Emma Hayes, l’allenatrice simbolo delle donne nel calcio
Due milioni di euro: è lo stipendio che Emma Hayes percepirà dalla fine di maggio per sedere sulla panchina degli Stati Uniti. L’obiettivo, dopo i successi londinesi è quello di conquistare le Olimpiadi. Scopriamo la sua storia.
Chi è Emma Hayes, la nuova coach sulla panchina USA
Emma Hayes è una delle allenatrici di calcio più famose al mondo. L’inglese è alla guida della squadra femminile del Chelsea dall’agosto 2012 e nei suoi dodici anni al comando delle londinesi ha messo in bacheca, fra i tanti successi, sei Women’s Super League (il corrispettivo femminile della Premier League), quattro dei quali, gli ultimi quattro per essere precisi, consecutivi, mentre è ancora in lotta con il Manchester City per il successo di questa stagione.
Nominata Best FIFA Football Coach nel 2021, insignita l’anno seguente del prestigioso titolo di Officer of the Order of the British Empire, OBE, dalla regina Elisabetta, Emma Hayes oggi non è semplicemente una grande allenatrice dal punto di vista tecnico, ma anche una delle più rispettate attiviste per i diritti delle donne nello sport.
I titoli, i premi, i successi sul campo, hanno plasmato, com’è ovvio, la reputazione internazionale di Emma Hayes in quanto donna di calcio, ma lo stesso, se non di più, hanno fatto il suo coraggio e la sua capacità di attirare l’attenzione sulle sfide di genere che riguardano il calcio femminile. Le sue battaglie, in questo senso, hanno contribuito in maniera sostanziale a migliorare le condizioni nel calcio femminile inglese e ad accendere i riflettori sulla necessità di fare di più per quanto riguarda la parità di genere nello sport.Recentemente, ad esempio, Hayes ha aperto una discussione importante sulle donne allenatrici, facendo notare come siano ancora troppo poche le ragazze che decidono, o anche soltanto pensano, di cercare una carriera nello staff di una squadra di calcio. I motivi, come ha spiegato Emma Hayes, partono dalla base, e cioè dalla parte economica: ci vogliono circa più di 12.000 euro per ottenere una licenza da allenatrice in Inghilterra, una cifra notevole, che non è facile mettere insieme.
Hayes, quindi, ha spiegato come sia necessario formare in maniera più attenta e profonda le giocatrici, sostenendole e incoraggiandole nel perseguire una carriera da allenatrici. Ha dichiarato che bisogna pensare a educare le giocatrici già da giovani, magari anche durante le pause per le nazionali, dove ci sono più tempi di inattività. È consapevole che ci sia ancora molto lavoro da fare per colmare il divario con gli uomini, dato che le opportunità sono poche e rare.
Hayes, un simbolo fuori e dentro dal campo
Nella stagione che va a concludersi Emma Hayes non sta vivendo la sua annata migliore. Eliminata dal Barcellona nella semifinale di Champions League, dietro di due punti, ma con due partite da recuperare, campionato, Hayes ritiene che il Chelsea abbia solo una “piccola possibilità” di mantenere il titolo WSL.
Le Blues, infatti, anche se potenzialmente potrebbero raggiungere il City a pari punti, hanno una differenza reti inferiore. Insomma, bisognerà sudare per non chiudere la parabola vincente di Hayes sulla panchina del Chelsea a bocca asciutta. In molti hanno criticato la scelta dell’allenatrice londinese di comunicare la sua decisione di andare negli Stati Uniti con un anticipo di oltre sei mesi.
Inoltre, la stampa ha posto l’accento su come quella di Hayes sembri una scelta più economica, che sportiva, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista etico, soprattutto per un personaggio come lei, sempre molto rigida quando si tratta di commentare comportamenti non considerati appropriati.
Ad ogni modo, quelli contro Hayes sembrano attacchi gratuiti, soprattutto perché la nazionale statunitense resta comunque una delle rappresentative più interessanti e prestigiose del mondo. In aggiunta, la sensazione è che critiche di questo genere non sarebbero mai nemmeno immaginate se al posto di Hayes ci fosse un uomo.
Anche per questo l’ex direttrice sportiva delle Chicago Red Stars ha spiegato in diverse interviste come l’elemento economico non sia in realtà stato determinante per la sua scelta di allenare le nordamericane, mentre invece la possibilità di confrontarsi sullo scenario delle Olimpiadi e della Coppa del mondo abbia fatto la differenza.
La possibilità di conquistare una medaglia olimpica ha insomma giocato un ruolo decisivo per un’allenatrice che è partita dal basso e che arriva da una famiglia molto popolare dei sobborghi londinesi. Oggi Hayes è un vero esempio di caparbietà, ma soprattutto una delle più grandi esperte di calcio a livello mondiale. Sarebbe bello, un giorno, vederla su una panchina di un top club europeo maschile, nella speranza che non venga ancora considerato un evento straordinaria, ma un semplice atto di normalità sportiva.