Intervista esclusiva: Ernesto Chevantón si racconta a sitiscommesse.com

In questa intervista esclusiva per sitiscommesse.com, l’ex attaccante uruguaiano Ernesto Javier Chevantón ci ha raccontato del suo amato Lecce di nuovo in A, del suo passato come bomber e del suo futuro come allenatore. A fine pagina, trovate il video con l’intervista integrale.

Il Lecce è tornato in Serie A, è record di abbonamenti e avete già dimostrato di essere una squadra molto solida. Cosa ti aspetti da questa formazione in questa Serie A 2022/23? Obiettivo salvezza o possiamo alzare un po’ di più l’asticella?

Ernesto Chevanton che esulta con la maglia del Lecce

L’ex bomber del Lecce Ernesto J. Chevanton.

La tifoseria del Lecce è una tifoseria meravigliosa. Ci sta accompagnando in Serie A, ma ci è stata vicino anche quando eravamo in Serie C e stavamo attraversando momenti difficili. In questa Serie A, il Lecce se la può giocare, come si è visto nella prima partita contro l’Inter, dove è stato sempre all’altezza e ha perso dopo il 90º minuto. Per me può sorprendere, è una squadra con molti giovani e con un margine di crescita molto importante. Se la dovrà giocare e dovrà tenere duro perché il campionato di Serie A è difficile e ci sono squadre attrezzate. Da tifoso e da ex giocatore del Lecce, il mio augurio è che riesca a salvarsi.

Quest’anno però c’è una partita che mancherà, ovvero il derby contro il Bari. Tu sai che i derby sono molto sentiti qua in Italia, come hai vissuto questi match? Ti mancherà questa competizione?

Il derby è sempre una partita separata dal campionato che stai giocando. Io ho avuto la fortuna di giocarli, di vincerli e, purtroppo, anche di perderli. Addirittura, mi è capitato di salvarmi vincendo un derby a Bari nel 2010, siamo rimasti in Serie A ed è stata una gioia immensa. È meglio così. Vuole dire che noi in questo momento siamo superiori al Bari, noi ci troviamo in Serie A e loro in Serie B.

Siamo tornati meritatamente. La società, il presidente e il direttore sportivo sono stati in grado di raggiungere obiettivi importanti. Dalla Serie C alla Serie B, hanno vinto il campionato il primo anno, hanno perso le finali, poi l’anno scorso sono saliti in A. Del Bari mi interessa ben poco, sono problemi loro. Io guardo soltanto il Lecce, è la squadra che amo e vorrei per lei il meglio possibile.

Rimanendo in ambito Lecce, abbiamo trovato delle notizie non proprio chiare sul tuo ruolo come attuale allenatore dell’Under 15 del Lecce. Ci puoi fornire qualche informazione in più, in modo da chiarire questa situazione.

Il mio contratto con il Lecce è finito il 31 luglio. Ho avuto la possibilità di parlare con il direttore sportivo, Pantaleo Corvino, e la sua idea era di farmi continuare con lo stesso gruppo di ragazzi dell’Under 15, passati alla 16, quindi con lo stesso gruppo di due anni fa. L’Under 15 è stato un campionato nuovo per me, nuovo anche per i ragazzi, perché arrivavano da due anni di pandemia dove non avevano giocato. È stato difficile, però abbiamo svolto un ottimo lavoro, facendo risultati contro squadre al nostro livello.

A Corvino ho detto che avrei voluto salire di almeno una categoria. Mi è servito per imparare tante cose, però l’Under 15 è un settore dove “ho fatto un po’ di fatica”, nel senso che sono molto competitivo e vorrei esprimermi ancora di più. L’idea del direttore però era far salire ogni allenatore con le proprie categorie, quindi ho preferito rifiutare.

Ho un bel rapporto sia con il presidente del Lecce sia con il direttore sportivo, è come un padre per me. Ma, in questo momento, preferisco stare a casa e aspettare. So che manca il secondo della Primavera, magari, potrei tornare utile in questo ruolo. Purtroppo, tutte le categorie hanno un allenatore e hanno già iniziato da qualche settimana. Io vorrei crescere ancora, voglio imparare, sono una persona che si mette subito a disposizione. Quindi, ripeto, sono a casa e se ritengono che possa essere utile, mi faranno sapere.

Speriamo di rivederti presto. A proposito di categorie, tu hai giocato sia in Serie A che in Serie B. Quali sono, secondo te, le principali differenze tra questi due campionati?

Il Lecce in Serie B è una squadra che ha un peso, ha una storia. Tutte le volte che il Lecce ha giocato un campionato di Serie B ha sempre puntato a salire e, infatti, è molto rispettato anche in A. Sono due campionati diversi. Io ho avuto la fortuna di giocare il campionato di Serie B e salire in Serie A. La B è un torneo duro, dove trovi squadre toste in campi difficili in cui giocare. In Serie A, togliendo le grandi, con le altre te la giochi, e con quelle a metà classifica cerchi sempre di puntare almeno al pareggio.

Comunque sono 2 campionati totalmente diversi. Il campionato di Serie B è molto difficile se devi salire e poi è lungo e stancante. Nel campionato di Serie A, devi lottare con quattro, cinque squadre che se la giocheranno con te fino all’ultimo minuto dell’ultima partita.

Passando al calcio del passato, nel 2011, è scoppiato il caso Calcioscommesse e tu eri ancora un calciatore professionista. Come hai vissuto tu questo scandalo? E che effetto ha avuto all’interno dell’ambito calcistico? Pensi che i giocatori possano avere un ruolo attivo nel combattere il match fixing?

