Zvonimir Boban: dentro e fuori dal campo

Negli anni Novanta ha illuminato la serie A e le notti di Coppa dei Campioni con la maglia del Milan. Dopo il ritiro è diventato uno dei manager più difficili e competenti in circolazioni. Ecco la storia di Zvonimir “Zvone” Boban.

Boban, il ragazzo croato con gli occhi di ghiaccio

Zvonimir Boban, per i milanisti Zorro, arrivò in Italia nel 1991, acquistato dalla Dinamo Zagabria per una cifra che, si racconta, sfiorò addirittura i dieci milioni di euro, una cifra importante a quell’epoca per un ragazzo di 23 anni. D’altronde, però, quel giovane dallo sguardo duro aveva debuttato nel calcio dei grandi già a 16 anni, e a 19 lo avevano fatto capitano di una squadra, la Dinamo Zagabria appunto, che all’epoca era di grande prestigio, dentro e fuori i Balcani.

In quel gruppo, in quello che era ancora il campionato jugoslavo, Boban si fa strada e diventa uno dei giovani più apprezzati d’Europa. Segna quasi 50 gol in oltre 120 presenze, mostra un calcio fatto di lanci lunghi, tiri da fuori, geometrie sopraffine, versatilità. Si muove a testa alta in tutte le zone del centrocampo, da regista puro e da trequartista, cavalcando sul terreno di gioco, incontenibile e sinuoso.

Zvonimir Boban

La storia di Zvonimir Boban

Prova a prenderlo il Real Madrid, ma alla fine la spunta il Milan di Berlusconi, che lo affianca ai tre mitici olandese Van Basten, Gullit e Rijkaard in una squadra leggendaria. Così leggendaria che Boban all’inizio, per trovare spazio, viene mandato in prestito a Bari. Con i pugliesi gioca una stagione solida, anche se i galletti retrocedono, mettendo insieme 17 presenze e 2 gol, soprattutto dimostrando che ha la personalità per rientrare alla casa madre e giocarsi le sue carte.

Nel Milan del 1992/93, che demolisce il campionato e perde la Coppa dei Campioni solo in finale, contro l’Olympique Marsiglia, gioca più di venti partite e segna il suo primo gol in rossonero, contro il Bratislava. Sarà solo la prima di nove stagioni in maglia milanista, un periodo costellato di grandi successi e di momenti più difficili, ma al termine dei quali avrà messo in bacheca quattro Scudetti, tre Supercoppe Italiane, una coppa dei Campioni e una Supercoppa Europea.

Boban in campo ha una percentuale di successo nei passaggi superiore al 90%. Aiuta la difesa, pian piano diventa in tutto e per tutto il sostituto di Gullit, che ricorda, se non come stile, per la grande varietà di soluzioni tecniche, sia nel cercare i compagni che nel mettere a segno gol. Boban segna su punizione, di testa, da lontano, di sinistro, di destro: per lui non fa differenza e in 251 presenze con la maglia rossonera il bottino finale sarà di 30 gol e un numero incalcolabile di assist.

Diventato capitano della Croazia, con la quale gioca metterà insieme 51 presenze e 12 gol, trascina i suoi compagni al terzo posto nel Mondiale di Francia 1998, mostrando al mondo delle straordinarie qualità di leadership che lo avevano già fatto diventare uno dei giocatori più influenti anche al Milan, dove certo non mancavano gli elementi carismatici, da Maldini a Baresi, da Weah a Savicevic.

Boban dirigente, la seconda carriera

Tutti sanno che dopo il ritiro Boban è diventato uno dei dirigenti più influenti del calcio europeo. È invece meno noto al pubblico che una volta terminata la carriera agonistica Zorro decise di mettersi a studiare e nel 2004 si è laureato presso la Facoltà di Scienze Umanistiche e Sociali dell’Università di Zagabria nel 2004, con una tesi dal titolo “Il cristianesimo nell’Impero Romano”. Niente male, per uno scugnizzo della provincia croata i cui genitori contrabbandavano cianfrusaglie nella Jugoslavia del blocco sovietico.

È proprio la sua determinazione nel non accontentarsi mai degli obiettivi dalla portata più semplice, che lo fa arrivare alla FIFA, dove per tre anni ricopre il ruolo di manager per lo sviluppo del gioco e dell’organizzazione, lavorando a una serie di innovazioni che, fra le altre cose, cercano di riavvicinare arbitri e atleti in campo.

Diventa direttore generale del Milan nel 2019, prima di essere licenziato, con l’avvento di Elliott alla guida dei rossoneri, perdivergenze con la proprietà e l’amministratore Gazidis. Una storia contorta, ma dalla quale Boban, come sempre, esce a testa alta. Nel gennaio del 2021 infatti il Tribunale di Milano sancisce che lui di sbagliato non aveva fatto nulla e obbliga la società a risarcirlo con 5 milioni di euro.

Il resto, è storia recente, con il suo ruolo di Head of Football all’UEFA, portato avanti per quasi 3 anni, fino alle dimissioni di gennaio 2024, legate ai suoi contrasti con il presidente UEFA Ceferin, accusato di gestire in maniera padronale la massima istituzione calcistica europea. Un gesto forte, come sempre, d’altronde, nella storia di Zorro: un calciatore, un uomo, tutto d’un pezzo.

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