Intervista esclusiva: Luca Bertelli tra esports, Olimpiadi, regolamentazione e…
In questa intervista esclusiva, l’ex gamer e ora Head Manager, Luca “Bertels” Bertelli, ha parlato di come si è evoluto il mondo esports in questi anni tra Olimpiadi e regolamentazioni, come il Covid abbia inciso anche su questo settore e come l’Italia rispetto ad altri paesi sia «lontana anni luce» da una situazione ottimale.

Luca Bertelli: «Non c’è tutela per i giocatori esports»
Luca Bertelli non è più “Bertels”, il giovane ragazzo che gira il mondo e sfida altri player a suon di tornei internazionali. Oggi, il mondo lo gira perché è Head Manager di un team esports e, come nei migliori videogiochi, ha raggiunto il livello master, in cui è lui il mentore che deve ispirare e indirizzare i meno esperti.
Da persona che vive il settore degli esports da diversi anni, è riuscito a fornirci un quadro completo di quale sia la situazione attuale in Italia e di come nel nostro paese i player non siano tutelati né inquadrati, benché in altre parti del mondo questo venga riconosciuto come un vero e proprio lavoro. «Dal punto di vista organizzativo è pure peggio perché tutti gli eventi esports sono disciplinati da concorsi a premi, quindi, ci sono un sacco di limitazioni e questo porta sia a una difficoltà organizzativa e una lungaggine incredibile nel dare i premi, sia a una difficoltà nel reperire budget».
L’anno zero degli esports però secondo lui c’è già stato, con una situazione che si è evoluta soprattutto a livello di budget e di apertura in generale nei confronti di un campo spesso soggetto a pregiudizi. Uno dei suoi progetti, infatti, è stato quello di portare gli esports nelle scuole così da formare ragazzi e non: «Ci siamo trovati di fronte un muro. Un muro che non era tanto dato da loro (i dirigenti scolastici n.d.r), ma dalla loro paura di come avrebbero reagito i genitori se loro ci avessero fatto un endorsement per entrare nelle scuole dei loro figli».
Anche per gli esports il Covid è stato un turning point ma questa volta in positivo: «Il Covid ha portato in Italia, perché poi all’estero questo problema non c’è mai stato, un boost agli esports a livello di immagine in positivo, perché di fatto, quel momento storico, ha permesso a molti ragazzini di non impazzire in solitudine, dovendo stare per forza chiusi in casa».
Esports tra Olimpiadi, scommesse e carriere
Bertelli, con un occhio da addetto ai lavori, ci ha fornito poi il suo punto di vista sulle future Olimpiadi esport in agenda nel 2027 in Arabia Saudita. Se da una parte organizzare una manifestazione ad hoc solo per questa disciplina farà sì che gli esports siano visti sempre di più come un “extra”, qualcosa di sostitutivo al calcio, nuoto, tennis etc, e non come uno sport vero e proprio, dall’altro aiuterà sicuramente molte aziende: «Penso che un evento del genere possa aiutare molto di più, a livello aziendale, cioè a livello di credibilità con i brand e che quindi possa sbloccare risorse poi a pioggia per tutto il settore e questo chiaramente fa bene a tutti».
In un ambito quindi in totale espansione e ascesa, da ex player, ha condiviso consigli utili per i giovanissimi (le carriere negli esports partono già a 15-16 anni) che vogliono diventare giocatori professionisti. Ha racchiuso tutto in 4 punti fondamentali: giocare online contro persone di altri paesi; tenere traccia di come si sta performando comprendendo sia vittorie che sconfitte; passare solo 3-4 ore a giocare, il resto del tempo a studiare come performare; non tralasciare gli altri aspetti della vita, come scuola, amici e benessere psico-fisico.
Da anni ormai, alcuni tornei di esports sono quotati dall’ADM, quindi è possibile piazzare le proprie scommesse. Abbiamo chiesto a Luca delle dritte che poteva dare agli scommettitori così da migliorare le strategie di puntata: «Le scommesse vengono fatte su tornei molto grandi e il vantaggio è che hai a disposizione moltissime informazioni sulle squadre e questo ti può aiutare con tutte le varie analisi a capire chi può vincere». Negli esport poi sono presenti diverse variabili a cui fare caso e ci ha fatto l’esempio di League of Legends, uno dei videogiochi spesso protagonista dei tornei quotati: «Prendiamo League of Legends, che è uno dei giochi più seguiti. Su League of Legends si gioca cinque contro cinque. Ogni giocatore ha un ruolo, però in quel ruolo si possono giocare tantissimi personaggi diversi.
Ogni personaggio ha, dall’altro lato, nel team avversario, un ipotetico personaggio che è avvantaggiato contro di lui, cioè lo può bloccare. Quindi cosa succede? Succede che in base a che personaggi vengono scelti, e questo non lo si può sapere prima, cambia tutto in una partita. Chiaramente poi ci sono squadre che sono in formissima rispetto ad altre, quindi alcuni match saranno più polarizzati, si riuscirà già dalle statistiche delle partite precedenti, a capire chi può essere potenzialmente il vincitore».
Ultimo tip, informarsi sulle patch, ovvero update che vengono rilasciati dalle software house per aggiornare e modificare i giochi: «I giochi in generale, anche se c’è molta azione dietro, sono profondamente strategici e un’altra variabile di cui bisogna tener conto sono le patch. Quelli che sviluppano i videogiochi, apposta per far sì che non siano mai noiosi, ogni tot mesi lanciano delle patch di update che cambiano effettivamente tutto il bilanciamento dei personaggi e del gioco, dando vita poi a nuove strategie. [….] Se una patch esce qualche giorno prima di un torneo, io andrei subito a vedere quale tra i team ha il miglior coach e miglior analyst e punterei su quel team perché partendo dal presupposto che entrambi i team devono partire con pochi dati alla mano, sicuramente chi sarà in grado di sviscerare la miglior strategia nel minor tempo possibile avrà un vantaggio in più».