rinuncino a giocare per infortunio o per riposare.

Il risultato è che diventa praticamente impossibile per i tornei più piccoli poter provare a crescere, mentre ai giocatori, che non ricevono uno stipendio, sono di fatto forzati a lavorare senza poter effettivamente scegliere neppure quali tornei giocare.

Ancora, sul documento si parla delle pratiche portate avanti dall’agenzia antidoping ITIA, denunciate come ai limiti delle molestie e che, sempre secondo PTPA, sarebbero pensate più come strumento di controllo piuttosto che come un effettivo dispositivo atto a mantenere l’integrità nello sport.

Il volto più noto della PTPA è senza dubbio Novak Djokovic, che nel 2019 fu, insieme al collega Pospisil, ritiratosi proprio all’inizio del 2025, il fondatore dell’associazione. Eppure Djokovic ha deciso di non firmare l’esposto presentato dall’associazione (fra i firmatari ci sono invece Kyrgios e Opelka), spiegando che si tratta di questioni legali e che la sua decisione di tenersi fuori è anche un invito ai giocatori top a prendere posizione, invece di nascondersi.

La chiamata alle armi di Djokovic non ha però sortito particolari effetti, con nomi del calibro di Carlos Alcaraz, Aryna Sabalenka e Coco Gauff che hanno dichiarato pubblicamente di non essere d’accordo con modi e, in parte, temi della denuncia, che fra le altre cose attacca anche indirettamente Jannik Sinner, accusando l’ITIA di aver trattato il caso doping che lo riguarda in maniera poco trasparente.

Un effetto collaterale del documento della PTPA sembrerebbe però esserci stato. Proprio in questi giorni infatti venti dei migliori giocatori e delle migliori giocatrici al mondo (da Sinner a Zverev, da Swiatek a Paolini), hanno inviato una lettera ufficiale ai tornei dello Slam per chiedere che ad atlete e atleti sia destinata una percentuale più alta dei ricavi.

Ufficialmente, questa mozione è del tutto distaccata dalla denuncia PTPA, ma certo potrebbe essere letta anche come un effetto diretto degli smottamenti creati dall’esposto dell’associazione fondata da Novak Djokovic. Una sorta di “avvertimento”, per far capire che forse la PTPA ha sbagliato nei toni, ma che i giocatori e le giocatrici, per continuare a far funzionare questo sistema, e a preservare lo status quo di ATP e WTA, vogliono più soldi.

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