Farioli, Maresca e tutti gli allenatori italiani emergenti
I due nuovi coach di Chelsea e Ajax costituiscono la punta dell’iceberg di un movimento molto vivace e che continua a dimostrare come la nostra scuola tecnica continui a essere all’avanguardia: ecco perché.
Due allenatori italiani emergenti alla conquista di Inghilterra e Olanda
Quando il Chelsea, lo scorso giugno, ha deciso di licenziare il tecnico argentino Mauricio Pochettino per prendere al suo posto Enzo Maresca in molti sono rimasti stupiti. Da una parte perché i Blues, dopo un’annata molto difficile, avevano dato l’impressione, nell’ultima frazione di stagione, di stare finalmente recependo i dettami tattici dell’allenatore ex Tottenham e PSG.
Dall’altra in quanto, se proprio cambio doveva essere, allora ci si aspettava che a sedersi sulla panchina dei londinese sarebbe stato un nome grosso, uno Zidane, un Klopp, uno Xavi, tanto per intendersi. E invece no, la scelta è ricaduta sull’italiano Maresca, sì reduce da una stagione trionfale alla guida del Leicester, riportato in pompa magna dal Championship alla Premier, ma anche al suo esordio assoluto da capo allenatore nella massima serie inglese.
Un’altra scommessa insomma, che testimonia dell’enorme fiducia che la dirigenza del Chelsea ripone nel quarantaquattrenne salernitano. La sua nomina, però non è significativa soltanto a livello individuale, ma in quanto è l’ennesima dimostrazione della grande stima che la scuola tecnica italiana suscita nel mondo del calcio, a livello internazionale.Quello di Maresca, infatti, non è l’unico profilo italiano che in questa estate 2024 è andato a finire su una panchina estera di grande prestigio. Insieme a lui, c’è infatti anche Francesco Farioli, il vero astro nascente degli allenatori italiani, un ragazzo che a 35 anni ha già messo insieme esperienze di grande prestigio e che, dopo un’ottima annata al Nizza, portato in Champions League nella passata stagione, ha ricevuto la chiamata dei Lancieri d’Olanda, chiamati a ricostruire dopo un biennio molto tormentato.
Farioli, che ha iniziato nello staff di Roberto De Zerbi a Sassuolo e Benevento, si è fatto le ossa in Turchia, al Fatih Karamguruk e poi all’Alanyaspor, prima di approdare, lo scorso anno, alla Ligue 1 francese, dove, come si menzionava poco sopra, ha stupito con il suo gioco moderno, intenso, capace di tirare fuori il massimo dai calciatori a disposizione.
De Zerbi, appena citato, non è probabilmente più citabile come “emergente”, visto che si avvicina ormai al decimo anno di carriera, ma lo è invece, anche se non più di primo pelo, Vincenzo Vivarini, tecnico del Frosinone di cui lo scorso anno, al suo terzo anno al Catanzaro, si sono finalmente accorti in molti e di cui a lungo si è parlato anche per una panchina in serie A.
Come lui, in quanto all’età non più giovanissima, ma con una panchina in Serie A raggiunta, è Paolo Vanoli, tecnico emergente che si è conquistato la chiamata del Torino grazie a uno straordinario biennio alla guida del Venezia, una macchina perfetta con cui ha ammaliato nel campionato di B.
Aquilani, Possanzini, Caserta: saranno, forse, famosi
Ancora in attesa di una chiamata importante, ma con un tam-tam mediatico che comincia a farsi sempre più forte, ci sono alcuni tecnici che, nelle categorie inferiori del calcio italiano, hanno fatto benissimo nelle ultime stagioni e sono ormai in rampa di lancio.
Alberto Aquilani, ex Roma, Milan e Fiorentina, fra le altre, è ad esempio un tecnico che, dopo quattro stagioni nei ranghi delle giovanili viola, l’anno scorso ha fatto il grande salto, passando al Pisa e dando subito l’impressione di essere un allenatore con idee chiare e moderne, destinato molto presto a potersi giocare una possibilità importante.
Ancora più forte sono le fanfare che riguardano il Mantova di Davide Possanzini, che lo scorso anno ha letteralmente demolito il campionato di serie C, riportando i lombardi nella cadetteria con un calcio propositivo e iper-accelerato, una novità assoluta per il terzo livello del calcio italiano.
Possanzini, figlio (per così dire) del gioco posizionale di De Zerbi, è già nel mirino di squadre importanti e la prossima stagione gli servirà da definitiva conferma, per capire se la struttura tattica, profondamente improntata su marcature preventive e riaggressione, immaginate come antidoto alle fasi di non possesso, si confermerà a un livello più alto.
E poi c’è Fabio Caserta, che nella prossima stagione raccoglierà la difficile eredità di Vivarini al Catanzaro. Nel 2023/2024, al Cosenza, Caserta ha riportato in auge un modulo oggi poco usato in Italia, il 4-4-2, trasformato spesso in un 4-2-4 molto fluido attraverso dei principi di gioco un po’ in controtendenza rispetto alla moda del possesso palla a tutti i costi.
Le squadre di Caserta giocano sviluppandosi lungo gli esterni, e tenendo il dinamismo complessivo come stella polare. Anche per lui, la prossima stagione sarà determinante e potrebbe portare, in caso di risultati molto positivi, a una chiamata da un club con ambizioni più importanti.