Gioco e minori: i dati di un interessante studio dal Regno Unito
Resi noti i risultati di un importante sondaggio commissionato dalla UKGC, la commissione sul gioco d’azzardo del Regno Unito. Una fotografia del rapporto tra minori britannici e gioco, che confrontiamo con quanto accade in Italia.
Gioco d’azzardo minorile: i dati di uno studio UK
La UK Gambling Commission (UKGC) ha reso noti i dati del “Young People and Gambling Report”, studio molto atteso sulla situazione britannica sul gioco problematico e soprattutto sul rapporto tra minori e gioco d’azzardo. Si tratta di uno studio sempre autorevole, che dal 2011 fotografa la situazione annuale e, dunque, dal raffronto fra i diversi anni, si possono capire cambiamenti e tendenze.
L’indagine riguarda un campione di 2559 minorenni, di età compresa tra 11 e 16 anni, frequentanti scuole e accademie tra Inghilterra, Scozia e Galles. Il 31% degli intervistati tra 11 e 16 anni ha speso soldi propri in qualsiasi attività compresa nel gambling, negli ultimi 12 mesi. Lo stesso dato era del 37% nell’ultimo report disponibile, ovvero quello del 2020.
Una sensibile diminuzione a cui fanno eco altri dati. Per esempio, si registra il crollo di lotterie e gratta e vinci, passati dal 7 all’1%. Inoltre, il 22% identifica il gioco con le claw machine, macchinette a gancio per vincere i peluche. In generale solo lo 0.9% degli intervistati tra gli 11 e i 16 anni è stato identificato come problematico.
Gioco e minori: la situazione in Italia
Quello che avete appena letto è uno studio molto interessante, che alla fine vede il 2,4% del totale degli intervistati definibile “a rischio”, mentre il 27,3% non presenta alcun rischio dipendenza. E in Italia, come è lo stato delle cose? Anche da noi, del resto, esistono tutele dei minori riguardo al gioco d’azzardo, e in generale per i soggetti deboli.
Esistono vari sondaggi, tra i quali è difficile orientarsi perché non sempre si seguono criteri omogenei. Uno studio ALEA conclude che quasi 1 minorenne su 3 ha provato il gioco almeno una volta, mentre viene definito “problematico” il 3% circa e il 3,5% è considerabile a rischio. Il 45,7% inizia a giocare per curiosità, il 38,6% per divertimento, il 5,4% per noia.
Altro elemento che sarebbe interessante conoscere è quello della consapevolezza del rischio, assente negli studi italiani. Nel sondaggio UKGC il 70% degli intervistati manifestava una buona informazione sui rischi che si corrono, e il 50% ne aveva parlato con un adulto. Altro elemento da approfondire sarebbero i videogame con acquisti in-app, non considerabili azzardo ma che possono indurre comportamenti di dipendenza.