Intervista esclusiva: avvocati Maggesi e Aniballi sul gioco illegale, la ludopatia, il Decreto Dignità e…

In questa intervista esclusiva con gli avvocati Fabio Maggesi e Matteo Aniballi del rinomato studio internazionale MepLaw, abbiamo approfondito temi sempre attuali ma quanto mai caldissimi: il gioco illegale, la ludopatia, le legislazioni in Italia e nei principali paesi e l’utilità del Decreto Dignità.

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Il podcast di Siti scommesse, edizione speciale
Qui puoi trovare l’intervista integrale che la nostra redazione ha realizzato in esclusiva agli avvocati F. Maggesi e M. Aniballi.

Iniziamo con un paio di domande più teoriche, le cui risposte però è bene avere chiare. Dal punto di vista giuridico, quando il gioco viene definito d’azzardo?

Dal punto di vista giuridico la normativa italiana prevede già una ben precisa definizione del gioco d’azzardo grazie all’articolo 721 del Codice penale italiano. E per l’appunto sono giuochi d’azzardo quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente o quasi aleatoria. Quando parliamo di aleatorietà, ovviamente parliamo di probabilità e non di abilità.

Questo significa chiaramente che il gioco d’azzardo potrà definirsi tale quando questo soddisfi alcune caratteristiche chiave che coinvolgono scommesse di denaro o altri beni di valore su un risultato da considerarsi incerto. Le caratteristiche principali includono, quindi, l’incertezza della vincita, il vincolo monetario perché per parlarsi di gioco d’azzardo deve esserci un esborso economico e una potenziale vincita con un elemento di fortuna che però non è caratterizzante.

Parlando di gioco d’azzardo, possiamo citare scommesse e giochi da casinò. Ci sono due modalità principali, ovvero il gioco online e i casinò o le agenzie fisiche. Dal punto di vista giuridico ci sono delle differenze?

Sì, ci sono ovviamente delle differenze. Premettendo che in entrambi i casi vengono richieste delle licenze, che dipendono dalle diverse giurisdizioni, la differenza tra il gioco online e fisico impatta sicuramente per un livello di sicurezza del gioco: un gioco presso un casinò fisico può garantire una maggior sicurezza a un giocatore, al contrario ci sono siti di scommesse online che non possono garantirla poiché non in possesso di tali licenze. Ciò può implicare delle difficoltà soprattutto nel riscuotere le somme vinte perché, per esempio, nelle giurisdizione in cui opera tale casinò online non c’è una licenza ADM.

Altra questione è il trattamento dei dati personali dell’utente. Nel gioco online, se i siti non sono legali, i dati dell’utente potrebbero non essere trattati in modo adeguato, a differenza, di quello che invece accade in un casinò fisico.

Collegandoci proprio a questo punto, cosa distingue il gioco online illegale da quello legale?

È una delle tematiche più calde, visto quello che sta accadendo nel mondo del calcio. La differenza è sostanziale. Quando parliamo di gioco legale, trattiamo un gioco normato, un gioco che garantisce una licenza, una regolamentazione, una verifica dell’età dell’utente che scommette, una trasparenza nei pagamenti, una protezione del giocatore. Ovviamente questo non avviene all’interno di piattaforme di gioco illegali. E con illegali non intendiamo solo società che non utilizzino software compliance ma anche società che sono in una giurisdizione al di fuori dell’Italia.

Infatti, queste potrebbero non essere in possesso di una licenza di gioco riconosciuta dall’ADM per l’online, la cosiddetta GAD, quindi l’autorizzazione per il gioco a distanza. E questa si ottiene per l’appunto a seguito di un’attenta procedura che l’ADM e, successivamente SOGEI, mettono in pratica al fine di tutelare non soltanto il giocatore ma anche l’erario e tutti quei soggetti che vengono coinvolti quando si gioca una scommessa. Il nostro consiglio è quello di giocare su piattaforme riconosciute dallo Stato italiano e il periodo che stiamo vivendo, ci insegna per l’appunto questo.

Focalizziamoci proprio sulla licenza ADM che avete menzionato. Cos’è esattamente e cosa deve fare un operatore per ottenerla e quindi operare legalmente in Italia?

