Beppe Marotta, da magazziniere a presidente dell’Inter

La nomina al vertice della squadra interista arriva dopo una lunga gavetta partita dalle serie minori e costellata di intuizioni vincenti. Ecco a voi la storia di uno degli uomini più influenti del calcio italiano: Beppe Marotta.

Storia di Beppe Marotta, l’inizio tra Varese, Monza e Venezia

La storia di Beppe Marotta è una storia romantica. Sebbene il suo personaggio, oggi, non sembra prestarsi a un racconto, la verità è che la carriera del nuovo presidente dell’Inter è stata una lunga rincorsa verso l’alto, contraddistinta da una sequenza perfetta di passaggi, che lo hanno reso oggi il numero uno dei migliori dirigenti, se non il migliore in assoluto, del calcio italiano.

La parabola “marottiana” inizia a Varese, alla fine degli anni ’60, a pochi metri dallo Stadio Ossola, dove la squadra della sua città, in quegli anni, fa la spola fra serie A e serie B. Comincia come apprendista magazziniere: pulisce le scarpe, gonfia i palloni, mette le magliette a lavare dopo le partite. In cambio riceve la tuta del Varese e la possibilità, per lui un sogno, di vedere i giocatori da vicino, di assistere agli allenamenti.

Beppe Marotta, presidente Inter

Beppe Marotta, nuovo presidente dell’Inter

Ricorda, in un’intervista, una partita del febbraio del 1968, Varese-Juventus, durante la quale se ne stava a bordo campo, a 11 anni, a fare il raccattapalle. Una partita storica, perché il Varese vince 5-0 contro i bianconeri, con una tripletta di Pietro Anastasi, il ragazzo di Catania che alla fine di quella stagione se ne sarebbe andato proprio alla Juve, con cui in sette anni avrebbe giocato oltre duecento partite.

Marotta, che andò a scuola, liceo classico con politici come l’ex presidente del Consiglio Mario Monti e l’attuale presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, dopo la maturità si lancia subito nel mondo della dirigenza calcistica. Convince il presidente del Varese a nominarlo, ad appena 19 anni, responsabile del settore giovanile e nel giro di poco tempo diventa direttore sportivo.

Nel 1980, a 23 anni, mette a segno il suo primo colpo di mercato. Porta a Varese un ragazzino di 18 anni, un portiere, che ha visto in una piccola squadra siciliana del campionato nazionale dilettanti, la Pattese. Quel ragazzino si chiama Michelangelo Rampulla e farà una bella carriera, passando da Cremonese e soprattutto Juventus, di cui resterà per dieci anni il secondo portiere.

Anche grazie a questo colpo viene notato dal Monza, che nel 1987 lo mette sotto contratto, con l’ambizione di andare, dalla serie C1, fino alla serie A. Con i brianzoli Marotta resta tre anni, prima di passare da Como, Ravenna e, infine, al Venezia, la prima svolta della sua carriera. In laguna passa cinque anni importanti, soprattutto costruisce una squadra sorprendente, portando alla corte di Maurizio Zamparini il talento, in prestito, di Alvaro Recoba, che farà sognare i tifosi neroverdi.

Recoba, in coppia con Maniero, è autore di una stagione memorabile, il Venezia si salva, il nome di Marotta comincia a girare nelle stanze di club più importanti di serie A. Lo ingaggia allora la Sampdoria, e Marotta ripete il suo spettacolo di magia, fatto di prestiti e svincolati che puntualmente giocano stagioni in overperformance.

A Genova costruisce una delle squadre più divertenti del campionato, e ci riesce convincendo Antonio Cassano a lasciare il Real Madrid per la Samp, che chiude il campionato quarta e arriva ai preliminari di Champions League: la sua coppia d’attacco, Cassano-Pazzini, fa pensare molti tifosi a quella, inarrivabile, tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini.

Marrotta – Juve e la presidenza dell’Inter

A questo punto il talento di Beppe Marotta non è più un segreto per nessuno. È evidente che il suo approdo naturale sia quello di una delle grandi italiane, ed è la Juventus di Andrea Agnelli, innamorato del lavoro del dirigente lombardo a Genova, che se lo accaparra.

Marotta arriva in una Juventus in tono minore. Dopo Calciopoli, dopo anni senza Champions, sono tanti i giocatori che rifiutano il trasferimento a Torino: Marotta deve ricostruire. Comincia con l’acquisto di Andrea Barzagli, che preleva per poco più di mezzo milione di euro dal Wolfsburg. I tifosi mugugnano, non sanno ancora che, per otto anni, Barzagli sarà un perno dell’asse difensivo bianconero.

Prende anche, per 12 milioni, Arturo Vidal, e gli affianca Andrea Pirlo, a parametro zero, dal Milan. In panchina mette Antonio Conte e la Juve, di colpo, rinasce. Nel suo periodo a Torino arrivano giocatori come Carlos Tevez, per appena 9 milioni di euro, oppure Kingsley Coman, che firma da svincolato e viene poi venduto, due anni dopo, al Bayern, per 28 milioni di euro. Di acquisti, cessioni, vittorie, si potrebbe scrivere all’infinito. La Juve torna a essere la corazzata imbattibile di sempre e lui, nel 2018, se ne va, in polemica con l’acquisto, secondo lui sbagliato, di Cristiano Ronaldo.

Il resto è storia recente. La Juventus affonda anche a causa di uno scandalo fiscale scatenato, in gran parte, proprio dall’acquisto di Ronaldo, mentre Marotta approda all’Inter, licenzia Spalletti, porta in panchina Conte, prende Lukaku, Barella, Eriksen, riporta l’Inter sul tetto d’Italia, sino alla finale di Champions. E adesso, per Marotta, dopo la presidenza interista, non è più assurdo, in futuro, immaginare la poltrona più alta della Federazione Italiana Gioco Calcio.

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