Le ultramaratone: cosa sono, chi le corre e perché
Una volta l’obiettivo di qualsiasi runner era quello di completare una maratona su strada, 42 chilometri di pure sofferenza. Ma oggi si va oltre, cercando di spingere il proprio corpo oltre i limiti. Ecco come e cosa succede nelle ultramaratone.
Ultrarunning, le radici di una pratica dura ma non impossibile
Partiamo dalle basi. Si considera tecnicamente un’ultramaratona qualsiasi corsa la cui lunghezza superi la distanza di 42 chilometri. Diversamente dalle maratone classiche, un’ultramaratona può essere corsa sia su strada che in percorsi di campagna o montagna, oppure su una combinazione dei due terreni.
Le distanze di un’ultramaratona sono variabili, ma le più diffuse sono le corse da 50 chilometri, 50 miglia, 100 chilometri e 100 miglia, con le 50 e 100 chilometri ad essere le uniche due ufficialmente ratificate come “ufficiali” da World Athletics, la federazione internazionale di atletica leggera.
Nonostante l’ultramaratona sia una disciplina inglobata, appunto, dentro World Athletics, esistono infatti anche istituzioni alternative che ne gestiscono l’organizzazione professionistica, su tutte la International Association of Ultrarunners.Bisogna però considerare un elemento molto importante: non ci sono dei limiti o delle regole precise nella definizione di una distanza per questo genere di corsa e per questo troviamo anche gare da 70, 80, 120 chilometri, così come competizioni assurde tipo la Self-Transcendence 3100 Mile Race, l’ultramaratona più lunga del mondo, ben 4988 chilometri.
Circa 100 miglia è in genere la distanza più lunga percorsa in meno di 24 ore, ma ci sono anche gare che durano più giorni e che si svolgono comunemente nell’arco di 48 o 72 ore e che prevedono delle pause per dormire.
Chiarite alcune parti tecniche, vediamo di capire chi sono i pazzi e le pazze scatenate che si cimentano con distanze così lunghe. Diciamo che, in linea generale, possiamo dividere questi grandi avventurieri in due macro-categorie: quelli che corrono da sempre, hanno già completato almeno una classica maratona da 42 chilometri e cercano una sfida ancora più grande, e quelli che invece non hanno grandissima esperienza di corsa, ma scoprono questa particolare disciplina e ci si buttano a capofitto.
Una cosa è certo, per correre un’ultramaratona ci vogliono molto allenamento, pianificazione e dedizione, e ovviamente grande forza mentale: la cosa più importante è non farsi scoraggiare dai numeri delle distanze, che spesso sembrano impossibili da gestire.
La realtà è che quando si corre un’ultramaratona bisogna subito entrare nell’ottica di dimenticare il tempo. L’importante è arrivare al traguardo, cambia poco quanto ci si mette. In questo senso è molto più piacevole correre una corsa così lunga, piuttosto che, ad esempio, un 10 chilometri. Ci si può infatti misurare su tracciati spettacolari che permettono di coprire le distanze anche in tempi oltre le 10 ore.
La Lakeland Trails di Ambleside, in Inghilterra, è ad esempio una corsa che permette agli atleti di chiudere cinquantacinque chilometri entro tredici ore, dunque al ritmo, decisamente fattibile, di circa 4 chilometri all’ora, il tempo che usualmente più o meno chiunque mantiene camminando nella vita di tutti i giorni.
I segreti delle ultramaratone
Uno degli elementi più interessanti dell’ultrarunning è che, da un certo punto di vista, è meno stressante, per il corpo, rispetto alla corsa su strada. Se infatti, quando si corre una maratona, le articolazioni “spingono” su un terreno sempre duro, l’asfalto, e per larghissime parti pianeggianti, quando si corre invece un’ultramaratona su superficie mista il corpo è obbligato a un ritmo molto più vario e, a causa delle differenti situazioni di terreno, stimola muscoli e articolazioni in maniera maggiormente “democratica”.
C’è poi la parte della testa, che è sempre decisiva quando si tratta di correre e, ancora di più, quando si considera la possibilità di cimentarsi con le lunghe distanze. La forza mentale è la base fondamentale per stringere i denti e andare avanti in una corsa lunga 50 o 100 chilometri. E la forza mentale si costruisce grazie agli allenamenti fisici, che devono dare la convinzione di essere pronti e preparati per una sfida che sembra impossibile.
Per questo, serve preparare il corpo con un programma intenso e vario, che includa corse lunghe, serie di scatti, palestra, flessioni, sveglie alle 5 di mattina per andare a correre sotto la pioggia, insomma un campionario vastissimo di sforzi a cui sottoporre il corpo e la mente. Bisogna, in poche parole, mettersi alla prova.
Per andare più nello specifico, di solito ci si approccia a questo tipo di competizioni seguendo un programma di allenamento molto simile a quello che si utilizza quando ci si prepara a una maratona. Quindi tante sessioni di corsa lunga ripetute in giorni consecutivi, tanto lavoro sulla resistenza. Attenzione però, perché non esiste una ricetta univoca e ogni corpo, ogni atleta, ogni essere umano, reagisce agli stimoli da sforzo in maniera diversa.
Di sicuro è inutile pensare di poter correre per tutta la durata di un’ultramaratona. Camminare, a tratti, va benissimo, anche perché spesso sui percorsi di queste gare è quasi impossibile riuscire a mantenere un ritmo di corsa. L’importante è trovare il proprio, di ritmo, e seguirlo in maniera costante.
Questo è uno sport nel quale la testa ha la meglio sul corpo, quindi chi “studia” e conosce al meglio i propri limiti, il proprio corpo, e può gestire di conseguenza le sue risorse, ha più possibilità di arrivare in fondo, godendosi al massimo l’esperienza. Il sonno, dormire bene, può fare in questo senso un’enorme differenza, perché permette di limitare lo stress fisico e mentale.
Infine, c’è la ragione più importante di tutte, l’elemento cardinale di qualsiasi disciplina che metta a dura prova la propria forza di volontà: perché? Avere interiorizzato in maniera profonda le ragioni per cui si decide di avventurarsi su una corsa infinita come l’ultramaratona è decisivo per poter sfidare una distanza così lunga.