È una domanda che meriterebbe ore di approfondimento ma cercando di essere sintetici, la licenza ADM è una licenza riconosciuta dall’Agenzia Dogane e Monopoli. L’ADM è quell’ente governativo responsabile della regolamentazione e della supervisione del gioco d’azzardo, comprensivo del gioco d’azzardo in senso stretto e i cosiddetti skill game che poi successivamente sono stati normati anche in Italia. Ottenere una licenza ADM è un requisito fondamentale: senza una licenza autorizzativa non è possibile poter raccogliere scommesse. Quindi, per poter operare legalmente in Italia è necessario ottenere una licenza di gioco. Queste possono essere diverse, come la licenza di gioco a distanza, cosiddetta GAD, che permette di raccogliere scommesse tramite piattaforme.

Per ottenere la licenza ADM si può partecipare a un bando o acquisire una società che già è in possesso di una licenza di gioco terrestre e di gioco a distanza. È un procedimento lungo e un po’ ostico al quale il bookmaker deve sottostare. Questo comprende tutta una parte anche di valutazione della domanda e tutta una parte di diligence relativa all’operatore e ai soci facenti parte della compagine societaria che intenderà quindi acquisire la licenza.

Non finisce qui perché, una volta ottenuta la licenza, bisogna anche mantenerla, con una serie di adempimenti legati alla conformità dei requisiti legali. L’operatore deve dimostrare di essere conforme alle leggi italiane sul gioco d’azzardo, inclusi i requisiti di sicurezza, di prevenzione della frode e tutta una serie di sistemi che debbano necessariamente garantire il cosiddetto gioco responsabile. Il detentore della licenza è tenuto poi ad una sorveglianza continua e continuativa da parte della ADM, al fine di garantire il rispetto di tutte le normative legate al gioco e anche alla antiriciclaggio.

È opportuno ricordare ulteriormente che si gioca in Italia esclusivamente su piattaforme o in PVR licenziati dallo Stato italiano. Non consiglierei mai a nessuno di fare diversamente ma abbiamo vissuto dei periodi abbastanza complicati in Italia, dove proliferavano piattaforme di gioco non licenziate ma comunque esistenti e abbiamo visto che è meglio seguire questo tipo di percorso anche per la tutela dell’utente finale.

In merito ai passaggi per ottenere la licenza ADM che avete descritto, quali sono i punti di forza di queste verifiche e che, appunto, hanno il fine di dare una maggiore tutela all’utente?

Avere alle spalle un ente, in questo caso lo Stato e l’Agenzia Dogane e Monopoli, è fondamentale per la garanzia della scommessa per l’utente. Partiamo dalla sicurezza del dato. L’ADM ha l’obbligo di verificare tutta una serie di elementi finalizzati alla sicurezza del dato e delle informazioni personali dell’utente che scommette. L’operatore deve dimostrare che ha misure adeguate per proteggere i dati sensibili del giocatore. A questo si aggiunge il cosiddetto totalizzatore nazionale.

Il totalizzatore nazionale è un sistema di controllo e convalida del gioco pubblico che consente la verifica degli adempimenti dei concessionari e la garanzia e la trasparenza per l’utente finale. Inoltre, il gioco deve considerarsi equo che è uno degli elementi fondamentali per poter parlare di scommessa sicura. Quindi, l’ADM esamina l’equità del gioco offerto da ogni singolo operatore per garantire che il gioco sia basato su un generatore di numeri casuali, il cosiddetto RNG. Questo è fondamentale per poter garantire l’aleatorietà di cui parlavamo poc’anzi.

Ultimi punti, ma non meno importanti, ci deve essere una prevenzione affinché non ci sia riciclaggio di denaro da parte dell’operatore che raccoglie le scommesse e, soprattutto, la protezione del minore. Ovvero, accertare con una certificazione che il soggetto abbia compiuto la maggiore età. Il gioco responsabile è uno degli elementi che deve essere messo in chiaro in una sezione ad hoc del sito internet. Tutti questi sistemi diventano sostanziali e capisaldi di un gioco che viene tutelato dall’ADM e da SOGEI, affinché l’operatore garantisca tutta questa serie di elementi fondamentali così che il gioco possa considerarsi lecito, trasparente e responsabile.

Giusto per ribadire ancora una volta questo aspetto che è molto importante, cosa rischia, dal punto di vista giuridico, un utente che decide di utilizzare invece un sito di gioco non ADM?

