Simone Pafundi: com’è andata la sua stagione al Losanna
Dopo aver faticato a trovare spazio a Udine, il ragazzo di Monfalcone ha scelto di andare in prestito a Losanna, per trovare finalmente minuti da titolare e cominciare a giocare con i grandi. Vediamo come sta andando.
Pafundi, la pressione dell’azzurro e il deserto di Udine
Quando Roberto Mancini, da allenatore dell’Italia, chiamò per la prima volta in nazionale Simone Pafundi, ad appena 16 anni e senza nemmeno aver esordito in prima squadra, in molti storsero il naso. Quel ragazzino acerbo e sconosciuto, che sino ad allora si era misurato al massimo con il campionato primavera, addirittura esordì, in amichevole contro l’Albania, entrando in campo al novantunesimo, al posto di Verratti, in un match che gli Azzurri avrebbero chiuso con una vittoria per 3-1.
A lungo si è discusso di quanto quella convocazione, e le diverse che vennero confermate da Mancini a seguire, sia stata più un bene o un male per un giocatore che, purtroppo, non è poi riuscito ad affermarsi con continuità nel suo club, l’Udinese. Troppa pressione sul ragazzo, si è detto. Le luci dei riflettori addosso troppo presto, si è aggiunto.
Difficile dare una risposta oggi. Di certo c’è che Mancini, nella sua testa, avrebbe voluto dare una mano sia all’Udinese che a Pafundi, convincendoli fosse importante darsi una chance, credere a vicenda in un talento che, su questo non ci sono dubbi, sulla carta è davvero straordinario.Trequartista basso e mancino, Pafundi è stato spesso paragonato a grandi talenti come l’ex capitano dell’Udinese Totò Di Natale o addirittura a Lionel Messi, anche in considerazione di caratteristiche fisiche effettivamente molti simili. Nel tempo, il classe 2006 ha fatto vedere grandi qualità sia come rifinitore che come finalizzatore, con un bel tiro dalla distanza ed estrema facilità nel saltare l’uomo nello stretto.
Nonostante tutte queste premesse, Pafundi all’Udinese ha messo insieme 11 presenze in tre stagioni e appena 7 minuti nel campionato di Serie A 2023/2024, che in teoria avrebbe dovuto vederlo fra i protagonisti in pianta stabile della prima squadra. Davvero troppo poco e allora, a gennaio, Pafundi ha deciso di fare le valigie. Le richieste di mercato, per un talento come Pafundi, non sono di certo mancate, tanto da essere stato uno dei calciatori in primo piano per le scommesse sul calciomercato.
A lungo si è parlato della Reggiana allenata da Alessandro Nesta, che sembrava la destinazione preferita anche dallo stesso Pafundi. Poi sembrava si fosse inserita la Sampdoria e invece, alla fine, a sorpresa, a spuntarla è stato il Losanna, rientrato in Super League svizzera quest’anno dopo una stagione di purgatorio nella Challenge League, la seconda divisione professionistica elvetica.
Sulla strada di Dimarco, Calafiori e Gnonto
In tanto si sono chiesto come mai Pafundi abbia scelto, fra le tante opzioni a disposizione, proprio quella di un club di seconda fascia del campionato svizzero. È un interrogativo che può starci, ma la cui risoluzione è molto semplice. Pafundi ha scelto di andare a giocare, e di andare a farlo in un campionato che gli desse la possibilità e gli spazi di mettere in luce al massimo il suo talento.
Da quanto è arrivato a Losanna Pafundi ha messo insieme 15 presenze e 1 gol, quindi in appena 3 mesi ha superato i numeri di tre anni all’Udinese. Non si è conquistato il posto da titolare in maniera inscalfibile, ma Ludovic Magnin, tecnico del Losanna, lo tiene in grande considerazione, facendolo partire largo da destra sul fronte d’attacco del suo 4-3-3, come esterno destro da centrocampo oppure come riferimento centrale sulla tre-quarti.
Dal momento del suo arrivo a Losanna ad oggi Pafundi è andato in campo in quindici delle sedici partite giocate dal Lausanne Sport, per undici volte da titolare e per quattro dalla panchina. Peraltro, le sue quindici presenze sono state consecutive: nel derby contro lo Stade Losanna dello scorso 18 maggio, per la prima volta da quando è sbarcato in Svizzera, Pafundi non ha messo piede in campo.
Sono numeri che spiegano bene quanto l’impatto di Pafundi, che ha ancora solo 18 anni (peraltro appena compiuti) sul campionato svizzero sia stato ottimo, così come ottima sembra essere stata la scelta, che andava appunto nella direzione di raccogliere minuti e fiducia in un campionato professionistico di buon livello.
Da questo punto di vista, d’altronde, le esperienze di giovani calciatori italiano passati dalla Svizzera prima della consacrazione cominciano a essere numerose. Federico Dimarco, oggi considerato uno dei migliori esterni sinistri al mondo, fece una stagione al Sion, nel 2017-2018, prima di rientrare in Italia ed esplodere a Verona.
Wilfred Gnonto, oggi al Leeds, fu convocato da Mancini in nazionale mentre era allo Zurigo, fra il 2020 e il 2022, quanto aveva ancora 19 anni (adesso ne ha appena 21…). Il caso più recente è quello di Riccardo Calafiori, che al Bologna in questa stagione si è affermato come il centrale difensivo più forte del campionato italiano.
Calafiori è arrivato in Emilia dopo una stagione al Basilea, esperienza nella quale ha finalmente trovato continuità dal primo dopo due anni molto tormentati fra Genoa e Roma. 26 presenze che hanno consegnato a Thiago Motta un giocatore pronto per il salto di qualità messo in mostra nella strepitosa cavalcata bolognese.
La strada, per Pafundi, è insomma quella giusta e c’è da credere che il riscatto, fissato a 15 milioni di euro, verrà esercitato dal Losanna: Pafundi, già adesso, vale probabilmente almeno 10 milioni in più.