Pogba e non solo: i maggiori casi di doping nel calcio italiano
In attesa delle controanalisi, Paul Pogba, risultato positivo al testosterone, potrebbe aver messo la parola fine alla sua complicata traiettoria calcistica. Abbiamo studiato il suo caso e quello di altri celebri storie di talenti del calcio caduti nella trappola del doping.
Ascesa e declino del Polpo Paul
Quando nell’estate del 2012 Paul Pogba, allora appena diciannovenne, arrivò alla Juventus, si capì subito che il suo talento era decisamente fuori scala. Approdato a parametro zero alla corte dei bianconeri dal Manchester United per ritagliarsi qualche minuto dietro il totem Andrea Pirlo, il centrocampista francese chiuse la sua prima stagione con 37 presenze e 5 gol, dando l’impressione di poter diventare uno dei giocatori più influenti d’Europa nel suo ruolo.
La stagione successiva, la 2013/2014, fu quella della definitiva consacrazione. 51 presenze, 9 gol e un ruolo fondamentale nella Juventus di Antonio Conte, che demolì la serie A stabilendo un record di punti, 102, ancora oggi imbattuto. Pogba, in quella squadra, diede l’impressione di essere, semplicemente, un giocatore impossibile da fermare, un modello mai visto prima di mezz’ala totale.
Il Polpo si mostrava capace di attaccare e difendere senza soluzione di continuità, un talento fisicamente straripante, in grado di inserirsi in area costantemente, con un notevole tiro dalla distanza e una visione di gioco mai banale, sia sui lanci lunghi che sullo stretto. Alla fine della sua esperienza italiana si conterranno con la maglia della Juventus 172 presenze, 34 gol e 25 assist in tutte le competizioni.
Nell’estate del 2016, dopo un Europeo giocato da protagonista con la Francia (anche se leggermente sotto le aspettative) passa al Manchester United, un trasferimento da 102 milioni di euro, il più oneroso di sempre all’epoca, che sancirà però, purtroppo, l’inizio della parabola discendente di Pogba. Il ritorno ai Reds infatti coincide con una serie di stagioni molto negative all’Old Trafford, nonostante, nel 2018/2019, il francese viva la sua annata migliore di sempre, con 16 gol in 47 partite.
Da lì, la china è discendente. Una serie infinita di infortuni non gli permettono di avere continuità, Pogba sembra spaesato, anche quando scende in campo non è più il campione straripante che si è abituati ad ammirare, ma una pantera un po’ zoppa, incapace dei colpi che, sin lì, lo hanno sempre contraddistinto. Complici, forse, le beghe fuori dal campo (il fratello verrà processato per aver tentato di ricattarlo), Pogba si perde.
Anche per questo nel luglio del 2022 decide di tornare, di nuovo a parametro zero, alla Juventus, lì dov’era stato felice, lì dove si era affermato come uno dei talenti più puri della sua generazione, un ragazzo che sembrava destinato a ereditare da Messi e Cristiano Ronaldo lo scettro di giocatore di calcio più forte del pianeta. Non è andata così. Pogba in due stagioni a Torino ha messo insieme appena 12 presenze, fino al capitolo finale: la positività al testosterone, registrata dopo il controllo anti-doping effettuato al termine di Udinese-Juventus, lo scorso 20 agosto.
Pogba, che ha un contratto in essere da 8 milioni di euro netti a stagione più bonus, è stato sospeso dal Tribunale Nazionale Antidoping e, qualora la positività dovesse essere confermata, oltre a una lunga squalifica potrebbe arrivare la decisione della Juventus di rescindere l’accordo che lega il centrocampista francese ai bianconeri fino a giugno 2026.
Non solo Pogba: gli altri storici casi di doping nel calcio
La positività di Pogba è forse la più straordinaria, in termini di valore del giocatore, dai tempi di Diego Armando Maradona, ma non è certa l’unica (e purtroppo non sarà probabilmente l’unica), che si registra nella Serie A Italiana. In ordine di tempo, il caso di José Luis Palomino è il più recente. Il difensore argentino, risultato positivo al Clostebol dopo un controllo a sorpresa eseguito a luglio del 2022, è stato poi assolto, con l’Antidoping che ha accettato la tesi della contaminazione involontaria.
Storica, nell’ambito delle contaminazioni accidentali, la positività di Marco Borriello, che nel 2007 risultò positivo a prednisone e prednisolone, entrambi cortisonici, ma riuscì a strappare una squalifica di appena tre mesi grazie alla tesi, accolta, che fosse stata la crema vaginale usata da Belen, all’epoca sua fidanzata, ad avergli “trasmesso” la sostanza.
Joao Pedro, per anni simbolo e capitano del Cagliari, oggi al Gremio in prestito dai turchi del Fenerbahce, venne squalificato per sei mesi, nel maggio del 2018, per essere risultato positivo, due volte, all’idroclorotiazide, mentre la procura nazionale aveva proposto una sospensione di addirittura quattro anni.
Andando più indietro nel tempo, Edgar Davids venne sospeso per cinque mesi, nel 2001 per una positività al testosterone, dopo un controllo effettuato al termine di Udinese-Juventus: curiosamente, la stessa sostanza e la stessa partita che riguardano anche Paul Pogba. Ancora, forse qualcuno non lo ricorda, ma anche Pep Guardiola venne squalificato per doping, nel gennaio 2002, per nandrolone, scontando una squalifica di quattro mesi, dopo una richiesta di un anno.
Infine, vale la pena ricordare uno dei casi che più scosse il mondo del calcio italiano, la positività di Angelo Peruzzi, che appena diciottenne venne squalificato per un anno per una positività alla fentermina. Fortunatamente la sua carriera non ne risultò danneggiata.