PGA Tour contro LIV: come sta cambiando il golf
C’era una volta una delle discipline sportive più amate del pianeta, soprattutto dalla parte più ricca del pianeta. Poi, però, arrivarono i sauditi e provarono a cambiare la storia. Ecco come stanno davvero le cose nel mondo del golf.
Golf, il nuovo che avanza. Forse…
L’idea da cartolina del golf è quella di splendide distese di erba verdissima, curata nel minimo dettaglio, sulla quale si muovono signori eleganti, a volte vestiti in maniera un po’ eccentrica, che con una mazza colpiscono una pallina bianca.
È un’immagine serena, limpida, che a volte assume contorni epici quando accompagnata dai commenti di chi racconta i colpi, dei telecronisti che descrivono le parabole interminabili delle palline dirette verso le buche. Ebbene, quest’idea allo stesso tempo bucolica e aristocratica del golf, un’aura venerabile che ha fatto crescere uno sport per pochi fini a un giro d’affari che supera quasi i 200 miliardi l’anno, vive, ormai da tempo, una crisi che sembra senza via d’uscita.
A far calare un alone di incertezza sul futuro del golf è stata la nascita di una lega antagonista, la LIV Golf saudita, che si è messa in testa di sfidare il dominio, fino a poco tempo fa incontrastato, della PGA Tour.La mossa degli arabi è l’ennesima tassello del programma studiato dal principe Mohammed bin Salman, il piano Vision 2030, che prevede una diversificazione degli investimenti che permetta all’Arabia Saudita da un lato di rendersi meno dipendente dall’industria petrolifera grazie a investimenti in sport e turismo, dall’altro di distogliere l’attenzione dalle continue violazioni dei diritti umani in atto nel paese.
Per raggiungere questo obiettivo Salman ha istituito un fondo di investimento pubblico da oltre 900 miliardi di dollari (l’ormai universalmente noto Fondo PIF), soldi con i quali, oltre a costruire resort avveniristici e nuove città all’avanguardia, a comprare squadre di calcio (vedi l’operazione Newcastle), a organizzare eventi sportivi di alto livello nel tennis (ad esempio le Next Gen e le WTA Finals), sta cercando anche di prendersi il golf.
Fondata nel 2021 come vera e propria alternativa ai circuiti americani ed europei della PGA Tour, la LIV Golf ha operato in maniera aggressiva sul mercato dei giocatori, offrendo contratti con cifre astronomiche ad alcuni dei giocatori più importanti su piazza, tenendo a mente il target fondamentale di qualsiasi sport: i tifosi.
La PGA non è certo stata a guardare e ha approvato una sanzione che prevede l’esclusione per un anno dai tornei del suo circuito per tutti i giocatori che dovessero prendere parte a quelli che sono stati definiti come “tornei non autorizzati”.
Sono seguite dichiarazioni roboanti da una parte e dall’altra, cause legali, l’entrata in scena del Dipartimento di Giustizia statunitense, che ha dato il via a un’indagine antitrust e ultimamente addirittura si è avuto l’interessamento diretto del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che fra l’istituzione di nuovi dazi e la distensione diplomatica nei confronti di Putin ha pure trovato il tempo di cercare una mediazione, fino non riuscita, dalla Casa Bianca.
PGA vs LIV Golf, senza esclusione di colpi
Alcuni giocatori si sono effettivamente mostrati leali nei confronti del circuito PGA. Tiger Woods, ad esempio, pare abbia rifiutato un’offerta intorno agli 800 milioni dollari da parte di LIV. Anche Rory McIlroy, Jordan Spieth, Justin Thomas e molti altri hanno deciso, rifiutando cifre colossali, di cambiare casacca, e per questo sono stati ricompensati attraverso il Player Equity Program, un meccanismo attivato dalla PGA Tour per provare a rispondere alle lucrative offerte saudite, distribuendo un ammontare pari a 930 milioni di dollari fra 193 giocatori risultati “idonei”.
La parte più corposa di questa somma, circa 750 milioni, sarebbe stata suddivisa, secondo le indiscrezioni, fra una trentina di giocatori, tenendo come riferimento sia i risultati nei tornei degli ultimi cinque anni che una valutazione del loro valore mediatico.
Tiger Woods, ad esempio, avrebbe ricevuto, secondo quanto riportato dal quotidiano inglese Telegraph, 100 milioni di dollari, mentre McIlroy ne avrebbe incassati 50. Si tratta, comunque, di cifre più basse rispetto a quelle proposta da LIV Golf, che è infatti comunque riuscita a portare dalla sua parte diversi nomi di peso.
Brooks Koepka, Martin Kaymer, Patrick Reed, Jon Rahm (forse il nome più importante) sono solo alcuni dei golfisti che hanno scelto di accettare le offerte saudite e che oggi si disimpegnato nei tornei LIV. A capo dell’operazione LIV Golf, d’altronde, c’è un signore che oltre a essere uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, è sempre stato conosciuto in quanto personaggio molto ambizioso e decisamente fuori dagli schemi: Greg Norman.
Due vittorie al British Open, a lungo numero 1 del ranking mondiale, inserito nel 2001 nella Hall of Fame di questo sport, Norman già da giocatore era considerato un rivoluzionario, addirittura nel 1994, quando ancora era attivo come giocatore, aveva già provato a fondare una sua lega: è insomma l’uomo giusto, al posto giusto.
In questi mesi si è parlato spesso di un possibile accordo fra le due leghe che porti a una soluzione condivisa a un nuovo calendario internazionale. Nonostante tutti gli abboccamenti, l’intesa non sembra ancora vicina e il futuro del golf resta quindi, ancora, in sospeso.