In generale, l’utilizzo di siti di gioco non autorizzati comporta una serie di rischi che vanno oltre quelli legali, anche di sicurezza e protezione del giocatore. Il gioco su siti non autorizzati ADM è illegale e nel caso in cui, eventualmente, un soggetto venga condannato, potrebbe essere ad esso comminata una sanzione penale: un’ammenda che può andare dai 51€ ai 516€ o, addirittura, un arresto che può arrivare fino a tre mesi. Ciò in applicazione della legge 401 del 1989.

Inoltre, i rischi che può subire un giocatore su un sito non autorizzato da ADM possono riguardare anche la sicurezza dei propri dati personali, perché ovviamente gli operatori non autorizzati potrebbero non avere le stesse misure di sicurezza del trattamento del dato e, quindi, i dati personali ma anche finanziari potrebbero essere trattati in modo illecito.

Altrettanto, la non supervisione da parte dell’ADM potrebbe comportare una mancanza di equità proprio nello svolgimento del gioco stesso. Il giocatore è quindi più soggetto a rischi di frode e truffe. A questo, si aggiungono anche una totale assenza nella tutela dei minori e delle possibili difficoltà per ciò che attiene al ritiro delle eventuali vincite conseguite.

A proposito di siti ADM, sono in aumento gli skill game che vengono proposti. Qual è l’attuale inquadramento di questa categoria?

Lo skill game vive di una storia piuttosto recente, perché fino a una ventina d’anni fa, non era neanche elencato nei giochi normati o licenziati. Iniziamo col dire che lo skill game, come dice la parola stessa, è un gioco di abilità. Quindi, la differenza tra il gioco d’azzardo e lo skill game è che, nel primo, viene alla luce la cosiddetta aleatorietà e, quindi, la fortuna vince sull’abilità.

Quando invece parliamo di skill game, la percentuale di abilità sulla fortuna è superiore e qui ritroviamo i giochi di carte o i giochi di sorta. Oggi, gli skill game continuano ad essere considerati giochi di abilità. C’è stato un recente adeguamento da parte dell’ADM che ha pubblicato una versione 2.0 delle nuove guide ufficiali per la certificazione dei software relativi ai game, perché anche gli skill game comunque prevedono all’interno di piattaforme di gioco come quelle definite fino ad ora, l’esborso di una partecipazione in denaro.

Passiamo a un tema più delicato: la ludopatia. Quali sono le forme di tutela che la legge prevede per le famiglie dei ludopatici e come poter rientrare nel debito di gioco?

In Italia, le famiglie dei ludopatici e i giocatori d’azzardo possono beneficiare di diverse forme di tutela e supporto, mentre gli operatori del gioco d’azzardo hanno regole specifiche da seguire per poter eventualmente recuperare le somme perdute. Nel nostro paese sussistono dei centri specializzati nella prevenzione e nel trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo, i quali offrono consulenza, sostegno psicologico e terapie per i giocatori problematici e per le loro famiglie.

Altri benefici possono essere, per esempio, l’autoesclusione, cioè i giocatori d’azzardo problematici e i loro familiari possono richiedere l’autoesclusione da siti di gioco d’azzardo autorizzati e questo impedisce loro l’accesso ai giochi online o ai casinò fisici per un periodo specifico, al fine di prevenire ulteriori problematiche da un punto di vista dell’indebitamento.

Poi sussistono anche delle associazioni o gruppi di supporto. Ci sono appositi spazi di associazioni che possono assistere i giocatori d’azzardo e le loro famiglie, come ad esempio i giocatori anonimi. Questi gruppi offrono un ambiente di sostegno e condivisione di esperienze tra persone che affrontano problematiche afferenti al gioco d’azzardo.

Per quanto attiene invece all’eventualità di un recupero del debito, il caso di dipendenza confermata, fa sì che gli operatori di gioco d’azzardo potrebbero essere obbligati a sospendere o annullare il debito dei giocatori problematici. Bisogna però circoscrivere a particolari circostanze: non possiamo ogni volta immaginare di poterci appellare alla ludopatia per annullare le perdite. Se ne ricorrono i presupposti e c’è una patologia conclamata, solo allora, possiamo, noi avvocati, provvedere ad intervenire.

Un altro tema caldo riguarda il Decreto Dignità. Cito: “il D.D. vieta qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativi a giochi o scommesse con vincite in denaro”. Alcuni operatori hanno raggirato questo divieto pubblicizzando la sezione news del proprio sito. Ad oggi, quanto ha ancora senso questo provvedimento? E soprattutto è il divieto di pubblicità, un modo per arginare il gioco d’azzardo, visto il ruolo che stanno avendo i social network?

