La vendita dei diritti TV della Serie A all’estero

Ormai, per tutti i campionati più importanti d’Europa, uno degli introiti principali è legato alla trasmissione, in tv e online, dei match fuori dai propri confini nazionali. Ecco come Serie A è stata venduta all’estero.

Diritti TV Serie A all’estero, un lavoro difficile

Partiamo da un presupposto: la vendita dei diritti tv della Serie A all’estero non è andata, e non sta andando, alla grande. Secondo i dati pubblicati da Lega, FIGC e Uefa emerge infatti che ormai da sei anni, e quasi certamente fino alla fine della stagione 2026/2027, l’Italia incassa dai broadcaster stranieri, per la trasmissione delle partite del livello più alto del suo campionato maschile di calcio, una cifra compresa fra i 200 e i 250 milioni di euro.

È una cifra in costante discesa rispetto al triennio 2018-2021, durante il quale la Serie A portava invece a casa circa 350 milioni di euro a stagione. Soprattutto, è un calo, in teoria legato al Covid-19 e alle nuove dinamiche di mercato che lo streaming ha portato nel panorama internazionale delle trasmissioni sportive, che non riguarda però tout court tutto il mondo del calcio.

Cameraman, logo Serie A

Il problema dei diritti TV della Serie A all’estero

Se guardiamo infatti all’ultimo triennio e facciamo riferimento alla Premier League inglese e alla Liga spagnola, notiamo invece come il trend decrescente non ci sia stato: la vendita dei diritti tv dei loro campionati di calcio all’estero è rimasta sulle cifre del 2018, e anzi è leggermente cresciuta.

Un percorso discendente simile a quello dell’Italia lo ha invece vissuto il campionato tedesco, la Bundesliga, che nel post-Covid si è dovuta riassestare su prezzi di vendita intorno ai 200 milioni a stagione. A differenza dell’Italia, però, la Germania ha venduto i suoi diritti su base quadriennale e nei paesi più importanti gli accordi andranno ridiscussi alla fine di questa stagione, 2024/2025.

Soprattutto, la Bundesliga ha chiuso intese con tutti i paesi del continente europeo, oltre che con in grandi mercati di Asia ed America, mentre la serie A è l’unico dei cinque campionati top in Europa a non avere un broadcaster che trasmetta le partite, ad esempio, in Francia, un mercato di grande rilievo, il secondo per popolazione in UE dopo la Germania (65 milioni di abitanti).

Ad oggi, la Serie A sul territorio francese è disponibile, grazie a un accordo annuale con il gruppo L’Equipe, per due sole partite a giornata, e il futuro è tutt’altro che roseo dopo che Bein Sports, la concessionaria delle trasmissioni del massimo campionato italiano maschile di calcio per il triennio precedente, ha mostrato una certa risolutezza nel mantenersi ferma a un’offerta ritenuta insoddisfacente dalla Lega Serie A, anche al costo di non trasmettere le partite.

Gli altri mercati scoperti

Non è solo la Francia a non trasmettere nei fine settimana le partite della Serie A. Nelle prime due giornate di questa stagione, ad esempio, il campionato italiano non è stato visibile in Danimarca, paese nel quale si è arrivati alla chiusura di un accordo al ribasso con il network Tv2 dopo un lungo braccio di ferro.

Fra i paesi con i quali la Lega non è riuscita a chiudere un accordo di trasmissione dei match c’è invece l’Indonesia. Di primo acchito può sembrare una mancanza risibile nel bouquet di offerta internazionale della Serie A, ma a ben vedere si tratta di una mancanza importante.

L’Indonesia infatti non soltanto è un paese da quasi 300 milioni di abitanti, ma è anche una meta turistica molto rinomata, con centinaia di migliaia di viaggiatori che ogni anno visitano Bali, Jakarta e storiche città dell’isola di Giava.

Non aver chiuso un accordo per la trasmissione dei match nel territorio indonesiano non taglia dunque la visione della Serie A solo ai locali, ma anche ai tantissimi visitatori che popolano l’arcipelago ogni anno.

Un problema simile c’è stato in India, che non ha trasmesso le partite di Serie A all’inizio di questa stagione, fino della chiusura di un accordo quadriennale con il network Galaxy Racer, media company con sede a Dubai che sta lavorando a una grande espansione commerciale nel mondo delle trasmissioni sportive nell’Asia Orientale.

Parlando di Asia Orientale, si tratta di un mercato nel quale la Lega Serie A è andata in grande difficoltà. Non si sono infatti chiusi accordi, fra gli altri, con Vietnam, Cambogia, Laos, Myanmar, paesi che chiaramente costituiscono mercati secondari, ma nei quali Premier League inglese e Liga spagnola non mancano mai.

Insomma, la gestione complessiva dei diritti tv della Serie A all’estero, sino ad ora, ha molti punti da sistemare. Il prodotto Serie A infatti non è particolarmente appetibile fuori dai confini nazionali e, a quanto sembra, è sopravvalutato da chi dovrebbe fare di tutto per venderlo.

Portare il calcio in paesi anche lontani, anche quelli che sulla carta sembrano poco importanti, fa infatti la differenza non solo (non tanto), per quanto riguarda gli incassi, ma soprattutto per la promozione del brand Serie A, che vive un momento congiunturale di straordinaria debolezza.

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