La vita degli steward: rischi, stipendi, problemi
C’è una figura sempre più fondamentale nell’economia di business dello sport di alto livello, ma che spesso viene dimenticata e che, secondo le cronache, non ha una vita facile. Tutto quello che c’è da sapere sulla vita degli steward.
Cosa fanno gli steward, contro tutto e contro tutti
Le notizie che più spesso si leggono sui giornali quando si parla di steward riguardano aggressioni. Eseguendo su Google una ricerca con le parole chiave “steward stadio pugni” sono decine gli articoli che raccontano di poveri addetti alla sicurezza presi a botte per essersi opposti a qualche tifoso che pretendeva di entrare senza biglietto.
D’altronde anche le cronache recenti relative all’inchiesta sulle curve di Inter e Milan hanno evidenziato come numerosi supporter delle due squadre milanesi accedevano alla stadio di San Siro grazie alla connivenza di steward poco proni a farsi picchiare (e c’è da capirli).
Insomma, quello degli steward negli stadi è un mondo di cui si parla pochissimo, ma che evidentemente ha un ruolo decisivo nell’organizzazione degli eventi sportivi, in quanto gestisce alcune fasi fondamentali degli avvenimenti, che comprendono, oltre all’accesso agli impianti, anche l’ispezione, tramite perquisizione, di ciò che i tifosi portano con sé, l’osservazione degli appassionati nelle strutture senza barriere per evitare che entrino in campo, il deflusso post-partita.Ci si immaginerebbe quindi che, a partire dall’evidente importanza dei compiti svolti dagli steward negli stadi, sia i processi di selezione che i livelli di retribuzione fossero di un certo tipo, diciamo livellati verso l’alto, mentre la realtà è decisamente un’altra.
La paga media per uno steward gravita intorno ai 30€ ad evento, per un impegno che spesso supera le sei ore, che quasi sempre si tiene nel fine settimana e che a volte richiede una presenza fino a notte fonda.
Se una partita, infatti, comincia alle 20.30, molto spesso gli steward sono convocati intorno alle 17, per effettuare le operazioni di bonifica (segnalazione seggiolini rotti, raccolta eventuali oggetti trovati in giro, controllo funzionamento dei varchi di accesso e via dicendo) e garantire l’accesso ai tifosi che arrivano allo stadio in anticipo: i cancelli, usualmente, aprono tre ore prima il fischio d’inizio.
Le paghe, come detto, non sono particolarmente alte. 30€ a partita, in serie A, significa una media di circa 5€ l’ora, una cifra cui peraltro vanno sottratte le tasse, le spese per raggiungere gli impianti, i corsi e che diventa ancora più difficile da comprendere se si considera l’importanza del servizio svolto dagli steward e la pericolosità, spesso, delle situazioni nelle quali si possono trovare.
Poco più di un anno fa, nell’ottobre del 2023, durante la partita di Europa League Roma – Slavia Praga, uno steward venne malmenato dai tifosi cechi, che poi gli strapparono di dosso la pettorina sporca di sangue e la issarono, attaccata a uno striscione, dal settore ospiti delle tribune: uno spettacolo macabro.
Attenzione però, perché gli stipendi possono essere ancora più bassi. Man mano che si scende di categoria infatti le paghe possono arrivare anche alla miseria di 5€ a evento, come registrato in alcune partite di Serie C. La legge infatti, ricordiamolo, obbliga i responsabili di eventi che si tengano in impianti con oltre 7500 spettatori a prevedere la presenza degli steward.
Come si diventa steward
Si potrebbe immaginare, in considerazione di quanto spiegato sinora (paghe basse, rischi alti, orari di lavoro scomodi), un accesso alla professione molto semplice, per garantire un grande turnover del personale. In realtà, però, le cose, almeno sulla carta, non sono così facili.
Il ruolo degli steward in Italia è disciplinato da un Decreto Ministeriale approvato l’8 agosto del 2007 sull’onda degli scontri che nel febbraio dello stesso anno, in occasione della partita fra Catania e Palermo, avevano portato alla morte di un ispettore di Polizia, Filippo Raciti.
In quella legge venne definito in maniera stringente il nuovo ruolo degli steward, fino ad allora delle semplici “maschere” delegate al controllo dei tagliandi di ingresso, e che diventarono invece delle figure fondamentali, con l’intento di svincolare le forze dell’ordine dai compiti più “bassi” nell’organizzazione della sicurezza durante le partite di calcio, spostando la responsabilità sui club, e a cascata sugli steward stessi.
Per diventare uno steward bisogna fare un corso di formazione che di solito costa fra i 50€ e i 200€. Si tratta in totale di una cinquantina di ore durante le quali vengono date alcune nozioni teoriche per disimpegnarsi al meglio negli stadi (come perquisire, come effettuare una profilazione di sicurezza e via dicendo) e si viene poi portati direttamente negli impianti per alcune prove pratiche.
Ci sono poi i requisisti di entrata base: essere maggiorenni, essere in possesso della licenza media inferiore, avere la fedina penale pulita, essere in buone condizioni psicofisiche, non essere daltonici. Certo resta un mistero se e come tutti questi requisiti vengano effettivamente verificati,
A fronte di questa descrizione, che certamente non disegna un quadro particolarmente appetibile, ci si chiede come continui ad essere sostenibile un sistema fondato su questa struttura. In effetti, la realtà è che sostenibile non lo è.
Trovare degli steward è sempre più difficile e per questo, ad esempio, Milan e Inter sono costretti, in occasione delle partite, a “importare” oltre 400 degli 800 steward necessari da fuori regione. La figura degli steward, insomma, dovrà essere in qualche modo riformata nel futuro prossimo, altrimenti diventerà impossibile continuare a trovare, a cadenza così regolare, soprattutto nei contesti meno appetibili in quanto a popolarità (vedi Serie B e C ma anche sport come basket), addetti disposti a lavorare a queste condizioni.