Io parlo per me, ed è una cosa bruttissima. Se in passato ci sono stati dei giocatori che “si vendevano le partite”, non è una bella cosa. Non vorrei entrare molto in questo discorso perché è davvero delicato. Non sono contro le scommesse, ma sono fatte per chi non è dentro al calcio. Siamo noi giocatori che rendiamo lo sport pulito o sporco. Quindi, noi dovremo essere i primi a dimostrare che lo sport è pulito.

Non parlo soltanto delle scommesse, anche del discorso doping. La cosa più bella dello sport è che deve essere sano. Poi, fuori dallo sport, se ci sono “persone normali” che giocano, possono fare quello che vogliono. Altrimenti, succedono tutti i problemi che conosciamo, visti nel 2006 e nel 2011.

Anche io quando giocavo, mi dicevo: “Come è possibile avere dei giocatori nel mondo calcio, che scommettono?”. Io non scommetterei mai. Siamo noi che dobbiamo rendere lo sport più pulito possibile. Poi esternamente, le persone è giusto che possano giocare, possano scommettere su chi può perdere o vincere. Ma noi, che siamo il prodotto, no.

Torniamo al calcio moderno. C’è un attaccante in cui ti rivedi oggi? E se sì, chi e perché?

Come uruguaiano mi vedevo un po’ in Suárez. Mi vedevo un po’ nella sua voglia e nella sua cattiveria di voler fare sempre gol, nel vedere sempre la porta ed entrare in campo e voler soltanto segnare. Mi identificavo con lui in determinati movimenti, soprattutto dentro l’area di rigore, quella voglia e quella fame di gol.

Oggi, però, è cambiato tanto il calcio. Per esempio, quando io giocavo a Lecce, a volte, giocavamo con una punta, quindi dovevo fare reparto da solo. Però, visto che mi hai chiesto un nome, dico Suárez.

Bomber e gol: ci fai la tua top 3? Quali sono i gol che ti sono rimasti più nel cuore nell’arco della tua carriera?

A Lecce, tutti si ricordano della mia prima rete contro il Parma, quando rubai la palla a Frey, dopo 2 minuti di gioco. Tutti si ricorderanno anche del gol contro il Milan su punizione o di quello contro il Napoli, nel 2010, che ci ha dato la salvezza e la permanenza in Serie A. Io, se devo essere sincero, certo che mi ricordo del primo gol, però tra i miei preferiti ci sono quello segnato a Perugia, dopo metà campo e quello che ho fatto contro il Bari a Bari: vincevano e al 90º abbiamo pareggiato 1-1.

Nelle scorse settimane ha fatto scalpore il gesto di Mertens di non accettare la proposta della Juventus per amore nei confronti del Napoli e preferire un trasferimento all’estero. Tu sei stato una bandiera del Lecce, pensi che l’attaccamento alla maglia e i valori che questo comporta esistono ancora nel calcio moderno? O è diventata più una questione di business?

Penso che ormai di giocatori attaccati alla maglia ce ne siano davvero pochi. Mertens ha fatto una scelta del genere e sono totalmente d’accordo con lui, io avrei fatto la stessa cosa. Non sarei mai andato a Bari a giocare, neanche per milioni di euro. Magari qualcuno può dire non è così ma è vero. Quando giocavo con il Siviglia, mi restava un anno di contratto ed erano tanti soldi. Ho preferito tornare a Lecce per molto meno. Sono venuto a casa, dove c’era la mia gente: ho lasciato i soldi per venire in cerca dell’affetto. Però io sono così, sono decisioni personali e quello che ho fatto lo rifarei 100, 1000 volte.

Io, oggi, esco in strada a Lecce e sono voluto in modo meraviglioso dalla gente. Però, ripeto, sono decisioni personali. È quello che si sente uno dentro. Faccio i complimenti a Mertens che ha fatto una scelta del genere, perché ha dei valori e io a queste cose do tanto peso. Non potrei mai tradire chi mi ha voluto sempre bene.

Tornando invece alla nostra Serie A 2022/23, ci puoi fare una tua previsione? Secondo te, come andrà questo campionato? Sarà una lotta scudetto sempre tra le solite grandi o ci potremo aspettare delle belle sorprese?

Nel campionato italiano, c’è stata sempre una sorpresa, anche se poi quella squadra non è arrivata a vincere lo scudetto. Roma, Inter, Juventus, Milan, Napoli, Lazio sono quelle che puntano alla vetta ma è ancora presto per fare delle valutazioni perché ci saranno le altre competizioni, il Mondiale… Mi piacerebbe vedere una lotta con il Napoli, la Lazio o la Roma. Così cambia un po’ il campionato e non sono sempre le stesse due o tre squadre a giocarsela fino in fondo. E, soprattutto, vorrei che il mio Lecce si salvasse con due o tre giornate di anticipo, per la tranquillità dei tifosi.

Abbiamo parlato di previsioni, quindi la nostra domanda finale è: cosa c’è nel tuo futuro? Continuerai come allenatore o hai altri obiettivi?

Lo ripeto, in questo momento mi piace molto allenare nel settore giovanile. Mi auguro di avere la possibilità di tornare a lavorare per l’Unione Sportiva Lecce, di insegnare e trasmettere un po’ della mia esperienza, dei valori della società, dei valori della squadra e di quello che rappresenta la squadra per la città. Me lo auguro con tutto il cuore.

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