Ha citato esattamente l’articolo 9 del D.D., quello che è stato più pubblicizzato in assoluto. E, infatti, all’inizio, si discuteva di questa terminologia della parola “indiretta” perché la difficoltà era capire cosa si intendesse per indiretta. Si è arrivati, invece, ad oggi, dove, diametralmente all’opposto, siamo riusciti ad arginare in qualsiasi modo il problema. Quindi il concetto di indiretto è stato scavalcato. È inutile citare tutti i gruppi Telegram che esistono per promuovere le scommesse non solo legali ma anche illegali e, quello che lei dice, è un fenomeno che è ormai iniziato da un paio d’anni.

Ricordiamoci che il D.D. è del 2018 e il primo anno è stato un periodo piuttosto complesso in cui ci si è posti molte domande con riferimento alla possibilità di pubblicizzare o promuovere. Oggi, quasi non se ne parla più. Hanno creato delle “testate giornalistiche”, perché molto spesso vengono registrate come tali, nelle quali il bookmaker fa comunicazione mantenendo il nome del brand. Abbiamo praticamente arginato il problema. Il mio pensiero è che, oggi, questo articolo non ha più senso di esistere: abbiamo una norma che vieta ma, chiunque riesce ad eluderla e ben pochi vengono sanzionati. I social network poi non aiutano. Non credo di aver mai visto una sponsorizzazione sul gioco nelle stories di IG in cui viene indicato il termini #adv, nonostante ci sia un obbligo.

Il D.D. non ha più valore, se si vuole veramente far fronte al gioco d’azzardo nei termini della ludopatia, dobbiamo semplicemente sensibilizzare che cosa effettivamente sia il mercato del gioco. Mercato del gioco che ritengo essere un mercato sano se promosso con intelligenza e se giocato con la testa. Ricordiamoci che è un gioco ed è giusto che ci sia.

Avete parlato dell’importanza di una corretta informazione e in tal proposito, nonostante gli sforzi del Governo e delle Forze dell’ordine, secondo le ultime stime, il giro d’affari del gioco illegale in Italia si aggirerebbe intorno ai 25 miliardi di euro. Conoscendo voi anche la situazione in altri paesi, quali sarebbero delle misure efficaci da attuare per contrastare il gioco illegale?

Sicuramente sarebbe necessaria una regolamentazione più rigorosa: rafforzare e rendere più stringenti le leggi e i regolamenti relativi al gioco d’azzardo per ridurre le opportunità per siti internet e organizzazioni illegali di operare. Sarebbe altrettanto necessario migliorare la sorveglianza online, investire in tecnologie avanzate per monitorare e identificare siti web di gioco d’azzardo illegali, nonché per rilevare transazioni sospette e finanziamenti altrettanto illeciti.

Bisognerebbe auspicare anche a una collaborazione internazionale proprio perché, a volte, sappiamo che vengono concesse delle licenze che consentono di operare online in altri Paesi. A questo aggiungiamo, una maggiore sensibilizzazione e prevenzione, implementare programmi che informino il cittadino sui rischi associati al gioco d’azzardo e promuovere la consapevolezza ma anche le difficoltà che si possono riscontrare utilizzando siti illegali. E a questi poi, potrebbero essere irrogate sanzioni più severe.

Potrebbe essere aumentato il monitoraggio dei pagamenti, quindi creare una collaborazione con istituti finanziari per verificare e regolare i pagamenti associati al gioco d’azzardo e, in ultimo, anche un’educazione e prevenzione affidata alle Regioni.

Il vostro studio legale presta assistenza in diversi paesi oltre all’Italia, come Malta, Regno Unito e Curaçao. Quali sono le principali differenze a livello giuridico sia per gli operatori e che per gli utenti in questi paesi? C’è una legislazione che, secondo voi, funziona più di un’altra?

Ogni giurisdizione ovviamente ha le sue peculiarità, noi ci occupiamo di aiutare gli operatori da qualunque parte del mondo intendano operare per l’ottenimento di licenze. La domanda da porsi, piuttosto, è, perché decidono di scegliere quelle giurisdizioni per l’ottenimento della licenza? Io risponderei per la velocità: l’ottenimento della licenza e quindi l’autorizzazione in alcuni paesi si ha in 30, 60 o 90 giorni. Quindi, molto spesso si ha una praticità di esecuzione. Se si intende fare un business in un altro Stato, lo si riesce a fare in maniera molto più veloce rispetto all’Italia.

