Pantaleo Corvino, chi è l’artista dello scouting
Da Chevanton a Vucinic, da Miccoli a Osvaldo, sino ai più recenti Hjulmand, Dorgu e Krstovic. Sono solo alcuni dei talenti scovati, dal nulla, da uno dei più longevi e sottovalutati dirigenti calcistici italiani: riviviamo la carriera di Pantaleo Corvino.
Pantaleo Corvino, scoperte e storia di successi
Una delle cose per cui è più famosa la città di Lecce è la sua arte barocca. Aggirandosi per le vie del centro ci si ritrova infatti avvolti da un’esaltante serie di edifici storici che trasudano straordinaria opulenza, ed è difficile, al loro cospetto, non emozionarsi. Un po’ più giù in un ipotetico elenco di meraviglie culturali, c’è la cucina leccese, che varia dal pasticciotto, una pasta frolla al forno ripiena di crema, ottimo per la colazione, sino alla taieddha, un riso con patate e cozze che potremmo identificare come una sorta di paella alla salentina.
Dietro gli splendidi palazzi, oltre la succulenta cucina, Lecce è ormai famosa anche per un’altra cosa: la sua incredibile squadra di calcio, messa insieme da un uomo un po’ burbero, di certo mai banale, che risponde al nome di Pantaleo Corvino. Nato a Vernole, un paesotto a quindici chilometri da Lecce, nel 1949, oggi Corvino è senza dubbio uno degli uomini di calcio più stimati non solo d’Italia, ma a livello internazionale.
Il suo Lecce, riportato in serie A dopo la vittoria a sorpresa del campionato cadetto 2021/2022, è oggi un caso che molti addetti ai lavori studiano, per provare a replicare un format che ha nello scouting, e dunque nella straordinaria direzione dei lavori di Corvino, il suo fantastico segreto. Con la salvezza della stagione 2022/2023 il ds leccese ha messo a segno l’ultimo dei suoi miracoli, in attesa di vedere come si chiuderà la stagione in corso.Fatto cassa con la vendita di Hjulmand, passato al Benfica per 18 milioni di euro, Corvino non ha smantellato la squadra, ma ha anzi giocato al rialzo, rimpolpando il Lecce di giocatori sconosciuti che stanno però ben figurando e che potrebbero garantire, alla fine della stagione, interessanti plusvalenze.
Su tutti, la punta montenegrina ventitreenne Nikola Krstovic, prelevato per poco più di 3 milioni dagli slovacchi del Dunajská Streda, e il centrocampista Ylber Ramadani, 27 anni, albanese, proveniente dall’Aberdeen scozzese e pagato appena 1 milione, sono già due giocatori con parecchio mercato.
A loro va aggiunto Patrick Dorgu, il diciannovenne preso dai norvegesi del Nordsjælland nel luglio del 2022 per appena duecentomila euro e che oggi, dopo aver contribuito lo scorso anno alla vittoria dello Scudetto Primavera con prestazioni straordinarie, è stabilmente in prima squadra e nel mirino di grandissimi club come Liverpool, Barcellona, Manchester City e Atletico Madrid.
E poi, sempre dalla stagione scorsa ci sono giocatori che hanno avuto molte richieste, ma che alla fine sono rimasti. Come Lameck Banda, l’ala dribblomane arrivata del Maccabi Petah Tikva, per 2 milioni di euro. Oppure un altro dei capolavori assoluti di Panteleo Corvino, il difensore Federico Baschirotto, preso per appena 280mila euro dall’Ascoli e oggi sul taccuino di praticamente tutte le squadre italiane che lottano per l’Europa.
Odio e amore verso il direttore dei miracoli
Certo il rapporto di Corvino con i tifosi non è mai stato semplice. A Firenze, nonostante tre quarti posti, una semifinale di Coppa Uefa, una squadra sempre molto competitiva, giocatori importanti (l’ultimo colpo Vlahovic, preso dal Partizan Belgrado per appena mezzo milione di euro e poi rivenduto dalla proprietà Commisso a ottanta), il rapporto con la base Viola non è mai stato idilliaco.
E anche a Lecce, nonostante il grande lavoro fatto sul mercato con budget oltremodo limitati, spesso i tifosi hanno contestato Pantaleo Corvino anche molto duramente. La risposta di Corvino è sempre stato molto netta, ribadendo che le squadre come quella salentina devono avere pazienza, essere in grado di puntare sul potenziale ed evitare, in quanto non possono permettersi, e qui si cita Corvino letteralmente “di giocare alla PlayStation”.
Uno dei passaggi di mercato che il direttore sportivo del Lecce ama ricordare più spesso è quello legato all’arrivo nella squadra giallorossa di Cristiano Lucarelli, prelevato nel 1999 dal Valencia durante il primo passaggio di Corvino come dirigente nel Salento. All’epoca, l’arrivo di Lucarelli venne salutato con grande scetticismo dalla tifoseria. L’ariete livornese arrivava infatti da due stagioni con pochissime presenze e venne prelevato dal Valencia, dove aveva fatto registrare un’annata disastrosa.
Come se non bastasse, a Lecce sbarcò decisamente fuori forma, più interessato a mangiare pasticciotti, che ad allenarsi in campo, come ricordava proprio Corvino in un’intervista di circa un anno fa. Ebbene, in due stagioni, Lucarelli al Lecce segnerà la bellezza di 31 gol, fondamentali per far mantenere la Serie A ai giallorossi, e verrà poi venduto al Torino per quasi 20 miliardi di vecchie lire.
La sequenza di grandi affari messi a segno da Corvino potrebbe continuare all’infinito. C’è ad esempio Chevanton, che arrivò a parametro zero dagli argentini del Colon di Santa Fe e poi, dopo aver fatto sognare i tifosi leccesi per tre stagioni, venne ceduto nel 2004 ai francesi del Monaco per 10 milioni di euro.
Oppure Valeri Bojinov, preso da una piccola squadra maltese appena quattordicenne e poi andato alla Juventus per 15 milioni di euro. O ancora, infine, Mirko Vucinic, scoperto a diciassette anni nella piccola società montenegrina del Sutjeska Nikšić e poi, dopo sei stagioni straordinarie a Lecce, passato alla Roma per 20 milioni di euro.
Sono solo alcune delle storie che raccontano il percorso di Panteleo Corvino, forse il più grande scopritore di talenti del calcio italiano, un talent scout che lavora come si faceva una volta, senza algoritmi, ma solo con una collaudata rete di fidati e osservatori e con il fiuto semplice di chi sa riconoscere un buon giocatore.