Squadra Olimpica Rifugiati: una storia di accoglienza e sport

Dal 2016, le Olimpiadi a Rio de Janeiro, è stata istituita dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico) la Squadra Olimpica dei Rifugiati. Questa iniziativa, bella e inclusiva, è stata pensata per quegli atleti che, per persecuzioni o conflitti, hanno dovuto lasciare il proprio Paese.

Com’è nata la Squadra Olimpica Rifugiati?

Foto sfocate e logo in evidenza degli Atleti Olimpici Rifugiati

Squadra Olimpica dei Rifugiati: gli atleti più rappresentativi

Nel 2016, anno delle Olimpiadi di Rio, il Comitato Internazionale Olimpico ha pensato di dare una mano a tutti quegli atleti che, per conflitti interni o persecuzioni, erano stati costretti a lasciare il proprio paese d’origine. Per questa ragione è nata la Squadra Olimpica dei Rifugiati, un vero e proprio faro di speranza e di resistenza.

La partecipazione della Squadra Olimpica pensata per i Rifugiati si è ripetuta in occasione dei Giochi di Tokyo 2020 (svoltisi nel 2021 a causa della pandemia Coronavirus) che ha ancora di più consolidato il ruolo di questa squadra nel movimento olimpico. Il CIO, in collaborazione con l’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), ha infatti selezionato una serie di atleti.

La scelta degli atleti non si basa, dunque, solo sulla qualità nella propria disciplina, ma anche sulla storia che ognuno degli sportivi racconta. Ci sono, infatti, passati di coraggio e di determinazione che rappresentano un grande esempio. Il messaggio di questa squadra non è quindi solo meramente sportivo, ma di grande umanità, inclusione e memoria.

Chi sono gli atleti più rappresentativi?

A Parigi 2024 la rappresentativa degli Atleti Olimpici Rifugiati è composta da 36 atleti che provengono da 11 Paesi diversi e che gareggiano in 12 discipline. Thomas Bach, Presidente del CIO, alla presentazione della Squadra, ha detto che questo tipo di iniziativa serve a veicolare il messaggio di pace, fine ultimo dei Giochi Olimpici sin dai tempi di Pierre De Coubertin.

Tra gli atleti più rappresentativi troviamo Iman Mahdavi, che gareggia nella lotta libera, e Hadi Tiranvalipour, che è un atleta di taekwondo. Iman, iraniano residente a Pioltello, è l’orgoglio del comune lombardo. Da giorni, infatti, svetta sulla facciata del Comune, uno striscione che inneggia all’atleta. Hadi, anch’egli iraniano residente in Italia, parla di quest’occasione come di un sogno che si realizza. Non sono favoriti per l’oro, né sui giornali, ma a parlare sarà, come sempre, il campo.

Storie sportive insomma, ma soprattutto storie di vita. Questi atleti, infatti, sono ragazze e ragazzi che non combattono solo per una medaglia, ma per la propria sopravvivenza. Essere parte della Squadra dei Rifugiati rappresenta una vera e propria rinascita per chi, da sempre costretto a combattere, può sognare ancora grazie allo sport.

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