Abbiamo parlato di Curaçao. Curaçao, a settembre, ha modificato sostanzialmente tutto quello che è la procedura di ottenimento di una licenza ma fino a pochi giorni fa era molto semplice. Loro dicono essere una procedura molto scrupolosa, e forse lo è, ma nulla a che vedere con l’essere scrupolosi dell’Agenzia Dogane e Monopoli italiana. Con tutte le criticità dell’Italia, la maniacalità con cui noi intendiamo affidare una licenza, è molto più importante di quella che avviene all’interno di altre giurisdizioni.

Questo non significa che non si abbiano comunque delle giurisdizioni in cui questo non venga fatto bene. Malta o la Gaming Authority in UK svolgano adeguatamente questa tipologia di controllo. Diventa quindi complesso poter rispondere in maniera precisa a questa domanda: ogni giurisdizione ha le sue peculiarità. Se un imprenditore decide di andare fuori per semplicità, tassazioni e velocizzare i tempi, sappia che non potrà operare nel mercato italiano fino a che non ha ottenuto una regolare licenza ADM.

Pensate che la legislazione sul gioco d’azzardo in Italia risulti chiara sia per gli operatori che per i giocatori? O ci sono dei punti che sono spesso oggetto di controversie e che sarebbe meglio approfondire?

Il problema dell’Italia è che abbiamo avuto troppe modifiche normative in questi anni, sia da parte del giocatore che da parte dell’operatore. Quindi, la chiarezza e la coerenza nell’applicazione variano di periodo in periodo e possono mandare in confusione il giocatore finale. Non ci sono però dubbi su cosa sia lecito e cosa non lecito.

Ritornando al fatto di cronaca delle scommesse illegali, non ci sono dubbi sui siti da utilizzare e come riconoscerli dagli operatori illegali e il requisito di legge si desume andando a leggere banalmente quelli che sono i disclaimer di un sito web. Se il disclaimer è confuso o poco trasparente, questo deve metterci personalmente in una condizione di massima attenzione.

Al contrario, se entriamo in un sito web e vediamo il logo del timone ADM, il logo del gioco responsabile, gli avvertimenti sulla ludopatia, un numero di licenza CAD, non vi è dubbio che quello è chiaramente un sito legale. Ritengo dunque che parte della responsabilità legata alla comunicazione sul gioco responsabile e su ciò che è lecito e ciò che non è lecito sia da attribuire allo Stato. Una parte di responsabilità, resta però anche all’utente finale che ha tutti gli strumenti per capire cosa sta facendo, come lo sta facendo e su quale piattaforma sta giocando. Combattiamo il gioco illegale, stiamo noi per primi attenti a scommettere su piattaforme che evidenziamo come lecite, facendo banalmente attenzione a quegli elementi che citavo prima.

Abbiamo toccato tantissimi punti, alla luce di quanto emerso, quale futuro vedete per il gioco d’azzardo in Italia?

Il gioco d’azzardo riteniamo che non morirà mai. Siamo stati il primo paese che ha introdotto il gioco d’azzardo con l’apertura del primo casinò al mondo, parliamo del XVII secolo, era il Casinò di Venezia. Siamo un paese di navigatori, ma anche un paese di giocatori. Quello che noi prevediamo è il prosieguo di un’attività di gioco, speriamo sempre più lecita e ci auguriamo anche una maggiore regolamentazione. Il giocatore però, ripetiamo, deve essere responsabile delle sue scelte.

Prevediamo delle piattaforme sempre più tecnologiche, innovative, si va sempre più verso la scommessa con moneta elettronica. Speriamo in una maggiore previdenza e prevenzione rispetto alla dipendenza del gioco ma lo Stato sta facendo bene in quel senso, esistono tante associazioni che aiutano proprio a combattere e a curare la ludopatia.

Quello che spero personalmente è il cosiddetto contenimento del gioco illegale. Abbiamo gli strumenti per farlo, dobbiamo far sì che queste piattaforme non proliferino in Italia perché dobbiamo andare alla ricerca di un equilibrio tra la protezione del consumatore e l’industria del gioco legale.

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