Novità e polemiche del nuovo Mondiale per club 2025

Partirà fra un anno, ma la nuova competizione suscita già forti preoccupazioni, in quanto intasa un calendario già molto affollato. Si giocherà negli USA dal 15 giugno al 13 luglio 2025: ecco tutti i segreti del rinnovato Mondiale per club.

Il formato, l’idea e le squadre del Mondiale per club ‘25

Non è certo una sorpresa. Già nel dicembre 2022 la FIFA aveva dichiarato di star lavorando a una nuova competizione, il mondiale per club, per aggiungere un torneo di prestigio al calendario internazionale. Nonostante lo scetticismo di molte squadre, la decisione è stata votata dal consiglio FIFA, all’unanimità, nel marzo del 2024, andando contro le stesse parole pronunciate dal presidente Gianni Infantino nel 2020.

Allora, infatti, Infantino aveva parlato di meno partite, ma più competitive, per salvaguardare la salute dei giocatori. Evidentemente, deve averci ripensato, se nel frattempo ha messo in piedi un torneo che obbligherà i giocatori a starsene per un mese, a fine stagione, a giocare un torneo che, secondo molti, non verrà approcciato con grande attenzione dalle squadre.

Mondiale per club 2025

Tutti i dubbi sul nuovo Mondiale per club 2025

L’ampliamento della Coppa del Mondo, che dal 2026 vedrà un torneo 48 squadre, il maggior numero di partite previsto dal nuovo formato della Champions League, rendevano già il calendario molto complesso da gestire: sarà interessante vedere in che modo sia i calciatori che i club gestiranno una competizione, a fine stagione, che li obbligherà a un mese supplementare di calcio.

Il formato seguirà il modello della Coppa del Mondo FIFA a 32 squadre, con i club divisi in otto gironi da quattro. Le prime due squadre di ogni girone accederanno agli ottavi di finale, dove si giocheranno incontri a eliminazione diretta fino alla finale.

In caso di parità, ci saranno i tempi supplementari e quindi i rigori, per decidere chi accederà alla fase successiva. Non si giocherà alcuna finale per il terzo posto. Ventinove delle trentadue squadre partecipanti sono già state definite, e possiamo quindi passarle in rassegna.

L’Africa vedrà nel torneo quattro squadre: Al Ahly (Egitto), Wydad (Marocco), ES Tunis (Tunisia), Mamelodi Sundowns (Sudafrica). Stesso numero di club per l’Asia, che hanno qualificato Al Hilal (Arabia Saudita), Urawa Red Diamonds (Giappone), Al Ain (Emirati Arabi Uniti), Ulsan HD FC (Corea del Sud). L’Europa invece manderà negli Stati Uniti ben dodici club: le quattro ultime semifinaliste di Champions e otto altre squadre sulla base del ranking.

Ecco la lista completa. Chelsea (Inghilterra), Manchester City (Inghilterra), Real Madrid (Spagna), Atletico Madrid (Spagna), Bayern Monaco (Germania), Borussia Dortmund (Germania). Paris Saint-Germain (Francia), Inter (Italia), Juventus (Italia), Porto (Portogallo), Benfica (Portogallo), FC Salisburgo (Austria).

Da Centro-Nord America e Caraibi ci saranno invece Monterrey (Messico), Seattle Sounders (USA), Club Leon (Messico), Pachuca (Messico), mentre per l’Oceania parteciperà l’Auckland City (Nuova Zelanda). Il Sudamerica avrà ben sei squadre e saranno Palmeiras (Brasile), Flamengo (Brasile), Fluminense (Brasile), River Plate (Argentina) più la vincitrice della Libertadores 2024 e un’altra squadra ancora da definire. Infine, gli Stati Uniti, come paese ospitante, dovranno confermare un’ultima squadra.

Le critiche e i dubbi

Carlo Ancelotti, dopo la vittoria della Champions League, si era lasciato andare a delle dichiarazioni forti, spiegando, durante un’intervista, che il Real Madrid non avrebbe mai partecipato a questa competizione. Immediate erano arrivate le smentite del club e dello stesso Ancelotti, che aveva spiegato di essere stato frainteso, ma la realtà è che questo torneo fa storcere il naso a molti.

Il punto più complesso e dibattuto riguarda la salute dei calciatori. Questa nuova competizione, infatti, posta peraltro alla fine della stagione, aumenta il rischio che i giocatori subiscano infortuni: ogni squadra giocherà un minimo di tre partite, che possono diventare sette se si arriva in finale.

Il trend, secondo molti, porterà a un inevitabile accorciamento nelle carriere dei calciatori, che, è opinione diffusa, smetteranno di giocare, ad alti livelli, sempre più intorno ai 30 anni. La FIFPRO, un sindacato globale dei calciatori che rappresenta oltre sessantamila atleti, ha affermato che la conferma del torneo da parte della FIFA mostra una “mancanza di considerazione per la salute mentale e fisica dei giocatori”.

In effetti, la sensazione è che i tesserati siano sempre più carne da macello, pedine di una battaglia fra istituzioni calcistiche che combattono per il primato tra gli organi di governo del calcio, e lo fanno a suon di competizioni sempre più mastodontiche.

L’unica soluzione, di nuovo, sarebbe quella di andare nella direzione opposta, ovvero una riduzione della partite, ma è difficile immaginare al momento come si possa creare spazio nel calendario. La FIFA ha già cancellato la Confederations Cup nel 2019, ma avendola sostituita con il Mondiale nel Club non fa testo: bisognerebbe ridurre le partite, e non eliminarle per crearne di nuova.

Una proposta interessante è arrivata dal nuovo allenatore del Bayern Monaco, Vincent Kompany, che ha proposto di introdurre un sistema di “caps”, attraverso cui limitare il numero di partite che un calciatore può giocare durante una stagione, suggerendo un tetto massimo di 65 partite e un minimo di 28 giorni consecutivi di stop all’attività fra una stagione l’altra per ogni tesserato.

Di sicuro, serve elaborare una strategia. In questo momento ci sono calciatori che passeranno dagli Europei di giugno 2024, alle Olimpiadi di luglio 2024, alla nuova stagione sportiva 2024/2025, che si chiuderà con la Coppa del Mondo per club nel 2025 e poi, a seguire, ci sarà la Coppa del Mondo nel 2026: nessuna pausa estiva, e questo è un grande problema.

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