Tadej Pogačar, tutto sul ciclista numero 1 al mondo
Il ragazzo di Komenda, un paesino nei dintorni di Lubiana, continua a polverizzare record e a dimostrarsi uno dei corridori più completi nella storia del ciclismo. La storia di Tadej Pogačar, a 26 anni, è davvero tutta da scoprire.
Pogačar, il ragazzino che doppiava i più grandi
C’è un ricordo che racconta in maniera semplice e completa il talento fuori dal comune di Tadej Pogačar, per molti già adesso, a 26 anni, uno dei più grandi ciclisti di sempre. Andrej Hauptman, ex ciclista sloveno oggi direttore sportivo della Team UAE Emirates, ricorda come, nel 2011, capitò per caso ad assistere a una gara di ciclisti Under 15.
Fece caso allora a un ragazzino, di due o tre anni più piccolo degli altri, evidentemente meno sviluppato, dal punto di vista fisico, dei suoi avversari, che faceva una fatica bestia nel tentativo di rincorrere il gruppo compatto della corsa, che avanzava 100 metri davanti a lui. Pensando che non fosse corretto lasciare quel ragazzino alla mercé di un’impotenza tanto evidente, Hauptman andò dai direttori della corsa, chiedendogli di fare qualcosa per aiutarlo.
Il punto era che quel ragazzino tredicenne, di nome Tadej e di cognome Pogačar, di gran lunga il più giovane della corsa, non sta arrancando cercando di riportarsi nel plotone, ma stava invece doppiando il gruppo.Ecco, l’essenza di Pogačar, in un momento nel quale sta demolendo il Tour de France, dopo aver devastato il Giro d’Italia, sta tutta qui. In questa aggressività diabolica con cui si spende al di là di ogni possibile energia possibile, oltre che, chiaramente, in una straordinaria completezza tecnica, che gli permette di destreggiarsi praticamente in qualsiasi contesto.
Fortissimo in salita (in carriera lo hanno staccato solo Vingegaard e il connazionale Roglic) e cronometro, coraggioso in discesa, sempre sul pezzo quando si tratta di affrontare terreni difficili e condizioni atmosferiche dure.
Pogačar in questi anni si è imposto sia nelle gare di un giorno che come dominatore dei grandi giri: a volte si ha la sensazione che non ci siano corsa, tracciato, competizione, che lo sloveno non sia capace di affrontare al top.
Anche per questo oggi Pogačar è il ciclista più pagato al mondo, con un contratto da oltre 6 milioni di euro, valido fino al 2027, per UAE Emirates. E dire che, andando alle radici della nascita di questo grande talento, scopriamo come la sua passione, da bambino, non fosse il ciclismo, ma il calcio. Solo quando il fratello maggiore, Tilen, iniziò ad allenarsi con il club ciclistico del ROG Ljubljana scoppiò l’amore per la bicicletta.
Da zero a cento, come è esplosa la carriera di Pogačar
Nella primavera del 2019, a vent’anni, al primo anno nel professionismo, Pogačar si aggiudica il Giro della California, la Volta ao Algarve in Portogallo e poi, sbalordendo gli addetti ai lavori, vince tre tappe di montagne alla Vuelta in Spagna e sale sul terzo gradino del podio di una delle più grandi corse a tappe del mondo: è una rivelazione assoluta.
Il meglio però deve ancora arrivare. Nel 2020, a ventun’anni, diventa il secondo vincitore più giovane di sempre del Tour de France, dietro Henri Cornet, che nel 1904 vinse a 19 anni. Si ripete l’anno successivo, nel 2021, mentre arriva secondo, dietro il sorprendente danese Jonas Vingegaard, nelle edizioni 2022 e 2023.
Nel frattempo, inanella successi di ogni genere e tipo, dal Giro di Lombardia, vinto per tre volte consecutive dal 2021 al 2023, in attesa dell’edizione 2024, alla Liegi-Bastogne-Liegi (2021 e 2024), dal Giro d’Italia di qualche mese fa al Giro delle Fiandre 2023, sino alla medaglia di bronzo nella prova su strada delle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Proprio parlando di Olimpiadi, non sorprenderebbe se, anche considerato lo straordinario stato di forma del ciclista sloveno, dovesse arrivare un nuovo piazzamento. Il tracciato pensato dagli organizzatori di Parigi 2024, infatti, prevede 2800 metri di dislivello su 275 chilometri di gara, un percorso che ricorda le Grandi Classiche e sul quale Pogačar potrebbe mettere la sua firma.
Intanto, a meno di sorprese, Tadej dovrebbe portare a casa l’accoppiata Giro-Tour, un’impresa riuscita solo a sette corridori nella storia. Il grande Eddy Merckx, che la portò a casa per ben 4 volte, il francese Bernard Hinault, che riuscì a fare doppietta per tre volte, e poi Fausto Coppi, Jacques Anquetil e Miguel Indurain, due volte, e infine Stephen Roche e Marco Pantani, che ci riuscirono una sola volta: l’italiano è stato l’ultimo, in ordine dei tempo, a farcela, nel 1998.
Per presentarsi da par suo all’impresa e onorare la memoria del grande ciclista italiano, Pogačar ha intanto frantumato il record del Pirata sull’ascesa Plateau de Beille, una salita durissima che lo sloveno ha chiuso, lo scorso 14 luglio, in 39 minuti e 42 secondi, contro i 43 minuti 3 dodici secondi del romagnolo.
I confronti, certo, lasciano il tempo che trovano, soprattutto perché la tecnologia oggi ha portato le biciclette ad essere dei veri e propri strumenti di perfezione, imparagonabili con quelli di oltre venti anni fa. Resta, però, la suggestione di un grande campione che, fra imprese impossibili e inevitabili polemiche, dà sempre l’impressione di voler vincere a ogni costo.