Figli d’arte in Serie A: da Thuram a Weah, fino a Simeone

In principio fu la famiglia Maldini, che con Daniel, oggi al Monza, è alla terza generazione di giocatori di alto livello. Ma sono tanti, in questa stagione, i figli che cercano di raccogliere l’eredità dei padri. Scopriamo i più famosi.

I figli di George e Lilian, esordio in Serie A

Molti milanisti, la scorsa estate, sono rimasti di stucco quando uno dei loro idoli incontrastati, George Weah, un’icona assoluta soprattutto per i tifosi rossoneri cresciuti negli anni Novanta, ha dichiarato (e non era la prima volta) la sua fede juventina. E c’è da credere che proprio il tifo sfegatato per i bianconeri dell’ormai ex presidente della Liberia abbia giocato un ruolo importante nella scelta del figlio Timothy di firmare, quest’estate, un contratto quinquennale con la Juventus.

Timothy Weah è uno dei nomi più noti fra i figli d’arte che oggi popolano la Serie A, quasi una tendenza che in questa stagione ha portato il nostro campionato a ospitare i pargoli di tante stelle che hanno fatto la storia del calcio in Italia.

Stadio di calcio, logo Serie A

Tutti i figli d’arte in Serie A

Weah, una seconda punta riconvertita come esterno a tutta fascia che peraltro sta vivendo una stagione di alti e bassi alla Juventus, è arrivato a Torino dal Lille per una cifra intorno ai 10 milioni di euro. Le quattro stagioni in Francia lo hanno consacrato come giocatore di buon livello, ma che non ha del tutto confermato, specie per quanto riguarda le qualità sotto porta, le aspettative che si erano aperte all’inizio della sua carriera. Il tempo per crescere ancora, a 24 anni, c’è comunque tutto.

Un giocatore sulla cui juventinità non ci sono invece mai stati dubbi, e che nella Juventus ha fatto la storia, con 204 presenze e due scudetti vinti, è Lilian Thuram. Suo figlio Marcus però non ha ripercorso le orme del padre, né in campo, né per quanto riguarda la maglia. Se Lilian infatti è stato uno dei difensori più forti e temuti del decennio 1996-2006, Marcus ha invece scelto di giocare davanti, con caratteristiche tecniche di grande versatilità, che lo portano a muoversi su tutto il fronte d’attacco, mostrando inoltre anche importanti doti fisiche e atletiche.

Marcus Thuram, a differenza di Timothy Weah, ha avuto un impatto devastante sulla Serie A. Arrivato a parametro zero dai tedeschi del Borussia Mönchengladbach per sostituire un certo Romelu Lukaku, il figlio di Lilian non ha per nulla avvertito la pressione di un cognome tanto pesante e in questa stagione ha già messo a referto 12 gol e 11 assist in 33 presenze.

Un bottino di tutto rispetto, che, come se non bastasse, farà mangiare le mani ai cugini del Milan: in estate, i rossoneri sembravano in netto vantaggio sul ventisettenne talento francese, ma sono stati superati all’ultima curva dal solito Marotta. È anche per questo che i milanisti hanno dovuto puntare, all’ultimo momento, sulla soluzione d’emergenza Jovic.

Chiesa, Maldini, Simeone: figli d’arte già noti in Italia

Se Timothy Weah e Marcus Thuram si sono presi le copertine dei giornali negli scorsi mesi, rappresentando la novità dei nuovi figli d’arte sbarcati in Serie A, non bisogna però dimenticare che di storie di famiglia, nel nostro campionato, ce ne sono in verità già diverse altre.

Proprio nella Juventus, insieme a Weah, gioca infatti un certo Federico Chiesa, figlio del mitico Enrico, che negli anni Novanta era uno dei migliori attaccanti italiani, in un periodo nel quale là davanti giocavano fenomeni come Roberto Baggio, Christian Vieri, Alessandro Del Piero, solo per citarne alcuni.

Federico Chiesa, arrivato alla Juve nel 2020 dalla Fiorentina per 40 milioni di euro più bonus, è uno dei talenti più altalenanti del calcio italiano. A dire il vero, è l’ultima stagione e mezzo in bianconero, complici anche il brutto infortunio al crociato e le tante incertezze dell’ambiente juventino, ad averne fermato una crescita che sino al gennaio del 2022 sembrava davvero inarrestabile.

Parlando di figli d’arte in Serie A non si può certo evitare di passare dal mitico Cholito, il figlio di Diego “Cholo” Simeone, oggi allenatore dell’Atletico Madrid, in passato roccioso mediano di Lazio e Inter. Nato a Buenos Aires nel 1995, Giovanni Simeone è arrivato in Italia, dal River Plate, già sette anni fa.

Allora il suo acquisto, per 3 milioni di euro, venne portato a termine dal Genoa e con la maglia dei rossoblu, già all’esordio, il figlio di Diego mise insieme, a 21 anni, una bella stagione, con 13 gol in 16 presenze, che gli valsero la chiamata della Fiorentina. Da lì tanti alti e anche tanti bassi, con i passaggi da Cagliari, Verona, e infine la chiamata del Napoli, dove è alla seconda stagione da vice Osimhen.

Infine, ecco Daniel Maldini, di certo il figlio d’arte con il cognome più pesante fra quelli che oggi si disimpegnano in Serie A. Essere il discendente diretto di uno dei più grandi calciatori della storia del calcio italiano non è per niente semplice. Eppure Daniel, lasciato il Milan, sta lottando con personalità per trovare il suo spazio e a 22 anni, alla sua terza esperienza lontano da casa (dopo Spezie ed Empoli è da poco passato al Monza), ha ancora margine per togliersi di dosso l’etichetta di “figlio di”.

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