Mercato con i soldi dei tifosi, il caso del Watford
Il Watford, club di proprietà della famiglia Pozzo, ha deciso di cedere ai suoi fedelissimi parte del club per finanziare il calciomercato estivo, una novità assoluta nel mondo dello sport. Ecco come funziona.
Watford, quando i tifosi vanno al comando
Il Watford, club che da anni fra la spola fra Championship e Premier League, i primi due livelli del calcio inglese, ha avuto un’idea semplice, ma affascinante. La società, di proprietà della famiglia Pozzo dal 2012, ha infatti offerto ai tifosi la possibilità di acquistare azioni del club, secondo un sistema di azionariato popolare gestito tramite digital equity.
Proprio qui, nel digital equity, sta l’innovazione. I Pozzo, proprietari dal 1986 anche di un club storico come l’Udinese, hanno infatti scelto di utilizzare per la vendita un concetto finanziario che permetterà ai tifosi di acquistare fino al 10% delle quote.
Il Watford oggi ha un valore stimato di 175 milioni di sterline (204 milioni di euro) e il prezzo fissato ad azione è di circa 15 euro, con un investimento minimo di quattro azioni tramite la piattaforma Seedrs e di otto azioni tramite Republic: si tratta, in entrambi i casi, di due piattaforme specializzate in crowdfunding e finanziamenti di startup e azionariati popolari.
Con 60 euro si potrà insomma diventare azionisti del club e avere la possibilità di ricevere token e accedere a offerte esclusive, come diritto all’acquisto, in via esclusiva, di biglietti per i match, oppure incontri con i calciatori. Il club, inoltre, prevede di facilitare il futuro scambio di token.
Se quella del Watford non è la prima iniziativa tout court a introdurre l’azionariato popolare nel calcio, rappresenta però la più grande offerta di azioni digitali tramite cui acquisire quote reali in una club professionistico del calcio inglese.
Secondo le stime, gli Hornets in questo modo riusciranno a raggranellare intorno ai 20 milioni di euro, una cifra che, dalle dichiarazioni dei Pozzo, dovrebbe essere reinvestita integralmente sul mercato, nel tentativo dichiarato di affrontare la stagione in partenza con l’obiettivo di tornare in Premier dopo la retrocessione del 2021/2022 e le due ultime stagioni, 2022/2023 e 2023/2024, passate in Championship e chiuse con due mediocri undicesimo e quindicesimo posto.
Scott Duxbury, amministratore delegato del club e uomo di fiducia dei Pozzo nella gestione del club, ha commentato che la sfida è quella di far crescere il club, ritornando nella massima serie inglese, attraverso un programma di investimenti innovativo e che coinvolga in maniera più diretta i tifosi.
Dall’altra parte, Duxbury ha spiegato che la decisione di vendere il 10% delle quote del club ai sostenitori non significherà, in alcun modo, un coinvolgimento diretto degli stessi né nelle scelte di mercato, né tantomeno, com’è ovvio, in quelle tecniche e tattiche, che resteranno totalmente appannaggio di Tom Cleverley, promosso sul campo capo allenatore dopo aver preso la squadre in corsa la passata stagione dopo l’esonero del francese Valérien Ismaël.
Le voci su Anthony Joshua
Il potenziale interesse di Anthony Joshua, pugile inglese due volte campione del mondo, nel rilevare parte delle quote del Watford, sia attraverso un investimento nel progetto di digital equity che tramite una trattativa diretta con i Pozzo, sono circolate per mesi.
La smentita è però arrivata proprio dopo l’annuncio dell’iniziativa di azionariato popolare, con il portavoce di Joshua che ha chiarito come per adesso il pugile abbia deciso di soprassedere rispetto all’idea di un investimento nel calcio.
Resta, comunque, l’interesse di Joshua per entrare a far parte del club a partire dalla stagione 2025/2026, un avvicinamento che, ha sottolineato, nasce anche dalla curiosità per l’esperimento di digital equity lanciato dal Watford.
I token per i tifosi, d’altronde, sono ormai molto popolari nel calcio contemporaneo. Società come Inter, Manchester City, Juventus, Arsenal, Leeds, Atletico Madrid, hanno partnership consolidate con Socios, la piattaforma di blockchain che consente alle squadre di monetizzare tramite token le interazioni fra tifosi e club.
L’unica incertezza di queste iniziative è quella finanziaria, visto che si tratta comunque di mini-investimenti che sulla carta permettono ai tifosi di acquisire dei vantaggi, ma che dall’altra restano estremamente volatili.
Il Watford, tramite le due piattaforme che si occupano della vendita delle quote, ha garantito che il progetto di digital equity messo in campo include un solido sistema di controllo degli investitori, così da proteggere sia il club che gli azionisti da potenziali infiltrazioni di terze parti illecite. Gli standard applicati, in questo senso, sono i protocolli Know Your Customer e Anti-Money Laundering (KYC/AML), vale a dire quelli previsti, di base, dalla legge inglese.